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Strage di Erba, Olindo: la giustizia ci ha voltato le spalle

strage di Erba

Olindo Romano, condannato all'ergastolo con la moglie Rosa Bazzi per la strage di Erba, scrive dal carcere e si dice deluso dalla giustizia.

Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage di Erba, non si danno pace. I coniugi hanno tentato la carta della revisione del processo, ma la Cassazione ha respinto l’incidente probatorio chiesto dalla difesa per analizzare alcuni reperti presenti sul luogo del delitto. Olindo in una lettera assicura però che non ha ancora perso la “speranza”, annunciando che andrà comunque avanti per ottenere finalmente “giustizia”.

Olindo Romano: deluso dalla giustizia

“Io la speranza non la perderò mai, anche se è brutto vedere come la giustizia ci abbia voltato le spalle. Giustizia che abbiamo sempre invocato per dimostrare la nostra innocenza” scrive Olindo Romano dal carcere, in una lettera inviata a Telelombardia. Nei giorni scorsi, infatti, la condanna all’ergastolo per Olindo e Rosa, i due unici indagati per la strage di Erba, è diventata definitiva. La Cassazione ha difatti respinto l’incidente probatorio chiesto dalla difesa dei due coniugi per far acquisire agli atti nuove perizie e chiedere quindi la revisione del processo.

“Sono sconvolto, non so più come definire la giustizia. Non riesco a capire perché non vogliano analizzare i reperti” aggiunge ancora Olindo Romano, come riporta Tgcom24. Questi nuovi reperti non sono stati in effetti mai analizzati anche se erano presenti sulla scena del crimine. Secondo la difesa di Olindo e Rosa, potrebbero aiutare a dimostrare l’estraneità dei fatti della coppia. “Sono deluso ma vado avanti” assicura però l’uomo. E’ possibile quindi che Olindo Romano e Rosa Bazzi possano far ricorso davanti alla Corte di giustizia europea.

Cassazione: no revisione processo

Il 13 luglio 2018 la quinta sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile la richiesta di accertamenti irripetibili su alcuni reperti mai analizzati. Tra questi un accendino, delle formazioni pilifere e un mazzo di chiavi, mai analizzati sia durante le indagini che nel corso del processo. Con questa decisione la Suprema Corte sembra quindi avvalorare ulteriormente la tesi che strage sia stata compiuta dai due coniugi Olindo e Rosa a causa di banali liti condominiali. La stessa Cassazione, infatti, aveva respinto in precedenza ogni pista alternativa.

La strage di Erba

Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati per la strage di Erba dell’11 dicembre 2006. In base alla verità processuale, marito e moglie stanchi dei rumori che si protraevano fino a tarda notte hanno dato fuoco all’appartamento dei vicini. Nel rogo sono morti Raffaella Castagna e il figlio Youssef di due anni, la mamma Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini. Il grande accusatore della coppia è stato Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini, sopravvissuto nonostante le gravi ferite riportate nell’incendio. L’uomo è morto nel 2014.

Dopo aver sospettato del marito di Raffaella Castagna, il pregiudicato tunisino Azouz Marzouk (che però era all’estero al momento della strage di Erba), gli inquirenti si sono concentrati su Olindo e Rosa, che in un primo momento hanno confessato il delitto. Successivamente hanno ritrattato quanto dichiarato ma in fase di requisitoria davanti alla Cassazione il procuratore generale ha specificato come non ci sia stata “alcuna lesione della libertà morale di Olindo Romano e Rosa Bazzi da parte degli inquirenti ai quali hanno reso confessione: – chiarendo – le loro dichiarazioni non sono affette da alcuna nullità e la metodica usata è stata corretta”. Tesi accolta dai giudici della Suprema Corte.