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Formula 1, Niki Lauda e l'incidente di Nürburgring nel 1976

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Il terrificante incidente che mise a rischio la vita di Niki Lauda e il suo sorprendente ritorno in pista solo 42 giorni dopo.

Tragica la notizia che arriva dal mondo della Formula 1: Niki Lauda è morto all’età di 70 anni. L’ex pilota di Ferrari e McLaren è stato un vero e proprio simbolo dell’automobilismo dagli anni ’70 fino ad oggi. 171 Gran Premi disputati, 25 vittorie, 24 pole position e tre titoli mondiali conquistati. Una leggenda che non smetterà mai di vivere nei cuori di tutti gli appassionati di motori.

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Lauda era considerato uno dei migliori piloti della storia della Formula 1. Non a caso era soprannominato ‘computer‘ per la sua incredibile capacità di trovare ogni minimo difetto della propria vettura e di sistemarlo perfettamente. Nonostante tutto ciò, quello che lo ha reso celebre in tutto il mondo, anche ai non appassionati, è sicuramente l’incidente del Nürburgring avvenuto il 1° agosto del 1976.

L’incidente del Nürburgring e il ritorno in pista

Niki Lauda arrivò al Gran Premio di Germania con un cospicuo vantaggio sugli inseguitori nella classifica piloti. Quella del Nürburgring sarebbe dovuta essere una semplice formalità per il pilota austriaco. La situazione si complicò a causa della scelta degli pneumatici: Lauda, infatti, decise di montare la mescola per il bagnato, la quale si rivelò una scelta completamente sbagliata. L’obbligatorio pit-stop per montare le gomme d’asciutto fece perdere all’austriaco numerose posizioni, mettendo a repentaglio il proprio campionato.

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Nel tentativo di recuperare le posizioni perse a inizio gara, Niki Lauda perse il controllo della vettura durante la curva Bergwerk. La sua Ferrari sbatté contro le barriere per rimbalzare di nuovo in mezzo alla pista. Inoltre, il violento schianto contro le protezioni fece sbalzare via il casco del pilota austriaco, il quale si ritrovò immerso nelle fiamme, a centro pista e senza la protezione alla testa. Intrappolato all’interno dell’abitacolo, Niki Lauda fu salvato grazie all’intervento di quattro piloti che si fermarono per soccorrerlo. Fondamentale fu soprattutto l’intervento di Arturo Merzario, colui il quale riuscì ad estrarlo dalla monoposto.

Lauda rimase in pericolo di vita per qualche giorno: i problemi più grossi non furono le numerose ustioni subite, ma bensì i danni riportati ai polmoni causati dal fumo velenoso inalato durante l’incendio. Il coraggio e la determinazione del pilota austriaco furono incredibili: solo 42 giorni dopo il tragico incidente, Lauda decise di tornare in pista nel Gran Premio d’Italia. Durante alcuni test prima della gara, l’austriaco dovette modificare il casco, il quale sfregava sulle ferite riportate al volto provocando grosse fuoriuscite di sangue. Nonostante la vista limitata dalle ustioni e il dolore costante che lo martoriava, Lauda riuscì ad ottenere un quarto posto che gli permise di difendersi da Hunt, principale avversario nella lotta al titolo mondiale.

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Il duello tra i due continuò fino all’ultima gara in Giappone. Le condizioni climatiche avverse spinsero i piloti a chiedere il rinvio della corsa: la Federazione obbligò, però, i piloti a gareggiare ugualmente. Lauda decise di ritirarsi dopo due giri, poiché le condizioni meteo erano troppo pericolose. Al contrario, Hunt continuò e piazzandosi al quarto posto riuscì ad ottenere la vittoria del Mondiale.