Martina Toma Donald Trump, appena insediatosi alla Casa Bianca, ha cambiato le carte in tavola, mettendo in pratica le parole dette durante la campagna elettorale.
Il primo punto, quello che più gli sta a cuore, è la politica riguardante l’immigrazione: vuole far approvare dal Senato molte nuove leggi che, a lungo andare, rischiano di cambiare completamente la “faccia” di Stati Uniti d’America e Messico.
Il Presidente, infatti, vuole davvore mettere in uso (e ampliare) il muro già costruito da Bill Clinton nel 1993 al confine con il Messico.
Oltreocenao, molte persone sono terrorizzate e il numero di persone che stanno cercando di entrare negli Stati Uniti illegalmente sta aumentando radicalmente negli ultimi giorni, cosa che comporta molti incidenti (e morti) a causa della mal organizzazione degli uffici di confine. Mancano, ad esempio, i mezzi di soccorso utili ad aiutare queste persone.
Il motivo per cui questo accade risiede nel Secure Fence Act del 2006, firmato da George W. Bush quando era Presidente: fece aumentare le forze di sicurezza al confine, le barriere antiveicoli e fece installare moltissime telecamere e luci da prigione (enormi, riescono a illuminare fino a 1 km di distanza), allo scopo di frenare l’immigrazione illegale (che continua imperterrita nonostante tutto).
Nell’aprile del 2009, l’Homeland Security fece erigere 985km di passaggio a piedi lungo parte del confine, allo scopo di permettere anche alle persone a piedi di attraversare il confine (legalmente).
Il Governo Messicano, dal canto suo, non vuole usare i soldi pubblici per erigere un ulteriore muro e impedire ai propri cittadini di spostarsi da un paese all’altro liberamente. E qui entra in gioco Trump, che minaccia di imporre una tariffa (dazio) pari al 20% sulle esportazioni messicane, fatto che potrebbe mettere il paese in ginocchio (la differenza di qualità di vita e valore della moneta è enorme).
In conclsione, Trump sta lavorando sulal costruzione del Muro, con o senza il Messico, utilizzando, cioè, le tasse dei cittadini americani.
