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Stadio della Roma: Lanzalone si dimette da presidente Acea

Luca Lanzalone

Luca Lanzalone, consulente per il M5S sullo stadio della Roma, si dimette da presidente dell'Acea. Lo aveva chiesto Luigi Di Maio.

Alla fine Luca Lanzalone si è dimesso da presidente della Acea. Lo aveva chiesto il vicepremier Luigi Di Maio e anche la capogruppo pentastellata in consiglio regionale del Lazio, Roberta Lombardi. Lanzalone, arrestato ieri nell’ambito dell’inchiesta per corruzione, è stato infatti il consulente del MoVimento 5 Stelle sullo stadio della Roma. L’inchiesta coinvolge esponenti locali di spicco del M5S ma anche del PD e di Forza Italia.

Lanzalone si dimette

“In data odierna l’avvocato Luca Alfredo Lanzalone ha rimesso il mandato di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Acea SpA. Il Consiglio di Amministrazione, nella riunione del 21 giugno 2018, assumerà le opportune determinazioni al riguardo” annuncia in un comunicato stampa la multiservizi capitolina. Lanzalone infatti è stato arrestato ieri nell’ambito dell’inchiesta per corruzione sul nuovo stadio della Roma. La Procura di Roma ha chiesto nove misure cautelari ma in totale sono sedici gli indagati. In carcere sono finiti il costruttore Luca Parnasi e i suoi cinque collaboratori.

Ai domiciliari invece Adriano Palozzi, vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Michele Civita, ex assessore regionale del PD e appunto Luca Lanzalone, presidente Acea e consulente per il MoVimento 5 Stelle sullo stadio della Roma. Agli atti dell’inchiesta, infatti, una intercettazione dove Luca Parnasi dice: “Lanzalone è stato messo a Roma da Beppe Grillo per il problema stadio insieme al professore Fraccaro e Bonafede”, attuali ministri per i Rapporti con il Parlamento e Giustizia. Secondo la Procura, Lanzalone avrebbe avuto un ruolo da “facilitatore”, per far convergere gli interessi pubblici con quelli privati.

Luca Parnasi ribattezza difatti Lanzalone come “Wolf”, citando il personaggio del film Pulp Fiction che risolveva tutti i problemi. Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che “il 30 marzo 2018 Lanzalone parlando dello stadio comunica a Parnasi di aver individuato un escamotage idoneo ad accelerare i tempi della procedura”. Come consulente per il M5S, Lanzalone mediò difatti con la Eurnova, la società dell’imprenditore Luca Parnasi che acquistò i terreni dell’ippodromo di Tor di Valle che dovranno ospitare lo stadio della Roma.

Di Maio: Lanzalone si dimetta

“Da noi chi sbaglia paga. Noi vogliamo il Daspo per chi si macchia di corruzione nella Pubblica Amministrazione e l’introduzione dell’agente provocatore” aveva dichiarato ieri Luigi Di Maio, vicepremier e capo politico del MoVimento 5 Stelle. Ai microfoni di Rtl 102,5, Di Maio insiste sul fatto che “una persona agli arresti domiciliari e non deve restare alla presidenza dell’Acea”. Ma poi tenta di giustificare la scalata di Luca Lanzalone.

“Lanzalone è colui che ci aveva aiutato a sanare questione rifiuti di Livorno, e nella questione stadio ci ha aiutato a ridurre le cubature presenti nel progetto originario, noi volevamo meno cemento. – spiega – Abbiamo eliminato le torri. Per questo è stato premiato e gli è stata data la presidenza di Acea”.

Lombardi: fugare ogni dubbio

Sul caso interviene anche la capogruppo pentastellata in consiglio regionale del Lazio, Roberta Lombardi. In un post su Facebook chiarisce: “Per la Regione Lazio oggi (ieri, ndr) è dunque un giorno di grande preoccupazione: vediamo arrestati importanti esponenti dei partiti che hanno governato negli ultimi 20 anni, come il vice-presidente Palozzi di Forza Italia, e l’ex-assessore all’Urbanistica Civita del PD, tanto caro a Zingaretti”. “Ma c’è anche Luca Lanzalone, agli arresti domiciliari, che non è un membro del M5S ma ha collaborato come importante consulente del MoVimento e ricopre attualmente la carica di presidente di Acea” ammette.

Bisogna passare “al setaccio ogni scelta in modo da fugare ogni dubbio su eventuali responsabilità politiche” aggiunge l’ex parlamentare. “Questo deve far suonare con forza il nostro allarme interno: perché non solo i portavoce del Movimento, ma tutti coloro che con noi collaborano, devono avere le mani pulite e rimanere sempre al di sopra di ogni sospetto” puntualizza.

“La presunzione di innocenza vale per tutte le persone coinvolte nell’inchiesta ma, nell’attesa di conoscere meglio il lavoro della magistratura, dobbiamo ribadire che il nostro primo interesse è stroncare ogni fenomeno di corruzione, anche potenziale” conclude quindi la Lombardi, che chiedeva ugualmente le dimissioni di Lanzalone.

Raggi minaccia querele

Ad andare invece al contrattacco è il sindaco di Roma Virginia Raggi. Nel corso della conferenza stampa sul bilancio dei suoi primi due anni di governo alla guida della Capitale, Raggi non riesce a rispondere al fuoco di domande dei cronisti che hanno appena saputo dell’arresto di Luca Lanzalone. “Non posso giudicare fatti che non conosco” aveva dichiarato ieri.

Il sindaco di Roma si sente però comunque sotto attacco, anche se Luigi Di Maio la difende e sottolinea che “gli atti dell’amministrazione Raggi non sono nell’inchiesta, – aggiungendo – lo ha detto la Procura di Roma”. Per Virginia Raggi però “la rassegna stampa è vergognosa, – chiarendo – io non c’entro niente e non c’è un giornale che abbia avuto il coraggio di riportare questa notizia”. Poi l’annuncio: “Il Comune, i romani e la As Roma sono la parte lesa. Oggi partono le querele”.