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Spia russa ha lavorato 10 anni in ambasciata USA a Mosca

spia russa

Una spia russa sarebbe riuscita ad infiltrarsi nel database di posta elettronica dell'ambasciata USA a Mosca, dove ha lavorato per 10 anni.

Una spia russa ha lavorato 10 anni nell’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca prima di venire scoperta. Si tratta di una donna, licenziata solo nell’estate del 2017 perché incontrava regolarmente senza averne l’autorizzazione membri del FSB, il servizio segreto della Russia, erede del KGB sovietico. La Mata Hari russa sarebbe riuscita ad entrare nel database di posta elettronica dell’ambasciata, scoprendo potenzialmente tutti gli appuntamenti e gli spostamenti del presidente USA, da Obama a Trump. Questa falla nel sistema di sicurezza USA potrebbe spiegare quindi come gli hacker russi siano riusciti ad infiltrarsi all’interno dell’ufficio elettorale per le elezioni presidenziali del Comitato nazionale democratico.

Scoperta spia russa

Il controspionaggio degli Stati Uniti ha scoperto una sospetta spia russa all’interno dell’ambasciata americana a Mosca. A rivelarlo il Guardian, che spiega come l’infiltrata (è una donna) dei servizi segreti russi abbia lavorato presso la sede diplomatica senza essere scoperta per più di dieci anni. Stando alle prime informazioni, si ritiene che la sospetta 007, una cittadina russa, sia riuscita ad infiltrarsi nella rete intranet e nei sistemi di posta elettronica dell’ambasciata. Potenzialmente, quindi, sarebbe potuta accedere a del materiale altamente riservato, compresi gli orari e gli spostamenti del presidente e del vicepresidente USA.

Gli americani cominciarono a nutrire i primi sospetti sulla donna nel 2016. A seguito di un’indagine di routine condotta dall’Ufficio di sicurezza regionale del Dipartimento di Stato stelle e strisce è stato scoperto, infatti, che la dipendente incontrava regolarmente senza averne l’autorizzazione membri del FSB (Federal’naja Sluzba Bezopasnosti), ovvero il servizio segreto della Russia, erede del KGB sovietico.

Il primo allarme è stato lanciato nel gennaio 2017 ma la vera inchiesta è partita solo alcuni mesi dopo, forse per contenere ogni eventuale imbarazzo come sottolinea il Guardian. La donna è stata infatti licenziata solo la scorsa estate, poco prima che il Cremlino annunciasse di voler espellere il personale statunitense dalle sue ambasciate a seguito dell’imposizione di ulteriori sanzioni da parte degli Stati Uniti.

Accesso al database di posta elettronica

Una fonte ha raccontato al Guardian che i servizi segreti americani hanno cercato di “nascondere la grave falla licenziando la donna” ma che ormai “il danno era stato fatto”. La stessa fonte spiega infatti che gli USA non avrebbero condotto “alcuna indagine interna per valutare quali documenti siano stati trafugati e per verificare se avesse reclutato altri dipendenti per fornirle maggiori informazioni”.

Il servizio segreto americano non ha smentito il fatto che la dipendente fosse una spia ma ha cercato di minimizzarne il ruolo all’interno dell’ambasciata, sostenendo che si occupava solo di traduzioni e interpretazione della lingua, svolgendo di fatto un ruolo di collegamento e supporto amministrativo e culturale.

Gli USA assicurano quindi che la sospetta Mata Hari russa non sarebbe stata in grado di “ottenere informazioni sulla sicurezza nazionale” americana. La fonte del Guardian però insiste sul fatto che la talpa del FSB “ha avuto accesso al database più importante, ovvero è il sistema di posta elettronica ufficiale degli Stati Uniti” dove passano tutte le informazioni più sensibili.

Il caso degli hacker russi

Attualmente, sembra che la potenziale infiltrazione non sia stata segnalata a nessuna delle Commissioni di controllo o di intelligence del Congresso. Una fonte del Guardian ha sottolineato quindi che “un comitato governativo dovrebbe indagare sul Secret Service per capire perché ha nascosto questa informazione”. Il Secret Service è un’agenzia governativa che si trova all’interno del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti, con più di 150 uffici in tutto il mondo.

Il caso della spia che lavora presso l’ambasciata e la conseguente falla nel sistema di sicurezza USA potrebbe quindi fornire ulteriori dettagli sulla vicenda degli hacker russi, che secondo gli americani sono stati in grado di infiltrarsi nelle email dell’ufficio elettorale per le elezioni presidenziali del Comitato nazionale democratico, prima dell’elezione di Donald Trump.