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Stop a ChatGPT: il software di intelligenza artificiale non rispettava la privacy

Intelligenza artificiale

Raccolta illecita di dati personali e assenza di sistemi per la verifica dell'età dei minori: il Garante blocca ChatGPT

Stop a ChatGPT. Tra i motivi della scelta del Garante di aver bloccato il software di intelligenza artificiale che sembrava aver rivoluzionato il mondo dello scibile, la raccolta illecita di dati personali e l’assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori.

Bloccato finché non rispetterà la privacy

Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma di ChatGPT. Aperta contestualmente un’istruttoria dall’Autorità. Nel provvedimento, il Garante spiega: «ChatGPT, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subìto una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento», aggiungendo l’accusa della «mancanza di un’informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di addestrare gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma».

A tutela dei minori

Seconda, non per importanza, ragione per cui l’Autorità ha disposto il blocco del software è l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti: tale libertà espone i minori a «risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza».