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Stefano Bonaccini: "Ora vi dico quali sono i problemi del PD"

Stefano Bonaccini

Stefano Bonaccini analizza lo stato dell'arte del partito alla vigilia del congresso indetto da Letta: "Ora vi dico quali sono i problemi del PD"

Stefano Bonaccini esce allo scoperto e spiega: “quali sono i problemi del PD“. La diagnosi social del presidente dell’Emilia Romagna e papabile nuovo segretario arriva a pochi giorni dal congresso in 4 step annunciato dal leader uscente Enrico Letta e dopo il deludente risultato elettorale. Ha scritto Bonaccini in un lungo post spezzato in frames su Twitter: “Il problema del Pd non sta nel nome o nel simbolo, ma nella capacità di rappresentare le persone e costruire un progetto coerente e credibile per gli obiettivi per cui è nato: dare diritti a chi ne ha di meno, realizzare una transizione ecologica che tenga insieme le ragioni dell’ambiente con quelle del lavoro, costruire un’Italia più moderna, più forte e più giusta”. 

Stefano Bonaccini e i problemi del Pd

“C’è un problema di credibilità, non di immagine; di sostanza, non di forma; di progetti, non di slogan; di classe dirigente, non di album delle figurine. E ancora: “Ci si riavvicina alle persone parlando dei loro problemi e delle soluzioni che proponiamo, non della nostra immagine. Altrimenti cerchiamo scorciatoie”. 

La classe dirigente “va rinnovata”

Poi Bonaccini tocca il tema caldo dei vertici: “Anche la classe dirigente va rinnovata nella sostanza, non per slogan: abbiamo donne e uomini nel partito dei territori, amministratrici e amministratori che han dimostrato sul campo di vincere o fare la differenza: smettiamola di tenerli in panchina e rendiamoli protagonisti”. E le alleanze? Quelle per Stefano Bonaccini “sono importanti ma l’identità di un partito non si costruisce decidendo a tavolino con chi ti vorrai alleare domani, ma decidendo oggi chi vuoi rappresentare e con quale idea di società”.

“C’è un’opposizione da organizzare”

Perciò “qualsiasi critica costruttiva al Pd è ben accetta e favorire la partecipazione anche di quanti hanno smesso di votarci o che potrebbero farlo per la prima volta è essenziale. Ma il nostro compito è costruire, non demolire”. E la chiosa che suona come un appello, un appello che solo un aspirante leader che sa di esserlo può fare: “C’è un’opposizione da organizzare e un’agenda da ricostruire: se mentre le aziende mettono in cassa integrazione le persone, le famiglie non riescono a pagare le bollette ci mettiamo a discutere non di soluzioni, ma nomi, simboli, alleanze e costituenti non ci capirà nessuno”.