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Stupro di Firenze, carabiniere: "Abbiamo fatto i maschietti"

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L'inchiesta sullo stupro, avvenuto ai danni di due studentesse americane a Firenze, sembra aver confermato la colpevolezza dei due carabinieri.

Le indagini sullo stupro di Firenze, a danno delle due studentesse americane sono concluse. Uno dei due carabinieri accusati, Marco Camuffo ha parlato: “Capii che si era realizzata un’occasione di sesso e ci siamo comportati da maschietti”.

La notte di violenza

Il carabiniere accusato ha parlato davanti al pubblico ministero Ornella Galeoffi, durante gli interrogatori al quale sono stati sottoposti i due militari. La violenza è avvenuta in una notte dei primi giorni di settembre, a Firenze. I due carabinieri erano intervenuti per sedare una rissa scatenatasi fuori dalla discoteca Flo, situata in Piazzale Michelangelo. Marco Camuffo e il collega Pietro Costa hanno provato a giustificare il loro gesto come un “atto di galanteria”: le giovani potevano essere aggredite durante il tragitto verso casa o sul portone, con l’aiuto dei carabinieri non avrebbero corso nessun rischio. Marco Camuffo aggiunge anche che, sa di aver sbagliato a non avvisare il comandante ma non l’ha fatto “perché si è sempre fatto così”, “ci siamo consultati, perché eravamo titubanti” e abbiamo deciso di riaccompagnarle.

I due carabinieri avrebbero approfittato dello stato di ubriachezza delle due giovani, abusando di loro, una volta arrivati nella casa delle due americane, in via Borgo Santissimi Apostoli. Le dichiarazioni sui fatti successi quella notte sono arrivate anche dall’altro carabinieri indagato, Pietro Costa, che asserisce di aver fatto degli errori ma di non essere un mostro. Egli ha dichiarato agli inquirenti anche che il collega Marco Camuffo, ha tentato di abbassare i pantaloni alla studentessa che cerava di svincolarsi. Il carabiniere ha detto di non aver visto nient’altro. Lui invece, Pietro Costa, ha riferito che ha interrotto il rapporto più volte senza completarlo. Camuffo invece ha testimoniato che la studentessa era consenziente, “è stata lei a invitarmi a salire”, pensavo che si sarebbe risolto tutto con un semplice bacio innocente. Costa ha poi ammesso di aver fatto un errore anche se ” tutti sanno che queste americane spesso e volentieri fanno delle avences”, è una storia che conoscono la maggior parte delle persone. Le indagini sono state chiuse dalla procura militare di Roma.

La versione delle due ragazze

La testimonianza delle due studentesse americane, di 19 e 21 anni, era stata trascritta durante un interrogatorio durato ben 12 ore, in cui le giovani hanno ripercorso quella tragica notte. I difensori delle studentesse hanno sempre respinto ogni accusa di “consenso” al rapporto sessuale, in particolare la difesa si è schierata contro la versione del legale di Pietro Costa che sosteneva come une delle due ragazze avrebbe salvato il numero dello stupratore alla fine del rapporto.