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Torino scoperta cellula terroristica, ma i sospettati non possono essere ancora arrestati

Torino

Scoperta a Torino una cellula terroristica legata allo Stato Islamico, ma gli indagati non possono essere ancora arrestati. Causa: lungaggini burocratiche.

Scoperta a Torino una cellula terroristica legata all’Isis. Almeno 5 gli indagati dalla procura del capoluogo piemontese. Per loro la Procura della Repubblica di Torino ha emesso mandati di custodia cautelare. Malauguratamente però non potranno essere eseguiti. La mancata esecuzione dell’ordine di custodia cautelare è dovuta a lungaggini burocratiche che prevedono la possibilità per gli indagati di ricorrere in Cassazione. L’arresto resta sospeso e non può essere ancora eseguito. Un beffardo caso dovuto a problemi nella procedura di esecuzione. La procura aveva già chiesto nel maggio scorso l’ordine di arresto per i 5 indagati, a opera del pm Andrea Paladino. Ma l’ordine era stato respinto dal Gip in Giugno. Paladino ha poi fatto ricorso ottenendo il via libera. Ma come dicevamo, l’ordinanza non è eseguibile a causa di un vizio di procedura che consente il ricorso agli indagati.

Torino: gli indagati

I 5 indagati farebbero tutti parte di un gruppo legato allo Stato Islamico. Sono tutti di origine tunisina. Tre di loro al momento sono già agli arresti domiciliari per detenzione illegale di sostanze stupefacenti. Gli altri due invece sono a piede libero. Uno dei due era già stato espulso dal Paese nel 2016. Su tutti loro pende l’accusa di terrorismo internazionale. La minaccia di arresto nei loro confronti sono solo parole: per il momento la legge stessa sembra giocare dalla loro parte a causa di queste lungaggini. La misura cautelare è sospesa. Almeno momentaneamente.

Il Medioriente

Nel frattempo, nel Medioriente continua la strenua battaglia della coalizione internazionale (Russia, USA, NATO, Paesi Europei) e delle forze locali (Iran, Iraq, Siria, Kurdistan) contro le forze del morente Stato Islamico. Sempre più stretto nella terribile morsa di questi attori strategici, l’Isis sta perdendo lentamente e inesorabilmente terreno. Militarmente sembra che non manchi molto alla sua sconfitta. Le capitali di Raqqa e Samarra sono state strappate al suo controllo nel giro dell’ultimo anno. Di molto inoltre si sono ridotte le sue forze terrestri: parecchi infatti dei foreign fighters (tradotto: “combattenti stranieri” cioè provenienti da zone diverse del globo) sono ritornati ai paesi di origine. Un rischio paventato da molti ministeri e presidente della coalizione internazionale.

Una guerra questa difficile e intricata che si è legata alla terribile guerra civile siriana scattata nel 2011 e che ha sfruttato il caos politico in Iraq. Una guerra che sta lasciando una devastazione senza precedenti e che ha impresso nelle popolazioni locali il marchio di una crudeltà e malvagità inenarrabili. Molte le notizie, quasi giornaliere che parlano di ritrovamenti di fosse comuni. Noti sul web i video delle esecuzioni capitali che hanno fatto il giro del mondo. Fonte inesauribile di ispirazione per mitomani e lupi solitari, tristemente noti nelle cronche nostrane ed estere. Quella dell’Isis è una guerra asimmetrica, combattuta trasversalmente. Non solo sui campi di battaglia ma anche nella mente e nei cuori delle persone.