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Trattativa Stato-mafia, cos'è: la storia fino alla sentenza d'appello, tutto quello che c'è da sapere

storia della trattativa Stato-mafia

La trattativa Stato-mafia è stato un fatto di cronaca che ha sconvolto l'Italia interna nel corso degli anni '90. Ecco la storia fino alla sentenza

La trattativa Stato-mafia, che evidenziava degli accordi tra uomini dello Stato, tra cui anche politici importanti, e persone appartenenti alle organizzazioni mafiose, è stato un caso giudiziario e politico che ha sconvolto l’opinione pubblica italiana. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questo caso di cronaca.

Trattativa Stato-mafia: la storia

La trattativa tra lo Stato e la mafia dovrebbe essere nata tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, quando i giudici di Palermo, tra cui figuravano Falcone e Borsellino, erano riusciti a creare delle vistose crepe all’interno del sistema mafioso siciliano.

A questo punto, l’ala più violenta di Cosa Nostra, guidata da Totò Riina, avvicinò alcuni uomini dello Stato per far sì che la legge lasciasse stare la mafia, e riprendesse il clima di convivenza che vi era fino agli anni Ottanta. Per cercare di convincerli, misero in atto le varie stragi di inizio anni Novanta, promettando che sarebbero finite se lo Stato avesse smesso di indagare sulla mafia siciliana.

In questo momento, allora, pare che alcuni funzionari dello Stato si fossero avvicinati alla mafia per trattare per il ritorno alla pace. Questi uomini dello Stato hanno ammesso i contatti con la mafia, però indicandoli come un modo per tentare di incastrare qualche capo mafioso, mentre per i giudici che hanno indagato su questi incontri li hanno reputati un avvicinamento volto a guadagnare dei soldi trattando con i mafiosi di spicco della crimininalità organizzata siciliana.

Trattativa Stato-mafia: i funzionari dello Stato coinvolti

Furono vari i politici e militari coinvolti nella trattativa Stato-mafia.

Tra i più importanti figurano i generali Mario Mori e Antonio Subranni, entrambi comandanti del nucleo del Ros dell’Arma dei Carabinieri.

Il politico più noto è invece Marcello Dell’Utri, uomo appartenente alla parte di destra dello schieramento politico, e molto amico del fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Tutti loro hanno negato di avere avuto rapporti e contatti illegali con gli esponenti dei clan mafiosi, ma sono comunque tutti finiti a processo.

Trattativa Stato-mafia: il processo

Il 27 maggio del 2013 è iniziato il processo per la trattativa Stato-mafia.

Il 20 aprile 2018 venne pronunciata la sentenza di primo grado. Il verdetto è la condanna a dodici anni di carcere per Mario Mori, Antonio Subranni e Marcello Dell’Utri, a otto anni per i mafiosi Giuseppe De Donno e Massimo Ciancimino e a ventotto anni per il capo mafioso Leoluca Bagarella.

Tutti questi avevano poi chiesto il processo d’appello, col fine di rivedere le sentenze.

L’ex ministro Calogero Mannino, che invece aveva scelto il rito abbreviato, era già satto assolto il 4 novembre del 2015, perché non aveva commesso il fatto per cui era imputato.

Trattativa Stato-mafia: le sentenze definitive

Il 23 settembre 2021 la Corte d’Appello ha emesso le sentenze definitive per gli imputati per la trattativa Stato-mafia.

I giudici hanno assolto sia i generali dei Carabinieri Mori e Subranni che l’ex ministro Dell’Utri, mentre hanno confermato tutte le sentenze e gli anni di prigione dei mafiosi.

Le motivazioni non sono ancora uscite, ma questa sentenza definitiva sancisce la chiusura di un momento buio della cronaca italiana degli ultimi trent’anni.