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Tornatore: vi racconto il mio "Ennio", genio e anche un po' padre

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Roma, 24 gen. (askanews) - E' un ritratto inedito, sorprendente, appassionante "Ennio", il film su Morricone realizzato da Giuseppe Tornatore, dal 17 febbraio al cinema, con anteprime in varie città italiane nel week end del 29 e 30 gennaio. Un rapporto professionale e di profonda amicizia ha leg...

Roma, 24 gen. (askanews) – E’ un ritratto inedito, sorprendente, appassionante “Ennio”, il film su Morricone realizzato da Giuseppe Tornatore, dal 17 febbraio al cinema, con anteprime in varie città italiane nel week end del 29 e 30 gennaio. Un rapporto professionale e di profonda amicizia ha legato per 25 anni il regista siciliano al musicista più popolare e prolifico del XX secolo, due volte Premio Oscar, autore di oltre 500 colonne sonore indimenticabili. Il loro era in qualche modo anche un rapporto padre-figlio.

Tornatore racconta:”Curiosamente in tutti e due i sensi, nel senso che qualche volta lui è stato padre e io figlio e qualche volta anche il contrario. In questo lui si divertiva, perché qualche volta ne abbiamo anche parlato.

“Forse la cosa più importante che ho imparato da lui è che quando sei chiamato a svolgere un compito professionale, qualunque sia la circostanza, il tuo impegno professionale deve essere sempre lo stesso, al massimo”.

Morricone era un uomo rigoroso, geniale, fuori dagli schemi, “una grande eccezione a tutte le regole” lo definisce Nicola Piovani nel documentario, che è costruito attorno ad una lunga intervista di Tornatore al Maestro.

“Ha sempre scritto la musica che piaceva a lui, la musica che rispondeva alla sua ricerca personale. Quando lui scriveva musica non scriveva, trascriveva. Era tale la velocità della sua scrittura, che se lo osservavi capivi che la musica nella sua testa già esisteva, lui doveva soltanto metterla sulla carta, perciò era veloce. La cosa che di lui mi ha sempre sorpreso è il fatto che lui tutto sommato non fosse consapevole della sua genialità. Cioè Ennio Morricone è un genio che non sa di esserlo, e il fatto di non saperlo, è la chiave della sua grandezza e del suo successo”.

In “Ennio” ci sono le testimonianze di registi come Bertolucci, Argento, Taviani, Tarantino, con tanti retroscena dei rapporti di Morricone con loro, e poi scene di film, musiche indimenticabili e immagini d’archivio. Si scoprono gli esordi come trombettista nella rivista, come compositore e arrangiatore per Mina, Morandi, Paoli, e il rapporto di grande stima ma anche conflittuale con il suo Maestro, Goffredo Petrassi. Quella per il cinema sembrava, almeno all’inizio, una forma di composizione di grado inferiore rispetto a quella pura, che lui portò sempre avanti parallelamente.

Fu con il suo ex compagno di scuola Sergio Leone che Morricone iniziò a comporre i suoi capolavori, tra loro c’era una comunicazione quasi magica, uno costruiva i film sulle musiche dell’altro. E l’amico Sergio era talmente geloso di questa alchimia che quando Kubrick chiamò Ennio per “Arancia meccanica”, lui gli disse che era già occupato.

“Non era un grande dispiacere in fondo, perché lo sgambetto simpatico che gli aveva fatto il suo amico Sergio Leone non era una cattiveria, era la dimostrazione di un affetto talmente grande, che nascondeva la gelosia di non volere che il suo musicista andasse con un altro grande regista”.