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Studio del CNR, patologie respiratorie in aumento dal 1985

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Stop alle auto per tre giorni, anzi no, due, perché se piove l'inquinamento svanisce. Le scelte politiche nella lotta allo smog non sembrano riuscire a centrare con esattezza la dimensione del problema, se è vero quanto risulta da uno studio condotto dall'Istituto di Fisiologia del CNR di Pisa ...

Stop alle auto per tre giorni, anzi no, due, perché se piove l’inquinamento svanisce.

Le scelte politiche nella lotta allo smog non sembrano riuscire a centrare con esattezza la dimensione del problema, se è vero quanto risulta da uno studio condotto dall’Istituto di Fisiologia del CNR di Pisa in collaborazione con diverse università italiane (Pisa, Verona e Palermo): dal 1985 ad oggi, le patologie dell’apparato respiratorio risultano in forte e costante aumento.

Rispetto a una popolazione campione di 3000 individui residenti nel comune di Pisa, si sono registrati notevoli incrementi dei casi di asma (dal 3.4% al 7.2%), di rinite allergica (dal 16.2% all’impressionante 37.4%) e di broncopneumopatia cronica ostruttiva (dal 2.1% al 6.8%). Aumenti dell’ordine del doppio, insomma, quando non del triplo, nell’arco di trent’anni, ai quali dare una spiegazione certa non sembra semplice, anche se la contestuale osservazione, derivante da altri studi e ricerche, dell’aumento dei livelli di inquinamento, potrebbe suggerire una correlazione, anche se tutta da approfondire.

“Come già mostrato da ricerche precedenti” ha dichiarato la professoressa Sara Maio del CNR in un’intervista pubblicata dal giornale Respiratory Medicine, “l’abitudine al fumo e l’esposizione lavorativa restano fra i più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di affezioni respiratorie. Ad esempio, chi fuma anche meno di 7 pacchetti di sigarette all’anno rischia di soffrire in più rispetto ai non fumatori, dell’85% per quanto riguarda la tosse e dell’80% per l’espettorato”. “L’incremento dell’impatto delle malattie respiratorie sulla popolazione indicato dai risultati suggerisce di prestare ancora maggior attenzione agli sviluppi e alle cause di disturbi così comuni, di pianificare indagini epidemiologiche longitudinali e ampliare le conoscenze sui fattori potenzialmente associati a tale aumento”.