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Start up: cosa significa

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Con il termine startup si intende una delle nuove figure protagoniste della New Economy

Che cos’è una start up?

Il termine è vecchio – si fa per dire – almeno quanto la New Economy, ma ancora oggi non tutti conoscono con esattezza il significato del termine start up. Magari lo utilizzano con frequenza, questo sì, facendo riferimento, con gradi di approssimazione differenti, a un generico ramo dello scibile umano, senza però avere reale contezza della sua collocazione semantica. Nelle poche righe che seguiranno, cercheremo di chiarire, nella maniera più esaustiva possibile, cosa si intende con esattezza con start up.
Una start up è, in sostanza, una nuova impresa o un’organizzazione economica che possieda crismi di novità, nei modi di produzione o di distribuzione, o ancora nella tipologia di beni e/o servizi che mette a disposizione della collettività. Ancora oggi, il termine si riferisce soprattutto alle aziende che operano attraverso Internet o che comunque integrano in maniera sensibile, all’interno del loro protocollo di funzionamento, una parte telematica, ivi inclusi un lavoro di web marketing.

Come funziona una start up?

La lingua italiana, rispetto all’inglese, consente di effettuare un distinguo significativo in termini di gender: infatti, lo startup, declinato al maschile, è l’avvio di un’attività economica anche tradizionale, ad esempio l’apertura di un esercizio commerciale; mentre la startup è una società a sé stante, che rappresenta in qualche modo una forma di novità per il mercato. Altra caratteristica indispensabile perché una start up possa essere definita tale: deve essere scalabile, quindi aperta a nuovi investitori; anzi, dovrebbe rappresentare per questi ultimi un’appetitosa opportunità di business. Anche la quotazione in Borsa fa parte dei tratti distintivi, se non primari, quantomeno secondari, di una start up. In genere, una start up prevede un investimento di capitali iniziali relativamente basso. Ne consegue che il margine di rischio di perdita è piuttosto basso, quindi più facilmente ammortizzabile. Infatti, questo non è uno degli indici più attendibili della qualità dell’impresa, la quale viene misurata, in ambienti finanziari, soprattutto in ragione delle sue prospettive di crescita. Infine, con il termine start up e l’affermazione di queste ultime nell’economia 2.0, sono divenuti celebri anche gli acceleratori (programmi finanziari che dovrebbero permettere a queste società di rendersi autonome e produttive nel più breve tempo possibile) e gli incubatori (luoghi fisici in cui le start up risiedono, spesso condividendo spazi e servizi).