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Turchia, la foto della bimba che gattona fa impazzire il web

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La foto della bimba siriana che gattona davanti al cordone di poliziotti turchi ha fatto impazzire il web nel fine settimana. Si tratta, non c'è alcun dubbio, di un'immagine molto bella, lancinante, se si vuole, nel mostrare il contrasto fra ciò che chiedono e sono i profughi e il modo in cui r...

La foto della bimba siriana che gattona davanti al cordone di poliziotti turchi ha fatto impazzire il web nel fine settimana.

Si tratta, non c’è alcun dubbio, di un’immagine molto bella, lancinante, se si vuole, nel mostrare il contrasto fra ciò che chiedono e sono i profughi e il modo in cui reagiscono, almeno in alcuni casi, il mondo occidentale e l’Europa.

Almeno in alcuni casi. Questo bisogna precisarlo perché è questa locuzione a scoprire un possibile significato della foto.

La perfezione di quell’immagine è in un certo senso eccessiva, come se non raccontasse la verità della situazione dell’emergenza migranti.

Non la racconta perché non tutti i migranti sono quella bambina ed è molto ingiusto che il popolo dei profughi si impossessi di lei come se si trattasse di un vessillo. Allo stesso modo, non è saggio che l’Europa faccia altrettanto, identificandola per un simbolo che non è.

La bimba è la bimba. Una persona che un giorno sarà grande e alla quale, quando sarà adulta (in Germania, in Gran Bretagna o in Siria, ovunque deciderà o potrà crescere), i genitori mostreranno la foto con orgoglio dicendo “ecco, vedi? questa eri tu nel settembre 2015”.

L’eccezionalità della foto non toglie però nulla al fatto che tutti i genitori fanno altrettanto con i propri figli, tutti con pari orgoglio e la stessa freschezza del ricordo del momento dello scatto.

E’ in questi risvolti umani che risiede la generalizzazione, non nel dire che tutti i profughi o i governi o i poliziotti sono buoni o cattivi.

La tentazione di generalizzare andrebbe combattuta, perché mai come in questa occasione occorre che l’Europa si mostri forte e lucida.

Ecco perché è fondamentale che il sistema di identificazione e analisi delle domande di asilo funzioni nel miglior modo possibile, senza approssimazioni, senza concessioni aprioristiche o veti.

La linea guida non dovrebbe essere il poster della bimba, che i poliziotti stessi guardano assumendo pose di resa incondizionata. Qualcuno addirittura – con ogni probabilità padre a sua volta – le sorride, dimenticandosi del ruolo e delle circostanze. Nulla di grave, ci mancherebbe, ma la comprensione che si concede a chi ha vissuto quel momento non dovrebbe diventare comune a tutti.