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Le Iene riaprono il mistero sulla morte di Marco Pantani

marco pantani

Dopo più di quattordici anni, le Iene riaprono il caso sul mistero della morte del ciclista Marco Pantani. Si tratta davvero di morte per overdose?

Nella puntata di mercoledì 3 ottobre de “Le Iene Show”, il giornalista Alessandro De Giuseppe ha riaperto l’oscuro mistero che cela la verità sulla morte di Marco Pantani. Era il lontano 14 febbraio 2004, quando il ciclista è stato trovato morto nel residence Le Rose di Rimini. Dopo lo scandalo e le indagini, il caso era stato archiviato come morte accidentale per overdose di cocaina. Da sempre però la tesi è contestata dall’opinione pubblica e da molto giornalisti. Ci sono tantissimi elementi che non collimano con la tesi degli inquirenti. Alessandro De Giuseppe ha voluto riaprire il caso, riuscendo anche a intervistare i soccorritori del 118 che hanno visto il corpo di Pantani senza vita.

Marco Pantani, una morte ancora discussa

Il primo elemento che ha sempre fatto discutere è la presenza di quella “palla” di cocaina tra le tracce di sangue di Marco Pantani. Secondo i tre operatori del 118 intervenuti prima della Polizia, quando sono entrati nella stanza quella cocaina non c’era. Chi l’ha messa e perché? Questo rimane un mistero.

pantani

Siamo convinti che sulla morte di questo grandissimo campione non è ancora stato detto tutto” così commenta Alessandro De Giuseppe la morte di Pantani. La madre del ciclista invece sostiene che “Marco è stato ucciso”. Lo scandalo su Pantani era iniziato nel 1999, quando era stato accusato di fare uso di sostanze dopanti. L’atleta ha sempre rivendicato la sua innocenza, sostenendo di essere stato incastrato: “Il mio sangue era in perfetta regola” aveva dichiarato alla stampa. La manipolazione rivendicata da Pantani è, purtroppo, plausibile. Alla fine Marco Pantani era stato condannato per uso di doping e questo l’aveva portato verso la depressione e verso la cocaina, come la stessa madre ricorda.

Nonostante ciò, la tesi di morte accidentale per overdose non collima con una serie di elementi che non sono ancora stati spiegati. Non solo si è sempre negata la possibilità che si trattasse di omicidio, ma non si è nemmeno mai indagato in proposito: secondo gli inquirenti Pantani si trovava in completo stato di isolamento e non avrebbe ricevuto nessuno nell’appartamento.

Tutte le incongruenze

Il primo elemento di difficile interpretazione è il disordine che regnava nella stanza di Marco Pantani: tavolo ribaltato, materasso all’aria e gran baraonda. Perché tutto questo? Possibile che si sia trattato solo di un “delirio da cocainomane” dell’atleta? Ciò che non torna con questa versione è che non ci sia nulla di rotto: la TV per terra è integra, il microonde e lo specchio anche; com’è possibile? Che questi oggetti siano semplicemente stati spostati?

Poi ci sono le dichiarazioni del titolare del residence, che sostiene che “il lavandino era stato smontato e posizionato in prossimità della porta d’ingresso”. Eppure nei video della Polizia il lavandino è al suo posto. “Ricordo imperfetto” secondo la procura. C’è poi il bolo di cocaina, che i soccorritori del 118 affermano non ci fosse e che invece la Polizia, entrata in stanza dopo di loro, sembra aver visto subito. Attorno al cadavere, secondo i soccorritori “non c’era niente”. Non c’era cocaina nella stanza, eppure nelle riprese della Polizia c’è cocaina dappertutto. Che sia stata proprio la Polizia ad aver modificato il luogo della morte?

Non ci sono chiarimenti nemmeno sulle tre chiamate effettuate da Pantani la mattina dello stesso 14 febbraio 2004, in cui chiedeva di salire e chiamare i Carabinieri, perché c’erano persone “che gli davano fastidio. I Carabinieri però non sono mai stati contattati. Altro elemento dubbio è la quantità di cocaina presente nel corpo di Pantani: tra le 10 e le 20 volte superiore alla minima quantità letale. Una tale quantità di cocaina, per essere presente in un corpo, deve per forza esser stata ingerita. Che qualcuno gliel’abbia sciolta nell’acqua e lui non se ne sia accorto? Quest’ipotesi non può essere verificata, perché non sono mai state cercate in pronte nella stanza.

Ennesimo elemento di incongruenza è la forma della traccia di sangue vicino al corpo di Pantani: c’è una strisciata, come se qualcuno avesse spostato il cadavere poco dopo la sua morte. Ci sono poi i segni di lesione sul corpo di Marco: troppi perché se li sia procurati da solo.

Alessandro De Giuseppe ha concluso: “A dispetto delle testimonianze di tutte le anomalie, il Tribunale è convinto che fosse impossibile entrare senza essere visti”. Ha poi continuato: “Ci sembra troppo facile dire che tutti si ricordano male”.