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Tiziana Cantone video porno: si può ancora trovare?

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La storia di Tiziana Cantone morta suicida nel 2013 a causa della diffusione di filmati hard contenenti immagini della sua vita privata e intima. Dalle prime denunce alla depressione e ai tentativi di suicidio. Tiziana è vittima ancora oggi, perché sono ancora disponibili in rete, illegalmente, i video che la riprendono e che sono stati la causa della sua decisione estrema.

Tiziana Cantone è morta per un qualcosa cominciato come un gioco e lei ha giocato senza rendersi conto di cosa rischiasse. Lei e il suo fidanzato avevano girato dei filmati contenenti i loro rapporti sessuali e quelli di Tiziana con altri uomini.

Quando la ragazza si è accorta che questi video erano finiti su siti pornografici, aveva provato a fermare un circolo vizioso incontrollabile: il mondo del web. Era troppo tardi. Tiziana era diventata l’icona di pagine Facebook, vignette, parodie, canzoni, fotomontaggi, addirittura vendita di magliette, tazze, gadget.

Nonostante fosse scappata in un’altra regione e avesse cambiato il cognome, non è riuscita a superare la vergogna per una gogna pubblica senza freni. Il 13 settembre 2016 Tiziana si è tolta la vita, dopo aver provato già due volte precedentemente. Si è uccisa per dimenticare ed essere dimenticata, per abbandonare quello che per lei era diventato un vero e proprio inferno.

La denuncia di Tiziana

È il maggio del 2015 quando Tiziana Cantone si presenta in Procura per esporre denuncia. La ragazza racconta di aver girato quei video e di averli inviati a persone con cui aveva intrecciato relazioni virtuali sui social network. Dichiara di sentirsi fragile e depressa e di stare ancora peggio dopo aver scoperto che quei filmati sono stati caricati su siti pornografici. Fa i nomi dei quattro a cui ha inviato le immagini e vengono tutti indagati per diffamazione. La donna non fa il nome dell’uomo che era il suo fidanzato quando ha girato i video, del quale non è mai stato chiaro il ruolo abbia giocato in tutta questa situazione. Successivamente, Tiziana ritorna in Procura per fare un’integrazione alla denuncia di maggio e il pubblico ministero aggiunge come accusa il reato di violazione della privacy, ma stavolta nessuno viene iscritto nel registro degli indagati.

Le conseguenze

Da quel maggio 2015, Tiziana non può più letteralmente uscire di casa e non può nemmeno lavorare nei locali di cui gli zii sono titolari, perché “riconosciuta e derisa”. Si ritrova sola, gli amici spariscono, nessuno la chiama o invita ad uscire, e lei comincia ad avere attacchi di panico e a pensare al suicidio. La donna decide di lasciare il Napoletano e passa qualche mese in Emilia Romagna e in Toscana. Ottiene anche di poter cambiare il cognome per non essere individuata e riconosciuta, ma nonostante questo cade in depressione.

Le indagini

Il 6 maggio 2017 sono state chiuse le indagini nei confronti dell’ex fidanzato di Tiziana Cantone in Procura a Napoli. Restano, però, ancora aperte e senza uno sbocco positivo quelle di Napoli nord ad Aversa, coordinate dal procuratore Francesco Greco. Il pubblico ministero Rossana Esposito ha acquisito la relazione del tecnico informatico, nominato dalla stessa Procura di Napoli nord, e ha ascoltato nuovamente il perito di Ravenna, Mirko Rivola, ingaggiato da Tiziana e dall’ex nel 2015 per eliminare gli «url» da internet dei filmati diventati virali. Nell’ufficio inquirente della Procura di Napoli nord ad Aversa, infatti, era stato aperto a settembre scorso un fascicolo con l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio di Tiziana Cantone contro ignoti.
In sostanza, per i magistrati è molto difficile individuare il «dolo» che incastrerebbe il presunto istigatore. L’ex fidanzato continua a dichiararsi «innocente» e «vittima anch’egli dei media e di internet».

Tiziana Cantone vittima ancora oggi

Sono passati ormai due anni dal suicidio di Tiziana, ma ancora esistono almeno cento siti web che rendono disponibili i video hard della Cantone, ottenuti illegalmente. A dichiararlo sono i legali della madre, Teresa Giglio, che hanno preparato un reclamo per ottenere la completa rimozione dei filmati. Per rispetto ad una persona ormai defunta, è consigliabile non andare alla ricerca di tali video e di non continuare a diffonderli. È moralmente inaccettabile guardare e ridere di un video privato, non destinato alla diffusione pubblica, e contenente le immagini di una ragazza morta suicida proprio a causa di questi filmati. Non si tratta di accettare o giustificare le sue scelte, nessuno ha il diritto di limitare il libero arbitrio di una persona e di giudicare il prossimo. Oggi Tiziana non può più raccontare il perché abbia compiuto determinate azioni, non può difendersi e, soprattutto, in questo modo non può nemmeno riposare in pace.