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Trump: Usa fuori dal Consiglio dei diritti Umani dell'Onu

Trump contro l'ONU

L'amministrazione Trump ha decretato la definitiva esclusione degli Stati Uniti dal Consiglio dei diritti Umani dell'ONU.

Gli Stati Uniti escono definitivamente dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu. L’amministrazione Trump ha di fatto criticato l’ente sovranazionale per la sua dura posizione contro Netanyahu e la politica aggressiva che Israele ha imposto alla Palestina. Non è la prima volta che il Governo statunitense boicotta il consiglio dell’Onu, nel 2003 avvenne con l’amministrazione George W. Bush non rettificata dal suo successore Barak Obama. Il 19 giugno 2018 si apre dunque un nuovo capitolo per l’Organizzazione che si trova di fronte a una grave crisi istituzionale.

Trump e il politically correct

Il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, sin dalla campagna elettorale, ha fondato la sua propaganda sulla critica aggressiva e populista al “politically correct”. Secondo il presidente gli Usa erano stati artefici di una politica umanitaria, dispendiosa per le casse dello Stato e per i cittadini; per questa ragione aveva messo in discussione l’adesione all‘Alleanza atlantica e all’Onu. L’attrito con Il Consiglio dei diritti umani, punto fermo nell’agenda politica di Trump è dovuto anche a un’alleanza sempre più stretta con il presidente di Israele Netanyahu: il Consiglio dell’Organizzazione, di contro, si era espresso duramente contro lo Stato Israeliano minacciando sanzioni. Benjamin Neranyahu ha quindi ringraziato l’amministrazione Trump per la “coraggiosa” decisione di lasciare il Consiglio definendolo un “gesto contro le ipocrisie e le bugie”. Il presidente ha poi aggiunto: “negli anni l’Onu si è dimostrata un’organizzazione ostile e anti-israeliana invece di occuparsi dei regimi che violano sistematicamente i diritti umani, si occupa ossessivamente dell’unica democrazia del Medio Oriente“.

Le dichiarazioni di Nikki Haley

Nikki Haley, ambasciatrice americana all’Onu, ha motivato la decisione in un lungo comunicato diffuso nella giornata del 20 giugno: “voglio essere chiara: questo passo non è un ritiro dal nostro impegno sul fronte dei diritti umani. Assumiamo questa iniziativa perché il nostro impegno su questo fronte non ci consente di restare parte di un organismo ipocrita che deride i diritti umani” Haley ha inoltre dichiarato che: “l’Organismo è il protettore di chi abusa dei diritti umani” e ha infine ricordato l’ammissione del Congo come suo membro, nonostante le fosse comuni rinvenute.

La reazione della Svizzera

La Svizzera “si rammarica” della decisione di Donald Trump. Il Dipartimento Federale degli Stati Membri ha sottolineato che il Consiglio dei diritti umani dell’Onu ha “un impatto tangibile sul terreno, in particolare per l’invio di missioni di verifica dei fatti e di commissioni d’inchiesta in occasione di situazioni preoccupanti” ricordando che si tratta di “un organo fondamentale nella promozione e nella protezione dell’insieme di questi diritti”. Esso “svolge anche un ruolo importante nello sviluppo del quadro normativo, tuttavia rispetteremo la decisione sovrana degli Stati Uniti”.

La critica alla Merkel

Alla clamorosa decisione dell’amministrazione Trump del 19 giugno ha fatto seguito un messaggio diretto alla Cancelliera tedesca. Angela Merkel secondo il Presidente ha fatto salire la criminalità del 10%, e a tal proposito ha sottolineato: “il popolo della Germania si sta rivoltando contro la sua leadership mentre l’immigrazione sta scuotendo la già fragile coalizione a Berlino”. La colpa di questa ipotetica regressione secondo Donald sarebbe quindi dovuta alle politiche di accoglienza della Cancelliera. I dati mostrano, in realtà, uno scenario completamente diverso: la criminalità in Germania secondo il “New York Times” è diminuita del 2% dal 2015, ai livelli più bassi da 25 anni.