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Stragi in America: l'escalation di violenza degli ultimi anni

Nazione in Armi

Stragi in America e il crescente volume di violenza legato all'uso libero delle armi: un problema che ritorna spesso nella cronaca quotidiana.

Columbine, Charleston, Sandy Hook, Aurora, North Hollywood, Tucson, Orlando, San Bernardino e ora Las Vegas: tutti nomi apparentemente slegati tra loro. Località più o meno famose, alcune anonime che non vi diranno nulla. Eppure tutte legate tra loro da terribili fatti, che hanno gettato su di loro un lugubre manto: sono tutti luoghi resi famosi alle cronache per le stragi.

Asili, luoghi di lavoro, campus universitari, cliniche private, chiese: nessun luogo è esente dal divenire un possibile scenario. Nessuno è realmente al sicuro, e ciò sembra paradossale in un Paese come gli USA, dove ogni cittadino ha il diritto a possedere una o più armi.

Ma i fatti ci spingono a credere che avere più armi non significhi maggiore sicurezza: anzi, sembra che il maggior numero di armi in circolazione provochi, in qualche maniera, una crescita delle violenze. Una generalizzazione della violenza che si è fatta sempre più efferata in questi ultimi anni: ciò che si respira è paura. Cosa spinge gli uomini a commettere delle stragi contro innocenti?

Stragi in America: l'escalation di violenza degli ultimi anni

Cosa scatta nella mente di un uomo, apparentemente tranquillo, tanto da fargli commettere gesti folli e insensati? È questa la domanda che si pongono attualmente gli inquirenti dello stato del Nevada, alla luce di quello che è il più violento fatto di sangue avvenuto negli Stati Uniti. La strage di Las Vegas, supera di molte i bilanci delle già ben note stragi armate avvenute negli ultimi vent’anni negli Stati Uniti (ricorderete certo la tristemente celebre strage della Columbine School) con un macabro record di 59 vittime e oltre 500 feriti. Ma non è che l’ultima perla di una lunga collana di fatti sanguinosi nella storia contemporanea degli USA.

Ciò che maggiormente preoccupa gli investigatori sono l’apparente mancanza di motivazioni del sessantaquattrenne Stephen Paddock, autore della strage: infatti, diversamente da altri simili massacri, questo possiede caratteri specifici, che lo differenziano dai suoi analoghi: come l’assenza di motivazione, lo status sociale benestante dell’assassino, il grado superiore d’istruzione. Tutte cose che nei casi analoghi erano facilmente individuabili e permettevano una “facile” classificazione dei moventi. Qui invece rimangono sconosciuti.

L’apparente assenza di motivazioni

Cosa porta “signor nessuno” a compiere una strage tremenda?

Solitamente le motivazioni sono riconducibili a fatti meramente socio-economici, o a fattori di natura prettamente psicologica. Ma il caso odierno di Paddock supera tutti i vecchi schemi.

La scelta della camera presso il Mandala Bay di Las Vegas, denota certamente una premeditazione e uno studio accurato della posizione migliore da cui fare fuoco. Ciò ha fatto pensare che Paddock fosse un imitatore o un lupo solitario. Proprio su quest’ultima ipotesi ha fatto leva l’ISIS, rivendicando la strage come opera di un proprio affiliato; rivendicazione immediatamente smentita dal FBI, il quale dichiara l’estraneità del Paddock da simili ideologie. Anche il fratello dell’assassino ha dichiarato la totale estraneità del fratello da simili correnti di pensiero (pur esistendo un precedente importante in famiglia). Si aspetta l’interrogatorio della compagna dello stragista, la quale potrebbe essere la chiave per comprendere le motivazioni alla base del folle gesto.

Il Presidente Trump ha definito l’accaduto come un “atto di puro male”.

Il problema delle armi negli USA: una storia che si ripete

Cosa ha reso possibile un massacro simile?

Sono anni ormai che le cronache denotano un’allarmante crescita delle violenze e delle morti dovute alle armi da fuoco, problema ben noto negli Stati Uniti e legato alla mancanza di un vero controllo sulla vendita e la libera circolazione delle stesse. Il possesso di armi è un diritto costituzionalmente sancito negli USA dal II emendamento della Costituzione, diritto spesso definito inalienabile da associazioni come la National Rifle Association (NRA), e oggetto di interminabili controversie tra privati cittadini, associazioni pro e contro, e Governo centrale. Resta il problema della facile reperibilità delle armi negli USA, della mancanza di controllo.

Malgrado le battaglie politiche intraprese dagli attivisti e dalle lobby, quello delle armi rimane un serio problema sociale nel Nord America, dove il livello di violenza cresce giornalmente. I fattori scatenanti queste escalation sono molteplici, spessi ascrivibili a problematiche sociali, economiche, o legate a fattori culturali e razziali. Ma ciò non toglie che nuove categorie, nell’analisi del problema possano sorgere, sconvolgendo tutti gli schemi interpretativi del fenomeno.
L’accessibilità alle armi è un problema serio, mai fermamente affrontato. Non solo da un punto di vista politico, ma anche dal punto di vista socio-culturale. Un problema che nessuno sembra voler affrontare.

Il presidente Trump ha accennato alla questione sul controllo delle armi, promettendo di affrontarlo più in là nel tempo, rimandando per l’ennesima volta il problema.
Resta l’amaro in bocca per i familiari delle vittime, che hanno visto i loro cari morire senza una valida ragione. Ancora una volta impotenti. Quel che è peggio, è che ancora una volta il problema verrà trattato come un “normale” fatto di cronaca.