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Lupita Gonzalez, argento olimpico: 4 anni di squalifica per doping

Lupita Gonzalez

Argento olimpico a Rio 2016 e argento ai mondiali di Londra 2017, sempre sulla 20km di marcia. Per "Lupita" Gonzalez squalifica di 4 anni

Sono arrivati 4 anni di squalifica per doping alla marciatrice Maria Guadalupe Gonzalez Romero, nota come Lupita Gonzalez. La trentenne ha raggiunto l’argento alle Olimpiadi di Rio 2016. Stesso risultato ai Mondiali di Londra 2017, sempre sulla 20km di marcia. La decisione arriva dall’agenzia antidoping della IAAF, al termine del processo disciplinare a carico della marciatrice messicana. Così si chiude la vicenda che era iniziata con la positività riscontrata lo scorso 17 ottobre 2018 in un controllo fuori-competizione a Città del Messico, nel quale era stata riscontrare la presenza di epitrenbolone (un metabolita del trenbolone, uno steroide anabolizzante).

Lupita Gonzalez squalificata

Lupita avrebbe giustificato la presenza di sostanze vietate nel suo corpo con la carne contaminata. Infatti, ha spiegato che il trenbolone sarebbe utilizzato dal locale dipartimento per l’agricolotura per cibare gli animale. Così, fa sapere atleticalive.it, la marciatrice trentenne avrebbe allegato all’AIU una lista di medicinali somministrati agli animali nei quali sarebbe contenuta la sostanza dopante. La Gonzalez, inoltre, avrebbe ammesso di aver mangiato 200 grammi di carne due giorni prima del controllo e dei tacos al pastor il giorno prima. Carne mangiata in quantità a causa di un’anemia. Lupita non ha mai ammesso l’uso di sostanze dopanti, ribadendo che i precedenti controlli fossero risultati negativi.

Alcuni casi di positività riscontrati in Messico (ultimo quello di Will Claye) sono stati archiviati, poiché riscontrata la possibile contaminazione di sostanze dopanti dall’ingestione di cibo. A tal proposito, la IAAF ha precisato che questo aspetto è rilevabile (come il clenbuterolo), ma non per le sostanze che coinvolgano il trenbolone.

Inoltre, molti atleti trovati positivi giustificano le positività con il necessario ricorso a medici e ospedali per curare le più svariate patologie. Talvolta, tale spiegazione appare difficile da concepire per persone giovani, al’apice delle loro prestazioni sportive. Tuttavia, resta un’ipotesi possibile.