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Triangolo delle Bermuda, svelato l'arcano?

Triangolo delle Bermuda

Una troupe di scienziato della Southampton University avrebbe trovato una teoria nuova alle misteriose scomparse delle Bermuda.

Il mistero che da anni avvolge il Triangolo delle Bermuda e che è stato oggetto delle speculazioni più bizzarre, potrebbe essere finalmente ad un passo dall’essere risolto. Una troupe di scienziati alla Southampton University ha provato questa volta a dare una soluzione all’enigma. Sarà finalmente la tanto attesa verità definitiva o si tratta solo di un’altra – l’ennesima – teoria? Vediamo un po’ quello che è stato scoperto.

Una questione di onde “strane”

Il fulcro dell’ossessione di scienziati, navigatori e sporadici appassionati riguarda la causa che provoca la scomparsa di imbarcazioni al Triangolo delle Bermuda. Dopo una serie interminabile di ipotesi e teorie, il gruppo di scienziati inglesi è andato a cercare la soluzione nel fenomeno delle onde anomale che si formerebbero nella zone. Secondo quanto comunicato, il metodo utilizzato dagli scienziati includerebbe dei simulatori indoor allo scopo di ricreare il moto di queste onde, che è caratterizzato da un movimento d’acqua repentino e di brevissima durata. Onde di questo tipo sono state analizzate in maniere più approfondita in occasione di un fenomeno simile accaduto nel 1997 al largo del Sud Africa.

In base a quelle rilevazioni, unitamente a quel poco di “scientifico” che già si conosceva a proposito fenomeno, i ricercatori hanno così assemblato un modello prototipo della USS Cyclops, la nave militare scomparsa nelle acque delle Bermida nel 1918 e che diede origine a questa vera e propria legenda. La simulazione di quell’episodio ha riprodotto nei dettagli, nei limiti consentiti dalle dimensioni del laboratorio e del modello, il “naufragio” dell’imbarcazione nella violenta e rapida forza delle onde.

Nell’area interessata al fenomeno, hanno raccontato gli scienziati, ci sarebbero tempeste che entrano in collisione da Nord e da Sud, situazioni che creano le condizioni ottimali per la formazione di onde anomale in grado di inghiottire o di spezzare in due anche imbarcazioni di stazza notevole come la storica USS Cyclops. Se poi a queste tempeste se ne uniscono altre in provenienza dalla Florida gli effetti più impressionanti e drammatici di queste collisioni d’aria e d’acqua sono quasi garantiti. E’ probabilmente proprio quanto successo nel caso della USS Cyclops. In condizioni di quel tipo, con tempeste in arrivo da tre direzioni differenti, un’imbarcazione anche possente può essere spezzata con facilità. Quando succede, può far colare a picco una grossa nave anche in soli due o tre minuti.

Le altre teorie avanzate

Il gruppo di ricerca britannico della Southampton è solo l’ultimo ad arrivare nella lista degli scienziati, giornalisti o semplici appassionati che hanno provato a risolvere il mistero nel corso di quasi un secolo di speculazioni. Per trovarne la soluzione, infatti, si è guardato un po’ d’appertutto, anche alle nuvole, alle costellazioni, oppure si è arrivati anche a negare che il problema sussistesse davvero e non fosse piuttosto frutto di pura casualità.

Nel 2016 furono alcuni ricercatori americani a cimentarsi nell’impresa. In quel progetto, finanziato dalla Colorado State University, i ricercatori guardarono in maniera più focalizzata a come le nuvole si spostavano ed entravano in una sorta di “tempesta perfetta”.

Utilizzando un radar satellitare per misurare quello che accade alle nuvole delle Bermuda, i ricercatori avrebbero rilevato una velocità del vento superiore alla media, che arriverebbe a toccare anche i 273 km orari, una velocità in grado di generare onde molto alte, anche superiori ai 10 metri. A fare del caso Bermuda un contesto metereologico unico, inoltre sarebbe anche la presenza di formazioni nebulose particolari da occidente, nuvole esagonali che esploderebbero come vere e proprie “bombe d’aria” sull’oceano, contribuendo alla violenza dei venti. Le nubi causerebbero infatti delle micro-esplosioni come dei getti d’aria sprigionati verso il basso con l’effetto di creare onde anomale. Sarebbero queste esplosioni d’aria, quindi, a causare l’effetto centrifuga delle acque in grado poi di ingoiare navi e quant’altro si trovi alla loro portata.

Diversamente dalla “teoria delle nuvole”, invece, solo un anno dopo, nel 2017, un altro scienziato propose una teoria controversa, che sostanzialmente negherebbe tutte le altre. Il professore Karl Kruszelnicki, infatti, avrebbe dichiarato come la percentuale di aerei e navi che scomparirebbe nella zona non sia affatto tale da essere considerata fuori dalla norma. Semmai, ad essere particolare sarebbe solo la profondità notevole di quel mare. Gli incidenti, per Kruszelnicki, sarebbero solo “statistica” e i morti sarebbero per lo più causati dall’inesperienza e dalla scarsa preparazione ad affrontare una traversata oceanica.

Una legenda lunga un secolo

Il Triangolo delle Bermuda, noto anche come “Triangolo del Diavolo”, comprende una parte dell’arcipelago caraibico e si estende dalla costa orientale della Florida fino all’isola di Puerto Rico e toccare il piccolo arcipelago delle Bermuda a nord. Il primo caso registrato di scomparsa “misteriosa” nelle acque della Bermuda fu la nava militare USS Cyclops nel 1918 diretta a Norfolk, in Virginia con 309 passeggeri e mai più ritrovata. Altri casi seguirono in particolare tra gli anni 50 e 70, quando diverse navi scomparirono in quella tratta dando vita ad un vero e proprio mito rappresentato in vari film, romanzi e documentari. Tra le teorie più insolite proposte in quegli anni ci furono anche il paranormale e l’intervento alieno, ma anche, secondo i seguagi di Edgar Cayce, la testimonianza dei residui del contintente mitologico scomparso di Atlantide.

Probabilmente neanche le nuove teorie bio-marine della Southampton saranno in grado di mettere una pietra definitiva sulla forza immaginativa che le sparizioni delle Bermuda hanno titillato nel corso di un secolo di filosofia, esoterismo e science fiction.