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Teatro Bellini, la nuova stagione con Martone, Servillo e Zingaretti

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La stagione 2015/2016 del teatro Bellini inaugura una progettazione a lungo termine in cui i fratelli Russo ribadiscono fortemente l'identità culturale partenopea. Il Bellini come ogni anno offre una rosa di spettacoli variegata e di alto livello. Quest’anno tra le grandi proposte si distin...

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La stagione 2015/2016 del teatro Bellini inaugura una progettazione a lungo termine in cui i fratelli Russo ribadiscono fortemente l’identità culturale partenopea. Il Bellini come ogni anno offre una rosa di spettacoli variegata e di alto livello. Quest’anno tra le grandi proposte si distingue Carmen diretta da Mario Martone, dove Bizet è ripensato e interpretato dall’Orchestra di Piazza Vittorio, La parola canta, ritratto di Napoli in versi e musica pensato da Toni e Peppe Servillo in scena con i Solis String Quartet e Luca Zingaretti che dirige e interpreta The Pride, del drammaturgo inglese A. K. Campbell e Gospodin, il testo del giovane tedesco Philipp Löhle, realizzato e diretto da Giorgio Barberio Corsetti e interpretato da Claudio Santamaria. Una programmazione che spazia tra teatro, danza, musica e pittura che raggiunge uno dei suoi picchi con lo spettacolo evento: La Verità di Daniele Finzi Pasca, in cui 13 artisti saranno riuniti intorno a un gigantesco fondale originale dipinto da Salvador Dalí. E ancora spazio alla scrittura scenica di Punta Corsara, Emma Dante, Antonio Latella, accanto alla grande prosa di Franco Branciaroli, Pamela Villoresi e Arturo Cirillo, insieme ai progetti a metà tra teatro e musica come La musica provata di Erri De Luca e quelli in cui l’arte sposa il sociale, come il Ferite a morte di Serena Dandini con Lella Costa. La stagione 2015/2016 si sviluppa anche nello spazio chiamato Piccolo Bellini, dove tra gli spettacoli segnaliamo Novantadue di Claudio Fava e Week end di Ruccello con Margherita Di Rauso. Spazio anche alla danza contemporanea con un progetto di ampio respiro.

Di seguito riportiamo la programmazione della sala principale:

1 ottobre

Live APPARAT Soundtracks

realizzato da Teatro Bellini, Village Blues, Drop e Lunare Project

Sascha Ring, punto di riferimento delle sonorità berlinesi, dopo aver pubblicato tre album con il nome di “Apparat” ed essersi esibito in migliaia di teatri, club e festival di tutto il mondo, fa tappa al Teatro Bellini nell’ambito del suo Soundtracks Live, il tour europeo che durerà da agosto a novembre 2015. Sascha è una esile e spettinata figura dandy capace di creare brani ricchi di sfumature, animato dalla volontà di «smuovere le persone per fargli provare qualcosa». E lo fa sperimentando generi e sonorità, cimentandosi con i progetti e le sfide più disparate: dalla musica techno da dancefloor alle musiche originali per il teatro e per il cinema, tra cui ricordiamo la colonna sonora de Il giovane favoloso di Mario Martone, il film sulla vita di Giacomo Leopardi candidato a ben 14 David di Donatello, compreso quello per le migliori musiche originali. Il suo show (suonato) includerà la nuova musica scritta per il teatro e per il cinema e sarà accompagnato dai visual dei Transforma, gli artisti tedeschi che già hanno accompagnato Apparat in Krieg und Frieden (Guerra e Pace), il tour del 2013 in cui eseguiva dal vivo le musiche originali realizzate per uno spettacolo teatrale tratto dal testo di Tolstoj.

15 ottobre

PASSIONE live

da un’idea di John Turturro

con James Senese Napoli Centrale, Raiz & Almamegretta, Pietra Montecorvino, Gennaro Cosmo Parlato, M’Barka Ben Taleb, Spakkaneapolis 55

direzione artistica Federico Vacalebre

direzione musicale Luigi De Rienzo

produzione Arealive

È stato definito «un nuovo Buena Vista Social Club» (Time Out – New York) che «ti spezza il cuore e ti manda in estasi» (The New York Times) con «un cast d‘eccezione che ha fuso il meglio della musica napoletana e non» (Il Fatto Quotidiano). È Passione, l’indimenticabile film diretto da John Turturro, un viaggio nella musica di Napoli che poi è diventato un concerto-spettacolo di strepitoso successo dal titolo Passione live. Oggi, Passione live torna in una veste musicale e scenografica tutta nuova e diventa uno spettacolo teatrale che ha la supervisione registica di John Turturro, la direzione artistica del critico musicale Federico Vacalebre e la direzione musicale di Luigi De Rienzo. Lo spettacolo vedrà gli artisti alternarsi sul palco per proporre grandi classici della canzone napoletana e successi contemporanei, firmati Almamegretta, Napoli Centrale, Bennato, in un incontro seducente tra il passato illustre della canzone tradizionale e l’anima creativa della Napoli contemporanea. Saranno protagonisti il groove di Raiz & Almamegretta, il timbro graffiante di Pietra Montecorvino, il raffinato operatic-pop di Gennaro Cosmo Parlato, la sensualità orientale di M’Barka Ben Taleb e la world music verace degli Spakkaneapolis 55. In più, questa edizione 2015 di Passione live renderà un corposo omaggio all’opera del “lazzaro felice” Pino Daniele, un tributo inevitabilmente accompagnato dal sassofono di James Senese.

dal 23 ottobre all’1 novembre

QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO

di Dale Wasserman
dall’omonimo romanzo di Ken Kesey
versione italiana Giovanni Lombardo Radice
adattamento Maurizio de Giovanni
con Daniele Russo, Elisabetta Valgoi, Mauro Marino, Marco Cavicchioli, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici, Giulio Federico Janni, Daniele Marino, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi, Gabriele Granito, Giulia Merelli
uno spettacolo di Alessandro Gassmann
produzione Fondazione Teatro di Napoli

Prima di intraprendere una lunga tournèe italiana, Qualcuno volò sul nido del cuculo apre la stagione teatrale 2015/2016 del Bellini. Torna in scena la storia dell’amicizia tra Randle McMurphy – uno sfacciato delinquente che si finge matto preferendo un ospedale psichiatrico alla galera – e i suoi compagni di reclusione, scritta da Ken Kesey nel 1962, resa da Dale Wasserman uno spettacolo per Broadway e poi da Miloš Forman un film, interpretato da un indimenticabile Jack Nicholson. Torna rielaborata dallo scrittore Maurizio de Giovanni, in un adattamento che, senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, ha avvicinato a noi questa storia tutta americana: Randle McMurphy è Dario Danise, interpretato da Daniele Russo, e la sua vicenda si svolge nel 1982 nell’Ospedale psichiatrico di Aversa. Alessandro Gassmann ha ideato un allestimento personalissimo, elegante e contemporaneo, e diretto un cast eccezionale. Il risultato è uno spettacolo appassionato, commovente e divertente, imperdibile, per la sua estetica dirompente e per la sua forte carica emotiva e sociale.

dal 3 all’8 novembre

LA MUSICA PROVATA

di e con Erri de Luca

e con Nicky Nicolai, Stefano Di Battista, Roberto Pistolesi, Daniele Sorrentino, Andrea Rea

produzione Roberto Ramberti per Skyline Productions

La musica provata è una sorta di autobiografia musicale, dove le musiche di una vita s’intrecciano con i ricordi e con le amicizie attraverso le nuove canzoni di Erri De Luca, arrangiate da Stefano Di Battista e interpretate da Nicky Nicolai. «Le canzoni come gli odori e più della vista affilano i ricordi» dice lo scrittore e da qui nasce quella che definisce una «chiacchierata musicale»: le note si mescolano alle parole e la musica diventa visione, in uno scambio costante con la letteratura, partenopea e non. Erri De Luca dirige le corde della band che dà corpo alla sue parole, è il direttore d’orchestra che dà il tempo alle note mentre la voce di Nicky Nicolai porta i versi al di là della legge di gravità.

dal 10 al 15 novembre

ENRICO IV

di Luigi Pirandello

con Franco Branciaroli, Melania Giglio, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti
Valentina Violo, Tommaso Cardarelli, Daniele Griggio
e con Sebastiano Bottari, Andrea Carabelli, Pier Paolo D’Alessandro, Mattia Sartoni

regia Franco Branciaroli

produzione CTB Teatro Stabile di Brescia, Teatro de Gli Incamminati
Un uomo cade da cavallo e sviene mentre, in occasione di un ballo in maschera, era travestito da Enrico IV; lo shock gli fa perdere il senno, per cui si risveglia convinto di essere davvero il sovrano e per i vent’anni successivi, circondato dalla condiscendenza della famiglia che gli inscena intorno la “corte”, vive come se fosse Enrico IV. È davvero pazzo o è così lucido da aver capito che interpretare il ruolo del re è l’unico modo per sopravvivere in un presente che non gli si addice? Attualissimo, seppur scritto nel 1921, Enrico IV costituisce un tassello fondamentale dello studio intrapreso da Pirandello sui labili confini tra realtà e finzione, tra normalità e follia, tra l’essenza dell’animo di ciascuno di noi e il personaggio in cui siamo ingabbiati dalla società. Franco Branciaroli, dopo i recenti successi ottenuti con Servo di scena e Don Chisciotte, continua la sua indagine sui grandi personaggi del teatro confrontandosi per la prima volta con un testo del drammaturgo agrigentino, esaltandone la grandezza e la dimensione “atemporale”, in una messinscena moderna e raffinata che ha riscosso un enorme successo di critica e pubblico.

dal 18 al 22 novembre

TI REGALO LA MIA MORTE, VERONIKA

di Federico Bellini e Antonio Latella

liberamente ispirato alla poetica del cinema fassbinderiano

con Monica Piseddu e (in o.a.) Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Ballitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Nicole Kehrberger, Candida Nieri, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa.

regia Antonio Latella

produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione nell’ambito del Progetto Prospero

Dopo il pluripremiato Un tram che si chiama desiderio, Antonio Latella prosegue la propria analisi nell’universo femminile con uno spettacolo che rilegge i miti del cinema occidentale. Ti regalo la mia morte, Veronika si ispira all’opera cinematografica di Rainer Werner Fassbinder, in particolare alle creazioni che il regista bavarese ha dedicato alla rappresentazione e all’analisi della donna. Partendo dalla rievocazione della vicenda del film Veronika Voss, durante lo spettacolo incontreremo alcune tra le figure femminili protagoniste del cinema di Fassbinder. Donne che, tutte insieme, costituiscono idealmente un’unica opera, un lavoro in cui sguardo cinematografico e biografia personale tendono a coincidere. Entriamo così nella mente di Veronika, diva sul viale del tramonto e vittima della morfina somministratale da medici senza scrupoli, dove i ricordi e i personaggi rievocati diventano apparizioni in bianco e nero. Un viaggio in cui Veronika e le altre eroine del cinema fassbinderiano regalano il proprio sacrificio al loro ideatore, regista, medico e carnefice. Una corsa folle, senza protezioni, una prolungata allucinazione dove realtà e finzione diventano quasi indistinguibili.

dall’1 al 6 dicembre

FERITE A MORTE

di Serena Dandini
collaborazione ai testi Maura Misiti
con Lella Costa, Orsetta de’ Rossi, Giorgia Cardaci, Rita Pelusio
messinscena a cura di Serena Dandini
produzione Mismaonda, Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano
con il patrocinio del Ministero degli Esteri, ENI

Ferite a morte nasce nel 2012 come progetto teatrale sul femminicidio scritto e diretto da Serena Dandini. Un’antologia di monologhi sulla falsariga della famosa Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, realizzata attingendo alla cronaca e alle indagini giornalistiche, per dare voce alle donne che hanno perso la vita per mano di un marito, un compagno, un amante o un “ex”. Ferite a morte è stato presentato prima come lettura-evento: all’immaginario racconto postumo delle vittime davano voce donne illustri del mondo della cultura, dello spettacolo, della politica e della società civile, in un’ottica di sensibilizzazione verso l’argomento. Dal 2013 è, poi, diventato uno spettacolo vero e proprio, recitato da una compagnia stabile composta da Lella Costa, Orsetta de Rossi, Giorgia Cardaci, Rita Pelusio. Saranno loro, su una scena teatrale sobria arricchita da un grande schermo su cui scorrono filmati ed immagini evocative, ad alternarsi sul palco e raccontare le “loro” storie, con un linguaggio poliforme, ora drammatico ora leggero, che usa i toni ironici e grotteschi propri della scrittura di Serena Dandini.

dall’8 al 13 dicembre

LA VERITÀ

di Daniele Finzi Pasca

con Moira Albertalli, Jean-Philippe Cuerrier, Annie-Kim Déry, Stéphane Gentilini, Andrée-Anne Gingras-Roy, Catherine Girard, Evelyne Laforest, Francesco Lanciotti,, David Menes, Marco Paoletti, Felix Salas, Beatriz Sayad, Rolando Tarquini

regia Daniele Finzi Pasca

produzione Compagnia Finzi Pasca

In esclusiva al Teatro Bellini uno spettacolo magico, nato dal genio creativo di Daniele Finzi Pasca, che torna a Napoli dopo la straordinaria esperienza di Pagliacci al Teatro di San Carlo. Finzi pasca racconta che l’idea de La Verità è nata dall’unione di due suggestioni lontane nello spazio e nel tempo. La prima: la notizia che in una cassa di legno custodita nel deposito di un teatro di New York viene trovato uno dei teloni dipinti da Salvador Dalí negli anni quaranta per l’opera Tristano e Isotta. La seconda: sua moglie, nonché sua storica collaboratrice, mentre gli diceva che le sarebbe piaciuto produrre uno spettacolo in cui l’acrobazia prendesse il volo, gli mostrò un appunto che aveva scritto su di uno dei suoi quaderni: «la verità è tutto ciò che abbiamo sognato, che abbiamo vissuto, che abbiamo inventato, tutto quello che fa parte della nostra memoria». La Verità è acrobazia, danza, musica e teatro, sono 13 artisti raccolti intorno al gigantesco dipinto di Salvador Dalí, uno spettacolo che lo stesso autore descrive come «una distesa di fiori gialli, di personaggi bendati, velati, come le statue di Giuseppe Sanmartino della Cappella Sansevero di Napoli. Mani con dita lunghissime, ombre che deformano le proporzioni, rosso sangue, bianco, il blu del mantello di Maria, scale sospese nel vuoto, equilibri impossibili, corpi che si dislocano, piume e paillettes come se la storia prendesse vita in un vaudeville decadente con un direttore che cerca idee per risollevare le sorti della baracca».

dal 17 al 31 dicembre

DIGNITÀ AUTONOME DI PROSTITUZIONE

uno spettacolo di Luciano Melchionna

dal format di Betta Cianchini e Luciano Melchionna

produzione Fondazione Teatro di Napoli

Dignità Autonome di Prostituzione è, più che uno spettacolo, una vera e propria esperienza teatrale che ha decisamente scardinato le convenzioni classiche del Teatro. È stato accolto, infatti, dal pubblico come un’imperdibile novità, un “luna park delle emozioni”. Durante DAdP il Teatro si trasforma in un bordello, in una vera e propria “casa chiusa dell’Arte” completamente immersa in una luce rossa che fa intuire immediatamente la dimensione intrigante e stravagante che accoglierà il pubblico. Rigorosamente in vestaglia o giacca da camera, gli attori, come delle prostitute, adescano e si lasciano abbordare dagli spettatori, i “clienti” che muniti di “dollarini”dovranno contrattare il prezzo delle singole prestazioni, le cosiddette “pillole di piacere”: monologhi classici e contemporanei. Uno spettacolo inusuale che vuole far riflettere divertendo. Come dice lo stesso ideatore, autore e regista Luciano Melchionna, «è uno stupore nuovamente sollecitato, tramite un teatro che non è autocelebrativo, ermetico o fine a se stesso, ma prima di tutto magia e sogno». Un sogno che prende vita negli spazi più imprevedibili del Teatro, durante una serata che catapulta lo spettatore in una dimensione surreale e lo accompagna in un percorso itinerante, attraverso luoghi ‘segreti’, generalmente non accessibili.

Mi paghi prima e anche dopo se ti è piaciuto.

dal 5 al 17 gennaio

LA PAROLA CANTA

con Peppe e Toni Servillo
e con i Solis String Quartet: Vincenzo Di Donna, Luigi De Maio, Gerardo Morrone, Antonio Di Francia
produzione Teatri Uniti

Dopo Le voci di dentro Toni e Peppe scelgono ancora il Teatro Bellini per portare a Napoli la loro ultima creazione, La parola canta. Un concerto, un recital, una festa fatta di musica, poesia e canzoni che celebra Napoli, l’eterna magia della sua tradizione vivente, l’importanza dell’incontro fra le epoche e della più ampia condivisione culturale. I due artisti, con il prezioso e suggestivo supporto dei Solis String Quartet, cantano poesie e recitano canzoni, facendo rivivere e rendendo omaggio ad alcune delle vette più alte della cultura scenica partenopea. Le parole di autori classici, da Eduardo De Filippo a Raffaele Viviani e Libero Bovio, insieme alle voci contemporanee di Enzo Moscato, Mimmo Borrelli e Michele Sovente compongono quello che Toni Servillo ha definito: «uno spettacolo dove il teatro si fa musica e la musica si fa teatro. Là dove il teatro talvolta non riesce, la musica ricapitola la nostra esistenza e ci consente di immaginarne un’altra».

dal 20 al 24 gennaio

GOSPODIN

di Philipp Löhle

con Claudio Santamaria, Federica Santoro e Marcello Prayer

regia Giorgio Barberio Corsetti

produzione Fattore K. / L’UOVO Teatro Stabile Di Innovazione

in collaborazione con Romaeuropa Festival

Per la prima volta in Italia la storia di Gennant Gospodin, il bizzarro personaggio nato dalla penna del giovane e pluripremiato drammaturgo tedesco Philipp Löhle. A interpretarlo, Claudio Santamaria in un raffinato allestimento di Giorgio Barberio Corsetti. Chi è Gospodin? È un anti-eroe che persegue testardamente un intento eroico: vivere rifiutando il concetto di denaro. Trascorre le sue giornate abbastanza tranquillamente portando a passeggio il suo lama, attività che gli fa raccattare delle mance che gli garantiscono la sopravvivenza, fino a quando Greenpeace non gli sottrae l’animale, la sua fidanzata non lo molla portandogli via i (pochi) mobili da casa e il suo migliore amico, un sedicente artista contemporaneo in cerca di materiale per creare la sua installazione, non si appropria dei suoi obsoleti elettrodomestici. In compenso, gli viene lasciata da un conoscente con l’hobby saltuario della delinquenza una valigia piena di soldi… ma lui proprio quella non la vuole! Veniamo trascinati nelle surreali (dis)avventure del protagonista, in un mondo popolato da personaggi assurdi almeno quanto lui, che compongono uno spettacolo ironico, poetico e paradossale durante il quale non solo ci affezioneremo al testardo idealismo di questo moderno Don Chischiotte alle prese con i mulini a vento, ma riusciremo anche a trovarci d’accordo con lui poiché, come sottolinea Barberio Corsetti «Gospodin siamo noi, quando vorremmo mollare tutto e vivere in pace, senza il condizionamento, la pressione del guadagno… Gospodin è comico, è tragico, è adesso…»

dal 26 al 31 gennaio

CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?

di Edward Albee

traduzione Ettore Capriolo
con Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Valentina Picello, Edoardo Ribatto

regia Arturo Cirillo

produzione TieffeTeatro

Scritto nel 1962 dal drammaturgo statunitense Edward Albee, Chi ha paura di Virginia Woolf? ha debuttato nello stesso anno a Broadway; da allora, la pièce non ha mai smesso di essere rappresentata nei teatri di tutto il mondo, oltre a essere stata, nel 1966, oggetto di un’indimenticabile trasposizione cinematografica con Richard Burton e Elisabeth Taylor per la regia di Mike Nichols. Ancora oggi attualissimo, è un dramma sull’amore, sull’incomunicabilità e sull’angoscia del presente che si snoda attraverso l’incontro/confronto fra due coppie. George, un professore universitario e Martha, sua moglie, ricevono a casa i novelli sposi Nick e Honey; complici l’alcool e le insoddisfazioni represse, la serata si trasforma in una sorta di gioco al massacro, in cui, attraverso dialoghi fittissimi, verranno messi a nudo tutti i conflitti interiori, i fallimenti e le fragilità dei personaggi e dei loro rapporti di coppia. Arturo Cirillo si appropria completamente del testo di Albee, ne cerca gli “elementi misteriosi”. «Difficile non restare colpiti dalla violenza emotiva con cui Cirillo, napoletano, “allievo” di Carlo Cecchi, ha raccontato l’amore della coppia, a partire da Chi ha paura di Virginia Woolf?, autentica fenomenologia delle dinamiche amorose che covano odio, crudeltà, lotta…» Anna Bandettini La Repubblica.

dal 2 al 7 febbraio

IL MONDO NON MI DEVE NULLA

di Massimo Carlotto

con Pamela Villoresi e Claudio Casadio

regia Francesco Zecca

produzione Teatro e Società, Accademia Perduta/Romagna Teatri, CSS Teatro Stabile D’Innovazione FVG

La penna di Massimo Carlotto si confronta ancora una volta con la scrittura drammaturgica: dopo il successo di Oscura immensità, lo scrittore adatta per il teatro il suo romanzo Il mondo non mi deve nulla. In una Rimini insolitamente sonnolenta, non ancora aggredita dai turisti, avviene l’incontro casuale tra Lise e Anselmo, interpretati da Pamela Villoresi e Claudio Casadio. Lei è un’ex crupier tedesca, lui un ladro romagnolo che tenta di rubare in casa sua, lei è stravagante e coraggiosa, lui è un sognatore che si vergogna della sua “professione”, intrapresa per necessità. Due esseri umani diversissimi, con un’idea opposta della vita tra i quali, in maniera naturale e inaspettata, si instaurerà un rapporto intenso. Con il suo ritmo veloce e i suoi dialoghi brillanti Il mondo non mi deve nulla ci fornisce l’occasione per riflettere in maniera scanzonata sul senso della vita e sulle casualità che la condizionano.

dal 9 al 14 febbraio

EURIDICE E ORFEO

di Valeria Parrella
con Michele Riondino, Federica Fracassi, Davide Compagnone, Raffaella Gardon
musica in scena Guido Sodo, Raffaella Gardon
regia Davide Iodice
produzione Fondazione Teatro di Napoli

Valeria Parrella rielabora il mito di Orfeo ed Euridice proponendone una lettura in chiave contemporanea: «Gluck, Anouilh, Cocteau per le scene, ma anche Bufalino, Pavese: ognuno ha una risposta diversa su quell’ultimo voltarsi di Orfeo, sul perché lo fa. Commovente il passaggio di Rilke, forse tratto dalla visione di un bassorilievo custodito qui: nel Museo Archeologico di Napoli. Respexit dice la tradizione (di Virgilio nelle Bucoliche e Ovidio nelle Metamorfosi): e a questo verbo, che non ha un equivalente in italiano, perché significa “si voltò indietro”, ma che contiene in sé anche la radice del “respectum”, del rispetto, io ho dato credito e seguito; così come a quel bassorilievo, in cui compare un Hermes, assieme a Euridice e Orfeo. Ho scritto – conclude l’autrice – una novella che diventa un testo teatrale, una storia non realistica: piuttosto orientata alla filosofia e alla psicologia della perdita e dell’elaborazione del lutto». Un’opera a tre voci che sarà diretta da Davide Iodice: «Voglio lasciare la parola alla Parola, ora che vi ritorno dopo anni di una drammaturgia tutta ispirata dalla scena. Qui dico allora solo del canto di Orfeo, che è questione simbolica ed estetica insieme, poiché la prima domanda che mi sono posto nell’affrontare nuovamente questo mito, più volte declinato in visioni nei miei lavori, è stata: come rendere quel canto, così commovente da ammansire le bestie, così commovente da spalancare le porte degli inferi, (qualunque sia il loro significato)? Nessuna voce può, mi sono detto. Poi, ascoltando il suono-senso delle parole nella voce viva degli attori, ho inteso che tutta la bellissima prosa-poetica del testo fosse quel canto, insieme di Euridice e Orfeo, e allora abbiamo cominciato a lavorare ad un unico flusso sonoro, un concertato o un corale, se vogliamo, che tentasse di restituire alla Parola il suo potere ipnotico, evocativo: la sua emozione. Per il resto, questa è una dichiarazione d’amore».

dal 16 al 28 febbraio

THE PRIDE

di Alexi Kaye Campbell

traduzione Monica Capuani

con Luca Zingaretti e Valeria Milillo, Riccardo Bocci e cast in via di definizione

regia Luca Zingaretti

produzione Zocotoco srl

Luca Zingaretti dirige e interpreta, The Pride un testo enigmatico costruito magnificamente con un’alternanza tra due storie distinte e separate che si svolgono in periodi diversi: il 1958 e il 2008. In entrambe, i tre personaggi principali condividono gli stessi nomi e, per volere dell’autore, sono interpretati dagli stessi attori, a sottolineare che i personaggi di una storia sono le ombre di quelli dell’altra.

È il 1958. Philip è sposato con Sylvia, che sta lavorando alle illustrazioni dell’ultimo libro per bambini di Oliver. C’è una strana vibrazione che scatta tra i due uomini quando si incontrano per la prima volta. Comincia tra loro un gioco che li costringe a girare intorno a qualcosa che è impossibile affrontare esplicitamente.

È il 2008. Stufo della sua imperscrutabile infedeltà, Philip, un photo-reporter, lascia Oliver, giornalista di talento con cui ha una relazione da un anno e mezzo. Oliver si ritrova da solo ad annegare le sue pene nel whisky e nei giochi di ruolo con uomini improbabili che cerca su Internet finché arruola Sylvia, che gli ha presentato Philip, per contrastare la solitudine e cercare di capire grazie alla sua amicizia le ragioni del proprio comportamento.

Le azioni che Philip, Oliver e Sylvia compiono nello specchio del 1958 influenzano e spiegano quelle che avvengono nel 2008. I dialoghi brillanti e divertenti e le acute osservazioni di Alexi Kaye Campbell riescono a disegnare dei personaggi potenti, vitali, alla continua ricerca della propria identità.

dall’8 al 13 marzo

HAMLET TRAVESTIE

da John Poole e Antonio Petito a William Shakespeare

di Emanuele Valenti e Gianni Vastarella

con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Carmine Paternoster, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella

regia Emanuele Valenti

produzione 369gradi in collaborazione con Teatro Franco Parenti con il sostegno di Olinda, Armunia /Inequilibrio Festival, Fuori Luogo – La Spezia

La compagnia Punta Corsara è una perla del panorama teatrale italiano: nata da un progetto laboratoriale nel quartiere napoletano di Scampia, oggi è un’autonoma realtà professionale che può già vantare, nonostante la sua breve storia, numerosi riconoscimenti tra cui il Premio della Critica, il premio In-Box, il Premio Histrio e due Ubu. Con Hamlet Travestie, mescolando magistralmente l’omonima opera di John Poole – una riscrittura ottocentesca in forma di parodia dell’Amleto di Shakespeare – con l’indimenticabile Don Fausto di Antonio Petito, assistiamo a un lavoro originalissimo che porta in scena le vicende di una famiglia napoletana di oggi: i Barilotto. Questo sgangherato nucleo familiare, già quotidianemante impegnato nella gestione di una bancarella e dei molti debiti da saldare, vede aggravarsi la propria situazione quando uno di loro, il giovane Amleto, sconvolto dalla morte del padre e confuso dal nome che porta, si aliena dalla realtà e si convince di essere condannato allo stesso destino del principe di Danimarca. Da qui, la decisione del resto della famiglia di inscenare l’Amleto di Shakespeare per procurare al ragazzo un salutare shock che lo rinsavisca… I “corsari” creano una messinscena brillante in cui una serie di situazioni tragicamente comiche si dipanano a ritmo serrato, regalandoci uno spettacolo godibilissimo e dimostrandoci quanto possa essere felice il dialogo tra la tradizione farsesca napoletana e il grande teatro europeo.

dal 18 al 20 marzo

ARANCIA MECCANICA

di Anthony Burgess

con Alfredo Angelici, Martina Galletta, Sebastiano Gavasso, Giulio Federico Janni, Alessio Piazza, Daniele Russo, Paola Sambo

regia Gabriele Russo

produzione Fondazione Teatro di Napoli

Arancia meccanica, è il romanzo che Anthony Burgess scrisse nel 1962, divenuto un cult grazie alla trasposizione cinematografica che ne fece Stanley Kubrick nel 1971. A distanza di oltre cinquant’anni dalla sua stesura, ci si rende conto di quanto Burgess avesse saputo guardare oltre il suo tempo presagendo, attraverso la storia di Alex e dei suoi amici Drughi, una società sempre più incline al controllo delle coscienze e all’indottrinamento verso un “pensiero unico”. La messinscena di Gabriele Russo parte dall’adattamento drammaturgico che lo stesso Burgess fece del romanzo e rimane fedele alla volontà del testo originale di porre delle domande e di scuotere le coscienze. Sceglie di farlo attraverso un originale e raffinato racconto per immagini e suoni, dove le scene di Roberto Crea e le musiche di Marco Castoldi, in arte Morgan, sono parte integrante della narrazione, agiscono con gli attori, tasselli di un lavoro dall’estetica mozzafiato e dall’emotività dirompente. Un meccanismo perfetto, che riesce a incantare ma, al tempo stesso che spinge a una seria riflessione sulla libertà di scelta e sul vero significato della parola libertà. Dopo il successo delle passate stagioni lo spettacolo è di nuovo in tournèe in Italia e farà ancora una volta tappa nel Teatro che ne ha decretato il successo.

dal 29 marzo al 3 aprile

OPERETTA BURLESCA

di Emma Dante

con Viola Carinci, Roberto Galbo, Francesco Guida, Carmine Maringola

regia Emma Dante

produzione Sud Costa Occidentale

Ancora una volta è il Sud a fare da sfondo all’ultima creazione di Emma Dante, che torna al Teatro Bellini per presentare la sua Operetta burlesca. È nella provincia napoletana, alle pendici del Vesuvio che vive Pietro, un uomo di circa quarant’anni. Pietro abita ancora con i suoi genitori e si divide tra il suo lavoro in una pompa di benzina, le scappate settimanali a Napoli – la grande città che gli consente di uscire, di passeggiare liberamente e di essere se stesso, in un anonimato che lo rassicura – e i momenti in cui balla da solo, chiuso nella sua stanza, indossando gli abiti da donna e i tacchi alti acquistati a via Duomo. Pietro, imprigionato nel suo corpo da uomo, nel suo paesino di provincia e nella casa dei suoi genitori, dovrà trovare il modo di gestire l’ingresso nella sua vita di un amore finalmente corrisposto… La vulcanica artista siciliana affronta un tema attualissimo con il suo linguaggio unico fatto di musica, colori, danza e poesia facendoci riflettere e sorridere con uno spettacolo che lei stessa ha definito «uno spogliarello dell’anima».

dal 12 al 24 aprile

CARMEN

di Enzo Moscato

adattamento e regia Mario Martone

direzione musicale Mario Tronco

con Iaia Forte, Roberto De Francesco e con Ernesto Mahieux, Giovanni Ludeno, Anna Redi, Francesco Di Leva, Houcine Ataa, Raul Scebba, Viviana Cangiano, Kyung Mi Lee
esecuzione dal vivo Orchestra di Piazza Vittorio

produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Carmen nelle mani di Mario Martone svela la sua natura più intima e popolare, tra zarzuela e bassi napoletani. Scrive il regista: «Quando ho pensato di dare vita con l’Orchestra di Piazza Vittorio a una Carmen napoletana, secondo i modelli del teatro musicale popolare che vanno da Raffaele Viviani alla sceneggiata, ho proposto a Enzo Moscato di scriverne il testo, chiedendogli un copione in cui ci fossero dialoghi e personaggi ispirati alla tradizione, ma guardando alla novella di Mérimée oltre che all’opera di Bizet. Quel che mi ha sempre affascinato della novella è il fatto che la vicenda è rievocata: Mérimée immagina che Don José gliela racconti in prigione, la sera prima di morire impiccato. Enzo ha colto al volo questa indicazione e ha scritto un testo che si muove su due piani, quello del racconto al presente e quello passato dell’azione rievocata. Ne è nato lo spettacolo che vedrete, in cui procedono di pari passo le parole di Mérimée e dei librettisti Meilhac e Halévy completamente reinventate da Moscato e la musica di Bizet trasfigurata da Mario Tronco con Leandro Piccioni e l’Orchestra di Piazza Vittorio. La contaminazione è totale: Napoli si pone come centro di un mondo latino fatto di nomadismi, dalla Spagna alla Francia e, via via trasmigrando, fino a Tunisi. La lingua e la musica sono al centro di tutto, il vortice che tutto attrae: l’amore, la passione, il tradimento, la libertà e la violenza, l’allegria e il dolore, il mistero. Non c’è un’epoca definita (anche se sentiamo balenare tanto la Napoli del dopoguerra quanto quella della criminalità dei nostri giorni), non c’è la Micaela dell’opera (che in Mérimée non esiste, serviva a Bizet per ragioni morali e musicali). Soprattutto, nel testo di Enzo Moscato, la protagonista non muore: a raccontare al “forestiero” (cioè a tutti noi) quanto è successo non c’è più solo Don José, anche Carmen prende finalmente parola».

Per tutte le altre attività segnaliamo il sito del teatro dove sono ampiamente riportati in dettaglio tutte le informazioni.

www.teatrobellini.it