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Tema contro Salvini: la Lega s'infuria, ma era una bufala

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Un'insegnante avrebbe chiesto agli alunni "Come facciamo a cacciare Salvini?". La denuncia del ministro su Fb. Ma era tutto finto.

Quando si dice una corretta valutazione nelle priorità del governo. E soprattutto nella scelta delle tematiche da affrontare nel discorso pubblico tra ministri ed elettorato. Nuova polemica social per il prolificissimo Matteo Salvini, autore di tweet e post immemorabili, dove gli sproloqui sul tema immigrazione e sicurezza si alternano a ipotesi di complotto e persecuzione ai propri danni da parte di losche e “sinistre” figure (che, insomma, fanno sempre bene al tasso di gradimento popolare). Questa volta l’oggetto della polemica è una frase, apparsa sul quaderno di un alunno di una scuola media del Bolognese. “Come cacciare Salvini?” riportava il ragazzino tra le domande di un compito. Subito è scoppiata la polemica, sollevata da post di genitori e alimentata dalla Lega. Lo stesso Salvini ha spiegato il senso (secondo lui) di quella domanda. Così ha scritto il ministro su Facebook: “Una insegnante di italiano avrebbe chiesto agli studenti ‘come facciamo a cacciare Salvini?’. Non ci voglio credere, verificherò”. Ma a smontare il caso è intervenuto l’ufficio scolastico regionale: “Non era un compito in classe”.

L’attacco della Lega

Secondo la Lega la domanda sarebbe stata inserita in un compito in classe di italiano. Sul caso si è espresso anche il consigliere regionale del Carroccio, Daniele Marchetti. Così anche il funzionario pubblico aveva attaccato: “Si tratta di un fatto, qualora confermato, gravissimo. Se è vero che stiamo indagando sulla veridicità della segnalazione che ci è arrivata, è anche vero che sin da ora è possibile trarre alcune conclusioni incontrovertibili: come si fa a porre una domanda simile a dei ragazzini di 11-14 anni?”. Basterebbe dare una lettura ai commenti a corredo del post denuncia del Ministro Salvini per trarre “conclusioni incontrovertibili” sulla deriva della nostra società piuttosto. Una realtà in cui stigmatizzazione del pensiero politico (quello ad esempio degli “insegnanti comunisti” con le loro “schifose idee”) e xenofobia sono all’ordine del giorno e, anzi, persino legittimati.

Un desiderio espresso dall’alunno

Ma il direttore generale dell’ufficio scolastico regionale per l’Emilia Romagna, Stefano Versari, è subito intervenuto a smontare la polemica. Ci ha pensato lui a sferzare una ventata di razionalità definendo il caso “inesistente”. Non si trattava di un compito in classe ma un desiderio particolare espresso dallo stesso alunno che, peraltro, secondo quanto riferito dalla dirigente scolastica dell’istituto, l’insegnante avrebbe persino chiesto di non trascrivere insieme agli altri. Eppure il desiderio – di cacciare Salvini – espresso da un ragazzino 12enne, che equipara la sua politica a malattie, guerre e cambiamenti climatici, potrebbe essere un interessante indicatore del sentimento di alcuni italiani. Ma no invece, eccolo lì pronto il sovvertimento nella lettura di questo episodio: sicuramente la mente di questo giovane ragazzo sarà stata deviata da un’informazione e da un’educazione partigiana, che osteggia la lotta verso la liberazione dell’Italia dai “pregiudizi politici”. Se solo non ci fossero questi “perbenisti di sinistra”…

Una realtà che cerca l’esorbitanza

Ad ogni modo Versari, intervistato dall’agenzia Ansa, ha fortunatametne chiarito la natura dell’incidente diplomatico. Quella domanda, ha spiegato, è stata scritta in seguito a un esercizio fatto in classe, la “bottega dei desideri: una pratica didattica fatta all’inizio di un nuovo ciclo scolastico per far conoscere i bambini tra di loro e all’insegnante. Ogni alunno esprime un desiderio e trascrive sul quaderno quelli degli altri, per parlarne poi insieme al docente e conoscersi”. “Per precauzione – conclude Versari – ho chiesto sull’episodio una relazione scritta. Ma ho la percezione di una realtà che cerca l’esorbitanza, e che quando l’esorbitanza non c’è tende a costruirla, a stravedere rispetto alla realtà. Non è un bel segnale”. Eppure qui si ha la sensazione che più che costruire una realtà esorbitante si cerchi piuttosto di diluire uno scenario politico e sociale sempre più preoccupante in un mare di inutili polemiche.