Ultima giornata di lavoro per gli operai di Termini Imerese

Oggi si chiude un’epoca. Con la chiusura dello stabilimento FIAT a Termini Imerese non cessa soltanto l’attività della fabbrica più importante in Italia nella sua unica sede siciliana. Muore l’industria a Palermo. Il sogno di tre generazioni viene estirpato via e con esso l’ultimo baluardo dello scorso secolo. Ai termitani era stata concessa la possibilità di non emigrare, di non abbandonare la Sicilia per inseguire il sogno industriale al nord o in altri paesi. Potevano lavorare come operai nella loro terra. Niente più lavoro nei campi, nel piccolo artigianato mai del tutto globalizzato, niente posto fisso sotto le ali della Regione o peggio, al soldo della mafia. Lo stabilimento FIAT, con tutto l’indotto permetteva di lavorare, duramente ma con dignità.
Ci sono stati momenti di fortissima tensione nel corso degli anni, tutti svaniti nelle lacrime di chi oggi assembla le ultime Lancia Y e si prepara ad abbandonare il proprio lavoro. Saranno in cassa integrazione fino al 31 dicembre, poi per i più anziani scatterà il pre-pensionamento, per gli altri il futuro è incerto. Si parla dell’arrivo di Dr motors, il produttore di Suv a basso prezzo. Ma se ne parlava già un anno fa, assieme a tanti altri progetti falliti nello spazio di una riunione al ministero dello Sviluppo, dove oggi siede Corrado Passera, lo stesso che nelle vesti di banchiere di Intesa San Paolo non concedeva prestiti alle aziende in difficoltà. Non certo per sadismo, ma per la stretta finanziaria che costringe tutte le banche mondiali a tenere in cassa più liquidità possibile. Muore una città, abbandonata anche da FIOM, che ufficialmente non lo può dire, ma che sotto sotto considera Termini Imerese improduttiva. Meglio concentrarsi sulle vertenze Finmeccanica (travolta dall’ombra di una nuova tangentopoli) e delle altre fabbriche FIAT. In attesa di capire cosa sia realmente Fabbrica Italia, Palermo oggi saluta la sua ultima industria.