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Ucraina, Graziano: "Putin ha sbagliato i calcoli, ora si rischia un bagno di sangue"

Putin sanzioni Occidente

Secondo il Generale Graziano Putin ha sbagliato i calcoli nella guerra contro l'Ucraina non facendo i conti con la resistenza ucraina.

Il Generale Claudio Graziano, a capo del Comitato militare dell’Unione Europea, ha fatto il punto sulla guerra tra Russia e Ucraina sottolineando come, secondo lui, Putin abbia sbagliato i calcoli e preparato un’offensiva sulla base di informazioni non corrette.

Graziano su Putin

Intervistato dal Corriere della Sera, ha infatti spiegato che, quando lui e i colleghi si sono seduti per la prima volta nella sala di crisi, pensavano tutti che l’esercito ucraino sarebbe collassato nel giro di poco tempo. Credenza che forse avevano anche i russi, che a suo dire non hanno fatto i conti con le forze di difesa aeree del paese invaso che si sono rivelate la componente più efficiente del sistema di difesa. “Sicuramente Putin ha sbagliato i calcoli ed è per questo che non ha la supremazia aerea“, ha spiegato.

Nonostante i soldati di Mosca stiano aumentando i livelli di violenza, rischiando un grande bagno di sangue in più di una città, le capacità militari e morali degli ucraini possono infatti fare la differenza. In più, ha continuato Graziano, “la Russia non ha la capacità tecnologica dell’Occidente e spende la maggior parte del suo bilancio militare per il sistema di armi nucleari“. Motivo per cui, a suo dire, Putin non può perdere ma non può nemmeno vincere.

Graziano sulla costituzione di un esercito europeo

Quanto alla messa a punto di un esercito europeo, che l’Unione ha preso la decisione di accelerare durante il vertice di Versailles, l’esperto ha spiegato che entro il 2025 sarà operativo il progetto che consentirà il rapido impiego di una capacità militare multinazionale (Eu rapid deployment capacity) di natura interforze. Si tratterà di una base di 5.000 unità dotata di assetti navali e aerei necessari non solo per il trasporto, il supporto e l’appoggio, ma anche per la condotta di attività operative anche in ambienti non permissivi.

Un primo passaggio verso quello che un domani dovrebbe essere un sistema di difesa comune europeo dotato di almeno 60 mila unità, impiegabili sino a 6 mila chilometri di distanza dai confini europei“, ha concluso.