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Torino: la vittima non gridò durante lo stupro. Assolto

torino, assolto per violenza sessuale e processo da rifare

La vittima, un'operatrice del 118 di Torino, non gridò durante lo stupro, pertanto l'imputato è stato assolto. Cassazione dichiara processo da rifare

Succede anche questo: veder assolto il tuo stupratore perchè al momento della violenza non si è gridato abbastanza forte e il semplice “basta” non è valido. Stupratore assolto e processo da rifare.

Torino: la vittima non gridò durante lo stupro. Assolto e processo da rifare

Cose che hanno dell’incredibile, soprattutto perchè non stiamo parlando di reati di poco conto, anche se, tutti i reati sono degli illeciti, ce ne sono alcuni che sono più abominevoli di altri, a causa della loro natura e in particolare delle conseguenze che comportano per le vittime che li subiscono. Come in questo caso: la vittima, poichè durante lo stupro non gridò abbastanza forte, ha visto assolvere il suo aguzzino, e il processo dichiarato nullo e da rifare.

Il caso

A denunciare l’abuso sessuale, un’operatrice del 118, che aveva accusato un suo collega di violenza sessuale, avvenuta in una stanza dell‘ospedale Gradenigo di Torino utilizzata dai volontari nelle pause di riposo. Durante la sentenza di primo grado, nonostante il racconto della donna fosse stato ritenuto veritiero dai giudici, non era bastato per far condannare l’uomo, che anzi, era stato assolto perchè “la vittima aveva detto basta ma non aveva urlato, non aveva cioè “tradito emotività”.

Anzi, oltre il danno, la beffa. Il giudice infatti aveva mandato gli atti in Procura per procedere contro la donna per calunnia nei confronti dell’imputato.

Durante la sentenza di secondo grado, anche questa a favore dell’uomo, nonostante l’avvenuto stupro, l’uomo era stato nuovamente assolto perchè “mancava la querela da parte della vittima, e quindi non si poteva procedere con il reato”.

Quest’ultima motivazione di assoluzione era stata contestata dal sostituto procuratore generale Elena Daloiso, che aveva portato il caso dinanazi alla Cassazione, sostenendo come la vittima non avesse in un primo momento denunciato l’uomo, perchè un suo superiore, ma di come lo avesse poi fatto in un secondo momento.

Adesso il verdetto della Cassazione, che ha dato ragione alla procura generale annullando con rinvio la sentenza d’appello, e processo da rifare. Il fascicolo è stato rispedito ai giudici di secondo grado di un’altra sezione. A loro decidere chi ha ragione tra i due contendenti.