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Ucciso per strangolamento, all'amante scriveva: "Se mi trovano morto è stata mia moglie"

Sul caso indagò la polizia

"Se mi trovano morto è stata mia moglie": parte il procedimento ma l'esame sul cadavere non è prova utilizzabile in aula per un preciso motivo

Ucciso per strangolamento, all’amante scriveva: “Se mi trovano morto è stata mia moglie“: c’è stato un colpo di scena in esordio del processo per l’omicidio del 50enne torinese Ettore Teglia. Questo perché a norma di autopsia lui fu strangolato a morte ma nel procedimento a carico della moglie per omicidio quell’esame medico legale non potrà essere utilizzato per violazione del “diritto di difesa”. Che significa?  La vicenda è quella del 5 aprile 2021: Teglia fu trovato morto in casa e sembrava un malore. 

“Se mi trovano morto è stata mia moglie”

Sua moglie aveva dato l’allarme ma il marito, che da lei aveva già subito minacce, aveva allertato malgrado alcune patologie gravi la sua amante in Puglia, scrivendole che se fosse morto non sarebbe stato per cause naturali ma per azione diretta della coniuge. Il funerale venne fermato dalla polizia e si decise di effettuare l’esame autoptico sulla salma. 

Perché l’autopsia è inutilizzabile

Il tanatologico aveva confermato: nessuna malattia come causa, Teglia era morto strangolato e quel messaggio, “ieri sera, tornato a casa, la cosa è degenerata. Mi ha aperto l’occhio e ha tentato di strangolarmi, se mi trovano morto, è stata lei” aveva fatto fede per un fascicolo penale sulla coniuge. Coniuge la cui difesa ha agito di strategia in aula, chiedendo ed ottenendo che l’esito dell’autopsia fosse inutilizzabile perché la sua assistita non era ancora indagata e non aveva potuto nominare un consulente.