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Temperature negli uffici: come regolare le caldaie murali

caldaie murali

Qual è la temperatura ideale per lavorare negli uffici? Ecco come regolare le caldaie murali a seconda del Paese in cui si lavora.


Qual è la temperatura ideale che, per legge, permette di lavorare meglio negli uffici? Questa diventa una delle domande più frequenti nei periodi in cui a cambiare non è solo il clima, ma soprattutto la temperatura.

Si sa! Per lavorare meglio negli uffici non bisogna patire né il freddo e né il caldo eccessivo. Bisogna trovare quella temperatura ideale che permette di svolgere il proprio lavoro al meglio. Dunque, a quale temperatura si deve regolare il termostato delle diverse caldaie murali presenti in questi luoghi di lavoro? È difficile rispondere a questa domanda, perché è altrettanto difficile mettere d’accordo tutti sulla temperatura da mantenere per tutto il periodo invernale.

Tale difficoltà deriva dal fatto che ognuno percepisce con maggiore, o minore intensità, l’affaticamento dovuto al lavoro in un ambiente o troppo caldo, o troppo freddo. A ragion di ciò, vi è un’apposita legge che stabilisce la temperatura corretta da tenere nei luoghi di lavoro; così facendo, si stabilisce la temperatura ottimale per lavorare al meglio e, soprattutto, in modo sereno.

Le norme nazionali prevedono e stabiliscono che: negli uffici, così come nelle case e nelle scuole, la soglia massima della temperatura è di 20° in inverno, con una tolleranza di massimo 2° in più. Per quegli edifici che sono, invece, adibiti ad attività industriali, artigianali o simili, vi è lo stesso un regolamento sulla soglia massima della temperatura, ma, in questi casi, il tetto massimo scende a 18°, e, a differenza della prima categoria di edifici, questa temperatura non prevede una tolleranza in caso di variazione.

Tutte queste norme di limitazione sono racchiuse nel DPR numero 74/2013, il quale impone non solo la temperatura massima da mantenere nei luoghi di lavoro durante la stagione invernale, ma anche i limiti da rispettare durante la stagione estiva. Infatti, in estate, è previsto che la temperatura massima da rispettare sia quella di 26°, con una tolleranza di non più di 2° in meno.

In Italia, tra l’altro, vi sono delle norme apposite che determinano e stabiliscono le date di accensione del riscaldamento negli uffici. Ovviamente, in base alla geo-localizzazione e al clima abituale dell’area, l’impianto di riscaldamento viene attivato in momenti diversi. Se la Val d’Aosta a metà ottobre già mostra i primi segni del freddo, la Sicilia dovrà attendere i primi giorni di dicembre per accendere i termosifoni. Infatti, nel primo caso, il riscaldamento è attivo dal 15 ottobre al 15 aprile per 14 ore al giorno, mentre, nel secondo caso, lo è dal 1° dicembre al 31 marzo, con una durata di 8 ore al giorno. Ciò fa vedere come le esigenze climatiche cambiano da regione a regione, ed è dunque impossibile stabilire un’unica data in cui attivare il riscaldamento su tutto il territorio nazionale.

A questo punto, però, sorge spontanea una domanda: perché vengono posti dei limiti sulla durata di accensione del riscaldamento? In base a ciò, si possono dare due valide spiegazioni: in primo luogo, ciò avviene per far sì che non ci si senta affaticati dal troppo caldo durante le ore in cui si svolge la normale e quotidiana attività lavorativa; mentre, in secondo luogo, e in maniera del tutto significativa, ciò avviene per ridurre al minimo l’inquinamento atmosferico. Superare i limiti imposti dalla legge vuol dire: non rispettare l’ambiente e non rispettare quelle specifiche norme che lo tutelano. Il rispetto di tali limitazioni, da parte dei datori di lavoro, fa sì che si possa creare un ambiente lavorativo ideale non solo all’interno degli uffici, ma anche al di fuori di essi.

Ma, in base alle norme che regolano i diversi Stati nel mondo, non tutti sono d’accordo riguardo alla questione della temperatura da tenere negli uffici durante i mesi più freddi: ad esempio, il noto miliardario e creatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ritiene che la gente lavori molto meglio quando si trova in un ambiente che non supera i 15°. Per tutti noi, questa temperatura non indica e non rispecchia esattamente il concetto di “comfort temperature”, dal momento che, per molti standard, è abbastanza bassa. Ma, sempre secondo Zuckerberg, è proprio questo che aiuta a tenere concentrata la persona che sta lavorando. Avere freddo aiuta il suo personale ad evitare di sostenere idee o tesi che risultano evidentemente inutili e questo, se da un lato non gli fa perdere tempo, dall’altro gli fa avere fretta di tornare ad un ambiente più riscaldato.

In Francia, invece, spetta al datore di lavoro decidere quale sia la temperatura più consona all’ambiente in cui lavorano i suoi dipendenti. Un altro esempio è dato dal Belgio, in cui la temperatura consigliata è di 18°, mentre l’obbligo che impone è quello di non superare mai i 30°. Ancora, in Gran Bretagna, la temperatura raccomandata è di 16° (ma può scendere fino a 13° se il lavoro che si svolge è un lavoro manuale), mentre, negli Stati Uniti, il dipartimento del Lavoro raccomanda una temperatura compresa tra 20° e 24°.

Da ciò, si può notare come i diversi Paesi affrontino il cambio climatico in maniera diversa ma, l’obiettivo che si intende perseguire rimane lo stesso: ossia, raggiungere la temperatura ideale per il proprio ambiente lavorativo.