Diversi esperti si sono schierati contro la decisione del governo di aumentare da 48 a 72 ore la durata del green pass rilasciato dopo un tampone molecolare negativo: dato che costituisce una fotografia del momento del test e dieci minuti dopo ci si può già infettare, non pochi tecnici l’hanno ritenuta una misura azzardata.
Scienziati sul tampone di 72 ore: parlano Ricciardi e Pregliasco
Walter Ricciardi, il consulente del ministro alla Salute Roberto Speranza, ha spiegato che il tampone molecolare è affidabile ma in tre giorni può succedere di tutto: “Uno magari si infetta, va sul posto di lavoro, a scuola, in ospedale e infetta gli altri. Sono quindi un po’ perplesso“. A suo dire l’attribuzione del certificato verde con i tamponi dovrebbe addirittura cessare e rimanere solo per le persone vaccinate o guarite.
Secondo Fabrizio Pregliasco, igienista dell’Università di Milano e direttore del Galeazzi ci sarebbe inoltre un problema di affidabilità. Anche con il tampone molecolare c’è infatti un certo rischio di falsi negativi rispetto a chi è in una fase di incubazione della malattia. Ad aggiungere benzina sul fuoco Nino Cartabellotta, che ha definito la decisione dell’esecutivo “un rischioso compromesso politico“.
Scienziati sul tampone di 72 ore: parla Andreoni
Non sembra invece particolarmente preoccupato per la misura Massimo Andreoni, primario delle malattie infettive di Tor Vergata a Roma. A suo dire tre giorni possono andare bene perché il test molecolare ha una maggiore sensibilità: “Se lo paragoniamo al tampone rapido, che è meno affidabile, ha senso attribuire ai due esami una durata diversa perché il primo è migliore”.