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Stop ai vitalizi dei parlamentari mentre il nuovo governo Monti lavora a una manovra da 20-25 miliardi

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Stop ai vitalizi dei nuovi parlamentari: dal 1° gennaio 2012 verranno calcolati con il metodo contributivo, ovvero in base ai contributi effettivamente versati come la maggior parte dei lavoratori dipendenti, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare negli anni 90. E la pensione non scatterà pr...

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Stop ai vitalizi dei nuovi parlamentari: dal 1° gennaio 2012 verranno calcolati con il metodo contributivo, ovvero in base ai contributi effettivamente versati come la maggior parte dei lavoratori dipendenti, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare negli anni 90. E la pensione non scatterà prima del compimento dei 60 anni per chi ha fatto più di una legislatura, non prima dei 65 anni per chi è stato in Parlamento solo una legislatura. Secondo stime della Camera, il provvedimento riguarderà più di 200 parlamentari fra deputati e senatori che entreranno in Parlamento dopo il prossimo Capodanno, quindi nella prossima legislatura, mentre è pro-rata per quanti sono attualmente parlamentari.

I presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, hanno deciso oggi di modificare il sistema pensionistico per i parlamentari, introducendo il sistema di calcolo contributivo dell’indennità a partire dal gennaio 2012.

Stop dunque ai vitalizi dal prossimo anno anche per chi è già in Parlamento, almeno per la parte di assegno pensionistico calcolato a partire dal 2012. Lo rende noto un comunicato congiunto di Montecitorio e Palazzo Madama, al termine di un incontro fra i due presidenti e con il ministro del Welfare Elsa Fornero.

‘Dal primo gennaio 2012 sarà introdotto il sistema di calcolo contributivo in analogia con quanto previsto per la generalità dei lavoratori’, si legge nella nota. ‘Tale sistema opererà per intero per i deputati e i senatori che entreranno in Parlamento dopo tale data e pro rata per quanti attualmente esercitano il mandato parlamentare’, aggiunge il comunicato.

Questo significa che chi sarà parlamentare a partire dalla prossima legislatura si vedrà calcolata per intero la pensione sulla base del sistema contributivo, mentre per chi è già deputato o senatore si mantiene il vitalizio fino a fine 2011 e il contributivo dal 2012.

I regolamenti di Camera e Senato prevedono al momento che i parlamentari versino mensilmente una quota pari all‘8,6% della propria indennità (1.006,51 euro per i deputati e 1.032,51 euro per i senatori), che viene accantonata per il pagamento degli assegni vitalizi.

I contributi previdenziali versati per un comune lavoratore dipendente ammontano al 33% della retribuzione lorda.

Per quanto riguarda l’età per avere di diritto alla pensione, le nuove norme prevedono che ‘sempre dal primo gennaio 2012 per i parlamentari cessati dal mandato sarà possibile percepire il trattamento di quiescenza non prima del compimento dei 60 anni di età per chi abbia esercitato il mandato per più di una intera legislatura e al compimento dei 65 anni di età per chi abbia versato i contributi per una sola intera legislatura’.

Intanto il nuovo governo Monti è a lavoro a una manovra da 20-25 miliardi. Secondo quanto si apprende da fonti tecniche, potrebbe essere questa l’entità della correzione che servirebbe per centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 nel caso in cui a Bruxelles, il premier Mario Monti non riesca a ottenere che si scomputi in parte dai conti pubblici l’effetto da attribuire al peggioramento del ciclo economico.

Nel caso in cui, invece, dall’Europa dovesse arrivare un’indicazione meno restrittiva, la manovra sarebbe piu’ contenuta e scenderebbe a 13-15 miliardi. A confermare il peggioramento del quadro economico le stime diffuse ieri dall’Ocse che ha indicato una contrazione del Pil dello 0,5% per il 2012 contro un aumento dello 0,6% previsto dal governo Berlusconi e dello 0,1% stimato dalla Commissione europea. La commissione Ue chiede all’Italia di adottare in fretta misure aggiuntive per rispettare l’obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2013 e per stimolare la crescita.

E’ quanto si apprende da un rapporto degli ispettori di Bruxelles, di ritorno da una missione a Roma, che sara’ discusso alla riunione dei ministri delle Finanze europei. Nel documento l’esecutivo Ue chiede all’Italia una manovra da undici miliardi di euro e, per ora, non prende in considerazione la richiesta di Monti di privilegiare le riforme per la crescita.


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