> > Taranto, fiume rosso nei pressi dell'Ilva per colpa del maltempo. Le foto

Taranto, fiume rosso nei pressi dell'Ilva per colpa del maltempo. Le foto

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Il maltempo colpisce Taranto aprendo così al dibattito sull'Ilva e su cosa è stato fatto o non dal governo Gentiloni.

Dal mondo social partono le proteste e giungono al premier Gentiloni le foto di un fiume che si colora di rosso, a Taranto.
Nei pressi di uno stabilimento dell’Ilva, la pioggia si è riversata tra le strade mescolandosi con le polveri del siderurgico. Le immagini ormai virali sul web testimoniano un manto acquoso colorato che fa paura.
I cittadini, indignati, temono che uno scarico non autorizzato di liquami inquinanti possa causare gravi danni grazie alla pioggia che repentinamente scorre tra le vie tarantine, trasportando le polveri ovunque.

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Taranto, produzione strategica

Ma il fenomeno non è il primo: la banchina vicino l’Ilva era già sotto sequestro. Alcuni dirigenti si sono prontamente difesi affermando che la zona del fenomeno è sicura e protetta da appositi bordi in cemento che non permettono la fuoriuscita delle polveri. Ciò che il governo considera “produzione strategica per la nazione”, per gli abitanti della città pugliese è una vergogna che mette in pericolo la propria salute. Le proteste continuano da anni e sembra che i torrenti rossi di Taranto siano un’abitudine per i cittadini, ormai stanchi e arresi ad un destino crudele che mette a rischio le loro vite ogni giorno.

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Il sangue dei tarantini

Sede dello stabilimento d’acciaio da oltre cinquant’anni, Taranto continua a combattere. Quello che scorre all’Ilva non è il ferro, ma il “sangue dei tarantini”. Un’espressione nata dalla delusione di una popolazione indignata che urla e cerca giustizia. La città pugliese non chiede un mondo perfetto, ma un posto in cui vivere serenamente ogni giorno. Uno di quei posti in cui poter aprire la finestra la mattina e respirare a pieni polmoni la vita. Ma ciò non è ancora possibile. Basta una pioggia per risvegliare il terrore.

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Esiliati dalla propria città

Le denunce continuano e corrono come corre l’acqua rossa tra le strade. E’ una gara contro il tempo per salvare la dignità di una città sottoposta a condizioni ambientali non accettabili. “Vedere questo mare rosso ci fa ricordare le tombe dei nostri morti”: lo scrivono sulla pagina Genitori tarantini di Facebook. Frasi dure e sintomo di un risentimento che forse avrà fine solo quando giustizia sarà fatta. Testimonianze della città tarantina affermano di essere costrette a vivere fuori dalla propria città natale per via delle conseguenze sulla propria salute derivanti dalle polveri nell’aria. Abituati a questo esilio, ricordano con rammarico i momenti di una vita felice nella propria terra. A Natale sarebbe bello poter tornare a casa nella città in cui si è nati. Per alcuni di loro, invece, il Natale è solo un modo per ricordare quanto manchi loro l’aria, un tempo pura, di casa.