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Tumori: esperti, 'test Ngs nuova arma diagnostica contro cancro polmone'

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Roma, 15 ott. (Adnkronos Salute) - C’è una nuova arma diagnostica per combattere il tumore al polmone, che in Italia è al terzo posto per diffusione (41 mila casi registrati nel 2020) e al primo come causa di morte (34 mila decessi annui): gli innovativi test Ngs (Next Generation...

Roma, 15 ott. (Adnkronos Salute) – C’è una nuova arma diagnostica per combattere il tumore al polmone, che in Italia è al terzo posto per diffusione (41 mila casi registrati nel 2020) e al primo come causa di morte (34 mila decessi annui): gli innovativi test Ngs (Next Generation Sequencing), che consentono una valutazione simultanea di decine di alterazioni genetiche sui carcinomi polmonari non a piccole cellule (Nsclc). Nel caso del tumore al polmone, questi test Ngs sono due volte importanti, sia perché si tratta del tumore con il più alto numero di mutazioni identificabili, sia perché nell’area polmonare è difficile effettuare prelievi di tessuto utili a rivelare le diverse mutazioni genetiche, che rappresentano il primo passo per sviluppare terapie mirate.

La ricerca ha scoperto le mutazioni genetiche che possono essere presenti nel 60% dei tumori al polmone di tipo Nsclc; e per questi è potenzialmente possibile impostare da qui a breve tempo in 4 casi su 10 terapie mirate, capaci di migliorare la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti. Ecco perché una diagnostica sempre più innovativa ed efficace fa la differenza nell’approccio terapeutico dei pazienti con tumore al polmone. In occasione dell’incontro “Nuove strategie per la lotta ai tumori del polmone”, promosso da The European House Ambrosetti con il contributo non condizionante di Amgen, esperti e rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati sulla necessità di rendere omogeneo il ricorso ai test Ngs da parte della sanità pubblica, dando conto di come nel nostro Paese un adenocarcinoma su due non venga ancora “fotografato” geneticamente come invece sarebbe possibile.

“Meno del 40% dei nostri laboratori di biologia molecolare usa attualmente Ngs nella routine diagnostica quotidiana dei tumori polmonari ha confermato Marcello Tiseo, professore associato di Oncologia all’Università di Parma, responsabile SS di Uo 'Gestione attività ambulatoriali oncologiche complesse' e coordinatore Pdta di oncologia toracica Auo di Parma – nella maggioranza delle strutture viene eseguito uno studio molecolare di base, rispetto a quanto possibile con la tecnologia Next Generation Sequencing. Quindi oltre il 50% dei tumori polmonari non a piccole cellule rischia di non venire adeguatamente caratterizzato da un punto di vista molecolare: un aspetto tutt’altro che secondario, se si considera che la sopravvivenza a 5 anni (attualmente del 16%) sta aumentando proprio per merito dei trattamenti con i farmaci a target, più efficaci e meglio tollerati dai pazienti rispetto alla chemioterapia, da sola o in combinazione con l’immunoterapia”.

Anche se al momento non è ancora stata definita una tariffa di rimborso da parte del ministero della Salute per i test Ngs, questi possono rappresentare anche un risparmio per il Ssn. Lo conferma uno studio su due strutture italiane, ha affermato Carmine Pinto, presidente della Federazione dei gruppi delle cooperative italiane oncologiche (Ficog): "Il costo medio per test Ngs con pannelli medio-piccoli è di circa 1.150 euro. Questi pannelli permettono di ottenere le informazioni necessarie per l'utilizzo in pratica clinica dei farmaci a bersaglio molecolare già disponibili".

La spesa complessiva per i singoli test eseguiti in sequenza, invece, è di difficile quantificazione perché variano molto per numero e tipologia. "Proprio per la gestione non codificata dei test tradizionali è corretto ipotizzare che la Next Generation Sequencing consenta anche un netto risparmio per il Ssn – ha continuato lo specialista-. Per un impiego più sostenibile delle risorse pubbliche, occorre una gestione efficace della distribuzione dei laboratori con tecnologie e risorse professionali adeguate sul territorio: l'ideale sarebbe averne uno ogni 700-800mila abitanti, con una logistica che consenta di far girare i campioni biologici e non i pazienti, nell'ambito della programmazione delle reti oncologiche regionali per raccogliere il maggior numero di dati utili alla cura e alla ricerca".