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Strage di Bologna, Fico: Stato c'è al 100%. Bagarre in Aula

strage di Bologna

Roberto Fico assicura che lo Stato c'è per fare piena luce sulla strage di Bologna. Ma scoppia la polemica sulla matrice neofascista dell'attentato.

Si commemora il 38esimo anniversario della strage di Bologna. Il 2 agosto 1980 una bomba esplode nella stazione ferroviaria del capoluogo emiliano, causando 85 morti e 200 feriti. Tanti i processi e i depistaggi in questi anni, e così i familiari delle vittime chiedono al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di “mantenere ciò che promette”. Il presidente della Camera Roberto Fico assicura che “lo Stato c’è al 100 per cento” e chiede la “declassificazione dei documenti” per fare “piena luce su tutto ciò che è possibile”. Bagarre però nell’Aula della Camera quando la deputata di Fratelli d’Italia Paola Frassinetti afferma che la strage non sarebbe “addebitabile ad ambienti di estrema destra”.

Strage di Bologna: atti accessibili

Il più grave attentato terroristico in Italia è avvenuto il 2 agosto 1980. Alle ore alle 10:25 una bomba esplode nella sala d’aspetto affollata della stazione ferroviaria di Bologna. Nell’attentato rimasero uccise 85 persone e oltre 200 rimasero ferite. Come ogni anno comuni cittadini e Istituzioni commemorano la strage di Bologna. Nel 2017 i familiari delle vittime protestarono contro il governo, uscendo dall’aula consigliare del Comune di Bologna mentre prendeva la parola l’ex ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, per le “promesse mancate” sull’applicazione della legge sui risarcimenti.

Nonostante questo e dopo “38 anni di negligenza i famigliari dimostrano ancora di voler credere nello Stato, dando una lezione di civiltà che la politica non ha mai dato” sottolinea però il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, presente alle celebrazioni. “Non saranno le mie parole di adesso a rassicurarvi, saranno i fatti a dirvi che vi siamo vicini nella ricerca della verità” precisa quindi.

“Questa non è la vostra battaglia personale – puntualizza quindi il Guardasigilli – ma una sfida cruciale per lo Stato“. “Vi ringrazio per la vostra attività, nonostante le delusioni e i colpevoli ritardi. – prosegue – Vogliamo che possiate tornare a credere nello Stato”. “Il tempo per le parole è finito: abbiamo siglato protocollo per la digitalizzazione dei fascicoli, – annuncia quindi – tutti gli atti sulle stragi saranno accessibili. Per farlo coinvolgeremo anche i detenuti”. Riguardo invece i risarcimenti Bonafede promette che verrà posto “rimedio alle questioni applicative della legge rimaste in sospeso”. “Vi garantisco che l’impegno del governo è serio e concreto, tornerò a Bologna nei prossimi mesi a incontrarvi” conclude.

Familiari delle vittime: mantenere le promesse

Poco prima del Guardiasigilli aveva preso la parola Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei famigliari delle vittime, ricordando: “In questa sala, signor ministro, lei è la prima volta che viene qua, c’è la rappresentazione plastica delle stragi che hanno colpito il Paese, delle sofferenze di quegli anni”. “Siamo usciti da questa sala sempre con tante promesse non tutte attuate” sottolinea, invitando quindo il ministro Alfonso Bonafede a mantenere quelle che fa.

Se non sarà così “glielo diremo in modo molto pesante come abbiamo fatto con chi è venuto prima di lei” assicura Bolognesi. I familiari delle vittime chiedono quindi che venga applicata la direttiva Renzi sulla desecretazione delle carte sulle stragi.

Roberto Fico: lo Stato c’è

A Bologna anche il presidente della Camera Roberto Fico che nel suo intervento sottolinea come per la città, e per l’Italia tutta, quella della strage rimane “una ferita che rimarrà aperta fino a quando non si farà piena luce su tutto”. “Fino ad allora – aggiunge – non potremmo dire di essere tutti italiani fino in fondo”. “Con la declassificazione dei documenti” e la loro digitalizzazione si potrà quindi fare “piena luce su tutto ciò che è possibile”, prosegue. Fico puntualizza che deve passare quindi “il messaggio è che lo Stato c’è“. “Ci deve essere al 100 per cento e non come spesso è accaduto in questi 30 anni” aggiunge.

“A settembre – anticipa – vorrei organizzare con tutte le vittime una riunione operativa con la Camera, per capire come muoverci nel modo migliore”. “E’ proprio grazie ai familiari delle vittime, – conclude quindi Fico – se lo Stato si è potuto sostenere dove è mancato totalmente. Se l’Italia oggi riesce ancora a dirsi Stato è perché ci sono persone che hanno lottato e resistito e cercato giustizia e verità senza sosta”.

Dell’Orco: oltre la direttiva Renzi

“Mi sono attivato all’interno del ministero per reperire qualsiasi atto che potesse riguardare i fatti della strage di Bologna e quella stazione distrutta” annuncia invece su Facebook il sottosegretario ai Trasporti del Governo Michele Dell’Orco. “Ho chiesto conto a tutte le direzioni competenti del Mit di eventuali fascicoli e documenti, senza trovare alcunché” specifica.

“Su mia spinta è stata quindi avviata, con estrema urgenza, una nuova ricognizione presso gli archivi della Direzione Generale del Mit e presso il Gruppo Fs. – spiega – Ho chiesto di andare oltre la cosiddetta direttiva Renzi, ampliando la ricerca non solo agli atti classificati ma a qualsiasi atto del Ministero delle Infrastrutture in merito alla stazione di Bologna, compresi eventuali documenti collegati alla ricostruzione”.

“Ho anche chiesto che mi siano comunicati i nominativi di chi sarà incaricato di effettuare la ricognizione. – chiarisce – Seguirò personalmente la vicenda con l’intento di svelare le troppe ombre che ancora si addensano su quella strage”. “Sarà mio impegno personale, e del Governo che rappresento, lavorare maggiormente per arrivare a una compiuta verità su quella mattina del 2 agosto 1980 e rispondere alle legittime istanze delle famiglie delle vittime, che in noi potranno sempre trovare un solido alleato” promette.

Il messaggio di Sergio Mattarella

“Sono trascorsi trentotto anni dalla tremenda strage di Bologna, che straziò 85 vite innocenti, con indicibili sofferenze in tante famiglie, ferendo in profondità la coscienza del nostro popolo” ricorda Sergio Mattarella, in occasione della commemorazione. “Il tempo non offusca la memoria di quell’attentato, disumano ed eversivo, che rappresentò il culmine di una strategia terroristica volta a destabilizzare la convivenza civile e, con essa, l’ordinamento democratico fondato sulla Costituzione” denuncia.

“L’orologio della stazione, fissato sulle 10 e 25, è divenuto simbolo di questa memoria viva, di un dovere morale di vigilanza che è parte del nostro essere cittadini, di una incessante ricerca della verità che non si fermerà davanti alle opacità rimaste” precisa il Capo dello Stato.

“Fu un’esplosione devastante, per la città di Bologna e per l’intera Repubblica. Morirono donne e uomini, bambini e adulti” ma “Bologna e l’Italia seppero reagire, mostrando anzitutto quei principi di solidarietà radicati nella nostra storia”, sottolinea il Presidente della Repubblica. “Il popolo italiano seppe unire le forze contro la barbarie. – evidenzia – Di fronte alle minacce più gravi, le risorse sane e vitali del Paese sono sempre state capaci di riconoscere il bene comune: questa lezione non va dimenticata”.

La matrice neofascista

“I processi giudiziari sono giunti fino alle condanne degli esecutori, delineando la matrice neofascista dell’attentato” puntualizza quindi Sergio Mattarella nel suo messaggio. “Le sentenze hanno anche individuato complicità e gravissimi depistaggi. – rammenta – Ancora restano zone d’ombra da illuminare. L’impegno e la dedizione di magistrati e servitori dello Stato hanno consentito di ottenere risultati che non esauriscono ma incoraggiano l’incalzante domanda di verità e giustizia”.

Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto, auspica infatti che dal nuovo processo al Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari) Gilberto Cavallini potrebbero arrivare “ulteriori verità” sulla strage di Bologna. “Siamo convinti che il nuovo dibattimento possa aprire uno squarcio di ulteriore verità e permetta di risalire più in alto nelle responsabilità”. “Sappiamo che fu una strage fascista, ma non conosciamo ancora i mandati“, evidenzia anche la deputata del M5S Giulia Sarti, intervenendo alla Camera.

Non fu strage nera

Anche deputata di Fratelli d’Italia Paola Frassinetti dichiara in Aula che verità non si “è ancora affermata”, ma per sottolineare che “bisognerebbe avere lo stesso coraggio del presidente Cossiga quando nel 1991 ebbe l’onestà di ammettere che si era sbagliato e che la strage non era addebitabile ad ambienti di estrema destra chiedendo anche scusa”. “Anche il nuovo processo iniziato a Bologna in corte di Assise a marzo è un’altra occasione perduta” perché non è stata “approfondire la pista che porta a verificare l’ipotesi dell’esistenza di una ritorsione del terrorismo palestinese“.

“I veri colpevoli non sono stati ancora condannati. – prosegue l’esponente di FdI – Bisognerebbe avere il coraggio di dire che i giudici a Bologna sono sempre stati prigionieri di logiche idelogiche-giudiziarie con lo scopo non di ricercare la verità ma di riuscire, a tutti i costi, ad arrivare alla conclusione che la matrice fosse nera per ragione di Stato”.

Bagarre in Aula

“E’ inaccettabile che nell’Aula della Camera dei deputati, nel giorno dell’anniversario della strage di Bologna, sia possibile infangare sentenze passate in giudicato che ne individuano la responsabilità nella mano fascista” denuncia quindi Emanuele Fiano, presidente dei deputati del PD. “Non si può chiudere questa discussione dicendo, come ha fatto la vicepresidente Spadoni del M5S, ‘parlatene fra di voi’. In quest’Aula, per merito dei Padri Costituenti e ai sensi della Costituzione, non è consentito calpestare la verità giudiziaria e ascoltare le parole che abbiamo udito dai banchi della destra contro il Partito democratico” chiarisce.

“Una bagarre alla Camera indegna della commemorazione delle vittime del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna: PD e Fratelli d’Italia iniziano ad urlare ed interrompere la seduta quando viene chiesto di desecretare gli atti per fare chiarezza; prima richiami impliciti al fascismo poi Fiano che urla fascismo” tuona però Gianluca Vinci, deputato della Lega.

Sindaco Merola: fascismo c’è ancora

Di fascismo parla anche il sindaco di Bologna Virginio Merola. Dal palco spiega: “Ho ripetuto la parola fascista, perché esiste la verità storica, sono esistite ed esistono forze nazifasciste ed è esistito e esiste l’antifascismo e la sua necessità presente e futura”. “A chi sottovaluta e cerca di ridurre a episodi isolati le recrudescenze fasciste, antisemite e razziste nel nostro Paese e in Europa diciamo in modo chiaro e fermo, e come sindaco mi sento un po’ umiliato nel doverlo dire: ditelo ai familiari delle vittime del 2 agosto e ai bolognesi, guardandoli in faccia, senza la scorciatoia dei social network, che non esiste più il problema del fascismo”.

Ai cronisti che gli chiedono un commento sulle parole di Merola, il presidente della Camera Roberto Fico precisa solamente che “oggi i fascismi possono essere di tanti tipi e vanno tutti combattuti”.