> > Maria Sharapova annuncia il ritiro: lascia il tennis a 32 anni

Maria Sharapova annuncia il ritiro: lascia il tennis a 32 anni

Maria Sharapova annuncia il ritiro

Maria Sharapova, la campionessa siberiana di tennis, vincitrice di cinque Slam, ha annunciato il ritiro.

Maria Sharapova, la campionessa siberiana di tennis, vincitrice di cinque Slam, ha annunciato il ritiro in una lettera a Vanity Fair e Vogue: “Perdonami tennis, ti sto dicendo addio“. “Come fai a lasciarti alle spalle l’unica vita che tu abbia mai conosciuto? – si chiede la campionessa -. Come ti allontani dai campi su cui ti sei allenata da quando eri una bambina, il gioco che ami – che ti ha portato lacrime indicibili e gioie indicibili – uno sport in cui hai trovato una famiglia, insieme ai fan che si sono radunati dietro di te da più di 28 anni? Lo so questo quindi per favore perdonami. Tennis, ti sto dicendo addio“.

Maria Sharapova annuncia il ritiro

Maria Sharapova con questa lettera lascia lo sport che ha intrapreso per oltre un quarto di secolo. Aveva iniziato a quattro anni quello che prima era solo un gioco, ma che poi diventò una passione, uno sport, e la sua vita. Chiude così una carriera di successi e primati. La sua decisione era nell’aria da un po’. A causa di molti problemi fisici era stata costretta infatti già ad abbandonare gli Us Open.

La lettera

“Prima di arrivare alla fine, però, vorrei iniziare dall’inizio. La prima volta che ricordo di aver visto un campo da tennis, mio ​​padre ci giocava. Avevo quattro anni a Sochi, in Russia, così piccola che le mie minuscole gambe pendevano dalla panca su cui ero seduta. Così piccola che la racchetta che ho raccolto accanto a me aveva il doppio delle mie dimensioni. Quando avevo sei anni, ho viaggiato in tutto il mondo e anche in Florida con mio padre. All’epoca il mondo intero sembrava gigantesco. L’aereo, l’aeroporto, l’ampia distesa americana: tutto era enorme, così come il sacrificio dei miei genitori“.

“Quando ho iniziato a giocare, le ragazze dall’altra parte della rete erano sempre più vecchie, più alte e più forti; i grandi del tennis che ho visto in TV sembravano intoccabili e fuori portata. Ma a poco a poco, con ogni giorno di prove in campo, questo mondo quasi mitico è diventato sempre più reale. I primi campi su cui ho mai giocato erano in cemento non uniforme con linee sbiadite. Nel tempo, sono diventati terra battuta e l’erba più bella e curata che i tuoi piedi possano mai calpestare. Ma mai nei miei sogni più sfrenati ho mai pensato di vincere sui palchi più grandi dello sport e su ogni superficie”.

Il segreto del suo successo

“Una delle chiavi del mio successo – continua la campionessa siberiana – è che non ho mai guardato indietro e non ho mai guardato avanti. Credevo che se avessi continuato a macinare e macinare, avrei potuto spingermi in un posto incredibile. Ma non c’è padronanza del tennis: devi semplicemente continuare a soddisfare le esigenze del campo mentre cerchi di calmare quei pensieri incessanti nella parte posteriore della tua mente: ‘Hai fatto abbastanza e molto altro per prepararti al tuo prossimo avversario? Ti sei presa qualche giorno libero, il tuo corpo sta perdendo quel vantaggio. Quella fetta di pizza in più? Meglio rimediare con una fantastica sessione mattutina. Ascoltare questa voce così intimamente, anticipandone ogni flusso e riflusso, è anche il modo in cui ho accettato quei segnali finali quando sono arrivati”.

Infine: “Uno di questi è arrivato lo scorso agosto agli US Open. Dietro porte chiuse, trenta minuti prima di entrare in campo, avevo una procedura per non sentire dolore alla spalla per superare l’incontro. Le ferite alla spalla non sono una novità per me: nel tempo i miei tendini si sono sfilacciati come una corda. Ho avuto più interventi chirurgici, una volta nel 2008; un’altra volta, l’anno scorso, e ho trascorso innumerevoli mesi in terapia. Scendere in campo quel giorno sembrava una vittoria finale, quando ovviamente avrebbe dovuto essere solo il primo passo verso la vittoria. Condivido questo non per pietà, ma per dipingere la mia nuova realtà: il mio corpo era diventato una distrazione“.