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Tolta la scorta allo chef antimafia de “La Prova del Cuoco”

la prova del cuoco

Tolta la scorta a Natale Giunta, chef palermitano che denunciò un mafioso che gli chiedeva il pizzo. In carcere finì il boss Antonio Ciresi, 70 anni.

Tolta la scorta allo chef palermitano Natale Giunta, vincitore de “La Prova del Cuoco” finora condotta da Antonella Clerici. Natale, nel 2013, aveva denunciato i suoi estorsori che gli chiedevano il pizzo. Numerose le minacce subite, così per proteggerlo, la polizia era intervenuta, ma poi una telefonata dell’ufficiale del Nucleo Scorte. Ora il giovane ha paura: l’ultima minaccia risale solo al marzo del 2017.

Natale Giunta

I mafiosi dicevano a Natale Giunta che avrebbe dovuto “mettersi a posto”, pagandoli. Lo avvertivano che ormai i detenuti potevano guardare la televisione, che erano informati e che lui sarebbe stato costretto a mandare il denaro direttamente ai malavitosi. Molti gli avvertimenti e le minacce. Per esempio qualcuno gli aveva lasciato sul parabrezza dell’auto messaggi che, in dialetto siciliano, lo ammonivano: “Mettiti apposto un fari u sbirru pichi ti finisci mali”. Insomma, l’uomo sarebbe finito male, se non avesse fatto quello che volevano loro. Per dimostrarglielo, gli strozzini gli incendiarono l’auto, gli danneggiarono le porte del suo ristorante e addirittura gli sequestrarono il cane. Questi solo alcuni episodi di cui fu vittima.

Tuttavia Natale trovò il coraggio di denunciare, portando all’arresto di Antonio Ciresi, braccio destro di Alessandro D’Ambrogio. Quest’ultimo era reggente del mandamento di Porta Nuova. Inoltre portò alla scoperta, grazie ad alcune intercettazioni tra il boss e il figlio detenuto, di 40 milioni di euro illeciti poi sequestrati.

Natale Giunta pensa soltanto al suo lavoro, senza sbandierare ciò che ha fatto. Per quattro anni ha la scorta in Sicilia e per tre anche fuori, poi solo all’interno e ora niente del tutto senza nessuna spiegazione. Eppure solo nel marzo del 2017 le onoranze funebri gli diedero un proiettile per minacciarlo e lo consegnò subito ai carabinieri. Lui nonostante tutto aveva goduto di protezione, non rivelando mai alla stampa il proprio dramma. Ora, però, Natale si sente abbandonato e torna ad avere paura. Per denunciare il pregiudicato che lo sottoponeva a numerose angherie, ci ha messo la faccia, riconoscendolo in un confronto all’americana e testimoniando contro di lui in tribunale.

Chef

Il suo calvario

Tutto iniziò il 5 marzo 2012, quando si presentò a minacciare Giunta lo stesso Antonino Ciresi. Questo era il capomafia che testimoniò al processo contro Totò Riina, in compagnia di due altri sconosciuti. Uno dei quali informò lo chef di chi avesse d’avanti. Lo accusarono perché ormai titolare di varie attività imprenditoriali, esigendo da lui una somma per i detenuti per Pasqua e Natale. Poi arrivarono a minacciare la vita del cuoco, facendolo più volta. L’ultima, le microspie dei carabinieri registrarono tutto.

Per quanto assolutamente provata la pericolosità di Ciresi e che avesse compiuto diversi reati dello stesso tipo per Cosa Nostra, Natale non ha più potuto contare sulla scorta. L’uomo si è allora rivolto al comandante provinciale di Palermo, che però gli ha detto che avrebbe avuto solo la possibilità di avere un servizio di tutela a chiamata, un’auto dei carabinieri o della polizia per spostarsi. Natale ha definito tutto ciò “assurdo”, “un palliativo”, che tra l’altro intralcia il servizio pubblico.

Natale Giunta