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Il Trapianto fecale: una nuova arma contro il KPC

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La nuova frontiera della lotta al virus KPC è il trapianto fecale. Ecco in cosa consiste e in che cliniche andare per effettuarlo.


La ricerca medico scientifica in Italia sta facendo dei passi da gigante, non possiamo negarlo e alcune strutture ospedaliere grazie al talento dei chirurghi stanno sperimentando delle tecniche nuove che potrebbero davvero cambiare il corso della storia.

Un caso interessante, che racconta la bravura dei nostri medici Made in Italy, è quello della Fecal microbiota transplantation, un trapianto di materiale fecale da un donatore sano ad un soggetto “portatore” di germi resistenti alle cure antibiotiche.

Questa soluzione innovativa è l’arma con cui sconfiggere tutti quei batteri in grado di provocare delle dannose infezioni.

Il trapianto è un passo avanti, visto che punta a sconfiggere il KPC cioè la Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi, un’infezione batterica che resiste all’antibioticoterapia e che provoca sepsi sistemiche che possono condurre alla morte.

Nella classifica dei paesi più colpiti da questo virus (KPC) c’è la Grecia, il Portogallo e poi l’Italia, una patologia che comporta un tasso di mortalità dell’80% e che necessita di un trattamento innovativo e incisivo. Questa malattia colpisce i soggetti più vulnerabili, come gli immunodepressi e coloro che hanno subito di recente un trapianto.

Il “Fecal microbiota transplantation” verrà realizzato seguendo queste precise fasi:

  1. Selezione di 25 soggetti colpiti dal virus KPC
  2. Pulitura dell’intestino
  3. Introduzione del materiale fecale sul soggetto portatore (verrà utilizzato un sondino naso-digiunale)
  4. Monitoraggio del paziente a uno, tre e sei mesi post trapianto per verificare la buona tenuta dell’eradicazione

Questo trattamento rappresenta un piccolo traguardo scientifico, uno dei pochi interventi chirurgici poco invasivi, in grado di migliorare la vita del paziente e sconfiggere finalmente uno dei batteri più resilienti del nostro organismo il KPC.