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Strage di Cutro: l'audio che potrebbe scagionare uno dei presunti scafisti

Naufragio Cutro

Nuovi dettagli sulla strage di Cutro. Un audio potrebbe scagionare uno dei presunti scafisti.

Uno dei presunti scafisti, coinvolti nella strage di Cutro, potrebbe essere scagionato grazie ad un audio sul cellulare, come riportato da La Repubblica, che lo ha ascoltato.

Strage di Cutro: l’audio che potrebbe scagionare uno dei presunti scafisti

Antisham è il fratello di Arslan, accusato di essere uno dei presunti scafisti. Quando l’avvocato gli Salvatore Perri gli ha comunicato le accuse contro il fratello, è rimasto stupito. “Mio fratello, un collaboratore degli scafisti? Ma siete impazziti?” ha dichiarato. “Ma lui ha pagato, io ho le ricevute, il messaggio audio che ha mandato a mio padre perché versasse la seconda rata, tutto” ha aggiunto. L’uomo è arrivato dopo un viaggio da Schio, dove vive e lavora come lavapiatti e rider. Richiedente asilo, da anni in Italia, sapeva che il fratello era su quel barcone e lo aspettava. In Turchia la vita per gli stranieri era diventata impossibile, nonostante il lavoro regolare, come ha spiegato. Il regime di Erdogan ha avviato una campagna di repressione, e anche Arslan è stato costretto a partire. “Ma lui ha pagato” ha sottolineato il fratello, mostrando la ricevuta della prima rata. Si tratta di una quota che viene pagata prima della partenza, mentre il saldo si fa all’arrivo. Nel caso in cui il barcone venga respinto, viene garantito un secondo viaggio. “E lui ha pagato quattromilacinquecento dollari” ha spiegato il fratello. L’uomo ha inviato un audio al padre, dicendogli di versare la seconda quota, quando si vedeva la costa. “Papà sto arrivando, puoi versare il resto dei soldi, è tutto a posto” dice l’audio che potrebbe scagionarlo.

Arslan è considerato uno dei presunti scafisti

Antisham quando ha saputo del naufragio di Cutro era al lavoro, aveva appena finito il turno e si è recato a Crotone, dove ha scoperto che il fratello era sopravvissuto ma che era stato arrestato. I sopravvissuti lo hanno indicato come uno dei mozzi che dava ordini e indicazioni per conto dei quattro skipper che gestivano la traversata, di cui solo uno è stato fermato, mentre gli altri tre sono riusciti a scappare. “Mio fratello parla un po’ di turco, probabilmente è per questo che parlava per conto degli skipper. Ma lui no, non è un trafficante. Nessun mercante di uomini rischia la sua vita su una barca, stanno a godersi la vita e a dare ordini dalle loro belle ville a Istambul” ha dichiarato il fratello. Arrestato come mozzo anche un ragazzino di 17 anni, che giura di essere innocente. L’Interpol inizierà gli accertamenti sul telefono. Nelle testimonianze di chi è sopravvissuto si intravede l’ombra di un’organizzazione. “Non ho niente a che fare con tutto questo” ha spiegato il ragazzino, ma il giudice non gli ha creduto. Assistenti sociali e psicologi che lo hanno visto hanno scritto una relazione preoccupante, parlando di “rischio di atti autolesivi”.