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Demiral e Calhanoglu: i tifosi chiedono provvedimenti alle società

demiral calhanoglu

Non si placano le polemiche contro i messaggi lanciati da Demiral e Calhanoglu pro guerra in Siria: ora i tifosi non li vogliono più in squadra.

In questi frammenti concitati, durante i quali la stabilità internazionale è minacciata dalla guerra in Siria, dalle dichiarazioni del presidente della Turchia intenzionato a proseguire nell’avanzata militare, sarebbe meglio scindere il campo politico da quello sportivo. Il St. Pauli, club che milita nella seconda divisione tedesca, ha preso già nella giornata di lunedì 14 ottobre una decisione forte, fortissima licenziando il proprio centrocampista turco per i suoi messaggi pro Erdogan. Anche in Italia non mancano attacchi alle società per mancato intervento pubblico contro propri tesserati per commenti pro guerra in Siria, tra i quali spiccano quelli di Demiral (difensore della Juventus), Calhanoglu (centrocampista del Milan) e Under (attaccante della Roma).

Demiral-Calhanoglu: tifosi in rivolta

Al termine della gara disputatasi allo Stade de France di Parigi tra Francia-Turchia, valida per le qualificazioni agli Europei 2020, i giocatori turchi si sono schierati sotto la propria curva compiendo il saluto militare che già aveva suscitato diverse polemiche nel match contro l’Albania. Intervistato nel post partita, Hakan Calhanoglu ha dichiarato: “Gioco per la nazionale e quando lo faccio la politica è da un’altra parte. Noi giochiamo a pallone, ma siamo al 100% con la nostra nazione. Anche se comunque non sempre è tutto bello”. Merih Demiral, via Twitter, ha affermato: “Felice è colui che si chiama turco”, riprendendo la nota frase di Mustafa Kemal Ataturk, primo presidente della Turchia. Non si è fatta attendere la risposta, via social, del popolo bianconero e rossonero. Sul banco degli imputati le società, accusate di non aver preso provvedimenti rigidi contro propri tesserati.