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Antonio Conte, da sempre un "professionista" senza scrupoli

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Da leccese al Bari, due panchine toscane e un imminente approdo all'Inter dopo una vita in bianconero: il tecnico sa farsi amare solo per i trofei.

Antonio Conte è malato di vittoria. Conte non vuole vincere, deve vincere. Per questo è da sempre ardentemente attratto dalle sfide, da squadre in grado di stimolarlo e soddisfare questo suo enorme bisogno di sentirsi il più forte, il numero uno. E per ottenere ciò che vuole, non guarda in faccia a nessuno, nemmeno il suo passato.

Leccese doc, Conte non si è fatto scrupoli quando è stato chiamato ad allenare il Bari. Era perfettamente consapevole di poter fare grandi cose e riportare la squadra barese in Serie A. Ed è esattamente ciò che avvenne. Inoltre, nella prima parte della sua carriera, Conte ha allenato sia l’Arezzo sia il Siena: due città divise da una storica rivalità. Ma per lui questo non ha avuto la minima importanza. Vittoria, solo vittoria, un nome che, neanche a dirlo, ha scelto per la figlia.

Intervista profetica

In una intervista del 2013, quando siedeva sulla panchina della Juve, Conte ci tenne a chiarire un concetto: “Io sono il primo tifoso della squadra che alleno. Se dovessi andare all’Inter, diventerei il primo tifoso dei nerazzurri. Io sono un professionista”. Queste parole negli ultimi giorni stanno echeggiando nella mente di tanti tifosi che ancora si ricordano quelle dichiarazioni. A sentirle oggi hanno il sapore di una profezia.

Conte è di Lecce, ma ha allenato il Bari. Ha iniziato la carriera nell’Arezzo, ma poi ha guidato anche il Siena. Squadre e città accese da forti rivalità. In Italia, ha allenato la Juventus. Quale squadra tra le cosiddette grandi è considerata la rivale storica dei bianconeri? Proprio l’Inter.

Il passaggio di Conte ai nerazzurri sembra davvero ormai questione di giorni, giusto il tempo di finire il campionato e qualificarsi per la prossima Champions League. In ogni caso, a Conte importerebbe relativamente.