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Pit bike: fenomeno due ruote in pieno fermento

Pit bike, fenomeno due ruote

Che cosa sono le pit bike, come funzionano, chi può guidarle e perché rappresentano il fenomeno del momento nel mondo dei motori?

Grandi e piccini sono sempre più attratti dalle pit bike, che rappresentano il fenomeno del momento almeno nel mondo dei motori. Di che cosa si tratta? Per scoprirlo abbiamo parlato con il team di Profive, rivenditore che offre un vasto catalogo di modelli e un ricco assortimento di ricambi.

Chi guida le pit bike?

I piloti di pit bike sono di tutte le età, dai 12 ai 60 anni, e anche oltre. Come ovvio, i ragazzi alle prime armi possono cominciare con un modello di cilindrata ridotta, mentre con l’aumentare dell’età e dell’esperienza si può aggiungere qualche cavallo in più al motore. Ovviamente per salire a bordo di una pit bike non serve la patente, non è possibile l’utilizzo su strade pubbliche; nelle gare o nelle aree private, invece, non ci sono limitazioni.

Le pit bike sono pericolose?

Le pit bike non sono pericolose ma tutto dipende dal modo in cui vengono guidate. Si deve tener presente, comunque, che si tratta di moto di piccole dimensioni, e quindi anche in caso di eventuale caduta le probabilità di infortunio sono ridotte al minimo. Resta sottinteso che occorre adottare tutte le precauzioni del caso, indossando le protezioni e il casco.

Quali sono le ragioni del successo delle pit bike?

I fattori significativi da questo punto di vista sono tanti, ma uno dei più importanti ha a che fare senza dubbio con i costi ridotti, non solo in relazione ai prezzi di acquisto ma anche alla manutenzione che è necessario affrontare. Ancora, la versatilità è un evidente punto di forza, come dimostra l’ampio range di età dei piloti. Di certo con una spesa di 2mila euro ci si può assicurare una moto che garantisce ottimi standard di qualità con le stesse prestazioni che vengono offerte da un modello che viene pagato qualche migliaio di euro in più.

Ci sono anche delle gare a cui è possibile partecipare?

Sì, a mano a mano che la richiesta è aumentata e che l’interesse degli appassionati si è evoluto sono diventate sempre più numerose le competizioni organizzate in questo ambito, con campionati dedicati sia alle pit bike da motard che alle pit bike da cross. Le piste su cui si disputano le gare sono differenti, comunque: per le pit bike da motard si ricorre a kartodromi dotati di tracciati in asfalto, mentre per le pit bike da cross si fa riferimento ai crossodromi tradizionali, con piste più corte. Va detto, comunque, che la maggior parte dei piloti non partecipa ai campionati ma si accontenta di una fruizione amatoriale, usando le pit bike su campi privati o fettucciati.

Come sono i motori delle pit bike?

I motori in realtà sono tutti simili tra loro, essendo dotati degli stessi attacchi e caratterizzati dalle stesse dimensioni: ciò consente loro di risultare intercambiabili e garantisce la completa compatibilità con i diversi telai. Insomma, se dopo aver acquistato una pit bike si ha intenzione di cambiarne il motore la procedura non sarà né complicata né lunga. I motori sono a 4 tempi con cambio a 4 o 5 marce e frizione a bagno d’olio. La produzione è asiatica: Takegawa e Daytona sono marchi giapponesi, mentre Zongshen, YX e Lifan, che sono gli altri brand più famosi in questo ambito, provengono dalla Cina. I motori sono muniti di radiatore e centralina, oltre che del carburatore: se acquistati da soli hanno un prezzo tra i 300 e i 500 euro.

Quanti tipi di pit bike ci sono sul mercato?

Si possono distinguere due categorie principali: le pit bike con telaio perimetrale e le pit bike con telaio centrale. Il perimetrale può essere a traliccio di tubi d’acciaio o in alluminio scatolato o ricavato dal pieno; questa tipologia di telaio è molto utilizzata sulle pit bike recenti. Per il telaio centrale c’è il monotrave d’acciaio di vecchia concezione, che veniva utilizzato con cilindrate contenute da 90-110-125cc ma non raccomandato con le cilindrate più grandi a causa della sua fragilità; il bitrave d’acciaio presente oramai da anni ma ancora utilizzato grazie alla sua robustezza che lo rende compatibile con tutte le motorizzazioni.

Come si può scegliere la pit bike più giusta per i propri gusti, dunque?

Si deve partire dalla valutazione dell’uso che si intende fare della moto. In genere le pit bike con una cilindrata da 110, da 125 o da 140 cc sono consigliate agli amatori che non sono interessati a un utilizzo agonistico; le pit bike da 160 o da 190 cc, invece, sono raccomandate per le gare. È chiaro, poi, che un altro fattore decisivo in vista di un acquisto è rappresentato dal budget che si ha a disposizione e dalla cifra che si è intenzionati a investire. Le alternative sono molte e le possibilità di scelta non mancano, anche perché la forbice dei prezzi è davvero larga, essendo compresa tra gli 800 e i 5mila euro.

Quali sono le novità del catalogo di Profive?

Sta per arrivare nel nostro catalogo un modello nuovo, di cui saremo distributori esclusivi per l’Italia.. Si tratta della pit bike KF2, dotata di un nuovo telaio e con le motorizzazioni classiche delle pit bike. Cura dei dettagli e qualità dei materiali impiegati sono i punti di forza di questo modello, che potrà essere scelto nella versione da 140 cc o in quella da 190 cc di cilindrata. In seguito, comunque, l’offerta sarà ampliata con l’arrivo anche della KF2 125.

Se doveste presentare Profive a chi ancora non la conosce, come parlereste della vostra azienda?

Siamo distributori di pit bike ma non solo: mettiamo a disposizione anche tutti i ricambi per l’after market, e questo è un aspetto decisivo che ci differenzia rispetto ai competitor. Siamo nati nel 2009 e nel corso degli anni abbiamo sempre fondato il nostro lavoro sulla ricerca di standard di qualità molto elevati, che si è tradotta nella volontà di puntare su prodotti altamente performanti. La rete di vendita sul territorio nazionale è capillare tanto per le moto quanto per i ricambi.