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Tre artiste e tre mostre intense per la riapertura di ICA Milano

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Milano, 18 gen. (askanews) - ICA Milano riapre le porte con nuove mostre e la voglia di non fermare la propria ricerca, anche in questo periodo che la pandemia continua a rendere molto difficile. E a guidarci di nuovo attraverso gli spazi postindustriali di via Orobia è il curatore Alberto Salvad...

Milano, 18 gen. (askanews) – ICA Milano riapre le porte con nuove mostre e la voglia di non fermare la propria ricerca, anche in questo periodo che la pandemia continua a rendere molto difficile. E a guidarci di nuovo attraverso gli spazi postindustriali di via Orobia è il curatore Alberto Salvadori. “Abbiamo deciso – ha detto ad askanews – che non potevamo più fermarci e quindi, anche con tutto le difficoltà della situazione, noi riapriamo. Sono tre mostre, tre artiste, tre storie diverse, tre modalità espressive e di ricerca diverse. Quindi è una bellissima riapertura”.

In tre diversi ambienti vanno in scena quindi tre storie molto particolari, che testimoniano la vivacità delle ricerche e i modi in cui anche pratiche artistiche consolidate possono trovare nuove strade per rinnovarsi. “Olympia Scarry – ha aggiunto Salvadori – è un’artista svizzero-americana, la sua mostra è al piano terreno di Ica; Christine Safa è una giovane pittrice franco-libanese e Maria Rapicavoli è un’artista italiana di base a New York”.

E se Olympia Scarry, nella mostra “White Noise” ragiona sui materiali e l’idea di scultura in relazione alle immagini e al suono per catturare le tracce del tempo, Maria Rapicavoli presenta la video installazione a doppio canale “The Others: a familiar story”, opera di grande intensità che racconta la storia vera di una donna di inizio Novecento e i soprusi di una società patriarcale attraverso temi, come per esempio la violenza domestica e lo stupro, che sono ancora drammaticamente attuali. Infine, al primo piano di ICA, Christine Safa, nella mostra “C’era l’acqua, ed io da sola”, riporta in primo piano la pittura.

“La pittura è sempre esistita – ci ha detto l’artista – ed è assurdo continuare a dire che è morta. E’ la prima forma di espressione e io credo che lo resterà. E’ sensuale, istintiva, naturale. Penso che sarà immortale, perché è il modo per provare a fermare una sensazione”.

Nei dipinti di Safa la figura umana si fonde con il paesaggio, costruendo una narrazione che è visiva e sentimentale, grazie anche ai colori forti, ma che lascia, comunque una sensazione di sospensione e incertezza. Come se fosse un invito a non smettere di guardare e di cercare qualcosa che vada oltre.

Un po’ come fa ICA Milano con i suoi progetti che guardano all’arte nelle più varie delle forme e delle pratiche.