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Ultimatum ad AstraZeneca dell’Ue, i termini sono scaduti e ci sono gli estremi per chiedere i danni

La presidente Ue Ursula von der Leyen

Ultimatum ad AstraZeneca dell’Ue, i termini sono scaduti, a fine marzo l’azienda aveva fornito solo 30,12 milioni di dosi dei 300 promessi entro giugno

Ultimatum ad AstraZeneca dell’Ue, i termini sono scaduti e dopo l’ultimo richiamo della presidente Ursula von der Leyen non si escludono azioni risarcitorie da parte della Commissione Europea verso il colosso anglosvedese. Colosso che sarebbe di fatto inadempiente, a leggere le cifre. Astrazeneca infatti avrebbe dovuto consegnare fra i 30 e 40 milioni di dosi del vaccino entro la fine del 2020. Poi fra 80 e 100 milioni nei primi tre mesi di quest’anno e il resto dei 300 milioni previsti entro la fine di giugno. Tuttavia a fine marzo l’azienda aveva fornito solo 30,12 milioni di dosi, vale a dire solo un quarto del previsto. L’ultimo richiamo era arrivato a fine marzo, dopo il caso delle dosi di Anagni, nel Frusinate. E sui ritardi di AZ si era espresso con chiarezza anche il responsabile della sanità laziale D’Amato pochi giorni fa. Ora però il tempo degli avvertimenti pare essere scaduto. Almeno formalmente. Perché? Perché già il 19 marzo Bruxelles aveva scritto a Iskra Reic, vicepresidente esecutiva per l’Europa ed al deputy General Councel, legale aziendale, Mariam Koohdari

Ultimatum ad AstraZeneca dell’Ue: la lettera di marzo

Nella missiva c’era l’elenco delle mancanze e delle violazioni del contratto firmato. I vertici europei ne avevano chiesto la pubblicazione quando si era iniziato a sospettare che parte delle dosi erano destinate al Regno Unito o ai paesi extraeuropei. Ecco alcuni stralci: “A seguito di un’analisi dettagliata di tutte le informazioni siamo giunti alla conclusione che AstraZeneca ha violato e continua a violare le sue obbligazioni contrattuali sulla produzione e la fornitura delle 300 milioni di dosi iniziali per l’Europa”. E dopo 20 giorni utili a ché AZ mettesse rimedio al danno, ma pare invano. I ritardi non sono stati recuperati e ci sarebbero gli estremi per chiedere i danni. Anche perché nella lettera si ricorda che “la sostanziale violazione dell’accordo di acquisto da parte della vostra azienda può portare a conseguenze drammatiche per la vita, la salute e la libertà di milioni di cittadini europei nella crisi Covid-19″. 

Ritardare con L’Ema per manovrare meglio 

Ma c’è di più: AstraZeneca  avrebbe anche ritardato la richiesta di autorizzazione all’Ema. Perché? Per avere possibilità di manovra sui problemi di produzione di dosi. Non va dimenticato che a sperimentazione del vaccino di Oxford era quella partita prima di tutti e obiettivamente qualcosa non quadra. Nella lettera pubblicata per la prima volta dal quotidiano francese Les Ecos viene ricordato un fatto. Cioè che la Commissione aveva pagato una prima rata di 227 milioni subito dopo la firma del contratti (in agosto) ma che in autunno è stata sospesa la seconda rata di 112 milioni per “mancanza delle rendicontazione richiesta”.