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Strage di Capaci, emergono nuovi elementi sulla scena dell'attentato dinamitardo

Strage di Capaci

Nuovi elementi emergono nell'ambito delle indagini sulla strage di Capaci, l'attentato del '93 che uccide il giudice Falcone, la moglie e la scorta.

La strage di Capaci è ancora una ferita sanguinolenta e aperta nella memoria storica dei siciliani. Un attentato brutale quello del ’92 che ben si ricollegava alla scia di violenze che aveva investito l’Italia. Città come Roma, Firenze e Milano furono colpite da duri attacchi dinamitardi di stampo mafioso in quella stessa stagione storica (nel 1993 precisamente). Capaci, per la complessità della dinamica e per la macchina organizzativa che vi stava dietro si è sempre rivelata essere una fonte inesauribile di grattacapi.

Gli inquirenti negli anni hanno raccolto innumerevoli prove e frammenti di prove da quello che prometteva di essere un mistero fittissimo. Varie le ipotesi varate e indagate dagli investigatori. Ancor più vasto il numero di inquisiti e mandanti posti agli arresti. Pochi i collaboratori di giustizia che hanno collaborato alle indagini. Ma della strage di Capaci ancora non ci si riesce a venire a capo. Nuovi elementi però sono emersi, portati alla luce dagli esami del dna. Dna ritrovato su due reperti rimasti per anni conservati in un armadio nel Palazzo di Giustizia di Caltanissetta. Su di loro il cartellino “Gabinetto regionale di polizia scientifica di Palermo“.

Strage di Capaci: nuovi reperti

I due reperti, il 4A e il 4B sono due guanti di lattice ritrovati sul luogo della strage, a 63 metri dal cratere di Capaci. Assieme a loro vennero trovati un tubetto di mastici e una torcia. I due reperti sono stati affidati alla professoressa Nicoletta Resta, docente associata dell’università di Bari e massima esperta di Genetica medica. Già da tempo la Resta lavorava su questi reperti. A lei e agli uomini della scientifica di Roma si deve il ritrovamento di una impronta digitale su una torcia. Impronta appartenente a un uomo di Cosa Nostra, Salvatore Biondo. I vari pentiti hanno chiarito il ruolo di Biondo nella preparazione dell’attentato dinamitardo. Resta il dubbio dei fiancheggiatori di biondo. Il reperto 4A contiene materiale genetico maschile non appartenente agli uomini di Cosa Nostra. Il reperto 4B invece evidenzia tracce di materiale genetico femminile. Di chi sono queste nuove tracce?

Il Procuratore Capo di Caltanissetta, Amedeo Bertone ha annunciato di avere una tabella di marcia per le indagini fitta all’inverosimile. Ribadisce che le indagini sul caso sono sempre attive e mai si sono interrotte negli anni. Al suo fianco nelle indagini i procuratori aggiunti Lia Sava e Gabriele Paci, aiutati dal sostituto procuratore Stefano Luciani. I primi rilievi hanno escluso vecchie conoscenze della procura come Giovanni Aiello, ex-poliziotto, detto anche “Faccia da Mostro“, sospettato di essere un killer di stato. Esclusa anche una sua amica catanese conosciuta come “Virginia“. I loro nomi sono stati archiviati, dopo una indagine per omicidio, per mancanza di riscontri alle dichiarazioni di alcuni pentiti su di loro. Oltre a ciò, Aiello è da poco morto (in Agosto).

Le nuove indagini

I risultati ottenuti dalla professoressa Resta aprono nuovamente l’interrogativo su di chi siano quelle impronte digitali. Si aprono così varie ipotesi di lavoro. Tra di esse riappare l’ipotesi del “doppio cantiere” per la preparazione della strage di Capaci. L’ipotesi del doppio cantiere vedrebbe implicata una seconda squadra operativa nella preparazione della strage. Una squadra operativa che non era agli ordini di Cosa Nostra: ipotesi questa su cui si basava la difesa del boss Lorenzo Tinnirello, ma sempre bocciata nell’ambito degli iter processuali. Resta comunque il dubbio di chi siano le nuove impronte ritrovate dalla Scientifica.

Una suggestione quella della presenza femminile, confermata nel 1993 da alcuni testimoni oculari che videro una donna bionda allontanarsi dal luogo della strage, a bordo di una fiat grigia. Presenze femminili verificatesi, secondo alcuni, anche sugli altri luoghi degli attacchi dinamitardi in Italia. Un mistero che rischia di infittirsi anziché chiarirsi.