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Strage del rapido 904: processo a Riina fissato il 21 Dicembre

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Il processo d'appello a Salvatore Riina per l'inchiesta sulla strage del rapido 904 "è stato nuovamente fissato per il 21 dicembre.

Non è mai troppo tardi, non sarà mai abbastanza presto: il processo per la strage del rapido 904 in cui verrà processato Salvatore Riina, è stato fissato per il prossimo 21 Dicembre. Forse in pochi la ricorderanno, ma è stato uno dei casi peggiori della storia del nostro Paese.

Adesso, però la storia continua sui banchi di un tribunale. Il processo d’appello a Salvatore Riina per l’inchiesta sulla strage del rapido 904 “è stato nuovamente fissato per il 21 dicembre”. Lo comunica, in una nota, la Corte d’Appello di Firenze.

Il processo riprende, quindi, dopo il rinvio disposto il 4 settembre 2017 per l’imminente pensionamento del presidente della corte Salvatore Giardina. L’istruttoria dovrebbe riprendere con l’esame di tutte le testimonianze, già dibattute in primo grado, considerate “rilevanti”.

I fatti

La Strage del Rapido 904 o strage di Natale, è il nome attribuito a un attentato dinamitardo avvenuto il 23 dicembre 1984 presso la Grande Galleria dell’Appennino, subito dopo la stazione di Vernio, ai danni del rapido numero 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano.

L’attentato fu un’orrenda replica a quello dell’Italicus per le modalità organizzative ed esecutive, e per i personaggi coinvolti. L’orribile atto è stato indicato dalla Commissione Stragi come l’inizio dell’epoca della guerra di mafia dei primi anni novanta del ventesimo secolo.

L’attentato venne compiuto di domenica, nel fine settimana precedente le feste natalizie. Il treno era pieno di viaggiatori che ritornavano a casa o andavano in visita a parenti per le festività.

Al contrario del caso dell’Italicus, questa volta gli attentatori attesero che il veicolo penetrasse nel tunnel, per massimizzare l’effetto della detonazione: lo scoppio, avvenuto a quasi metà della galleria, provocò un violento spostamento d’aria che frantumò tutti i finestrini e le porte. L’esplosione causò 15 morti e 267 feriti. In seguito, i morti sarebbero saliti a 16 per le conseguenze dei traumi.

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Piani di emergenza messi in atto

Il piano di emergenza era frutto delle misure predisposte dopo la strage del 2 agosto 1980, e questa operazione fu la prima sperimentazione del sistema centralizzato di gestione emergenze costituito a Bologna. Nonostante le condizioni ambientali estremamente avverse, l’opera di soccorso e l’operato dei soccorritori furono ammirevoli per l’efficienza dimostrata, tanto che poco dopo il servizio centralizzato di Bologna Soccorso sarebbe diventato il primo nucleo attivo del servizio di emergenza 118.

Alla grande abilità e organizzazione delle forze dell’ordine e dei soccorritori si aggiunse anche una certa fortuna: cominciò a nevicare solo dopo la conclusione delle operazioni di trasporto, e il vento soffiò i fumi dell’esplosione verso Sud, rendendo possibile l’accesso dal lato bolognese da cui arrivavano i soccorsi. Le attrezzature dei vigili del fuoco prevedevano solo bombole con mezz’ora di autonomia, che altrimenti sarebbero state insufficienti.