Quello che l’Italia si appresta a celebrare sarà un 25 aprile all’insegna del nodo irrisolto delle armi all’Ucraina, il primo da quando il paese venne liberato con una guerra Europea sistemica in atto. E sarà perciò un 77mo anniversario della Liberazione in bilico etico ed operativo fra solidarietà a Kiev ed il dibattito politico sul tipo di aiuto. La rotta l’ha già tracciata il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che all’Anpi ha spiegato che “dal ‘nostro’ 25 aprile viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza”.
Il 25 aprile e il nodo delle armi
Il nodo dell’invio di armi a Kiev, armi che potrebbero andare in upgrade per decisione dell’esecutivo, non è solo oggetto di dibattito politico puro, ma anche di quello etico e pubblico italiano. Il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo e sul fronte parlamentare il M5s nutrono forti perplessità sull’invio di armi. Ma proprio dalla Camera e per bocca di un pentastellato arriva un’altra indicazione istituzionale di rotta, è quella del presidente della Camera Roberto Fico che ha detto: “Io sono fermamente convinto che lo Stato Ucraino, il popolo ucraino, abbia il diritto a difendersi. La lotta che, in questo momento il popolo ucraino sta facendo, è una lotta che oggi, alle porte del nostro 25 Aprile, è ancora più significativa“.
Draghi a Kiev e Milano pronta alla manifestazione
Nei giorni in cui pare certa la decisione del presidente del Consiglio Mario Draghi, attualmente in isolamento nella sua casa di Città della Pieve perchè positivo al Covid, di andare in visita a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il dibattito dunque non cessa. E cade nei giorni in cui per la prima volta dopo due anni torneranno le celebrazioni del 25 aprile con cortei in tutta Italia. Si comincierà con Milano, nella manifestazione nazionale in cui sfileranno i vessilli delle associazioni partigiane e combattentistiche, dell’Associazione nazionale ex deportati nei lager nazisti e della Brigata ebraica. Il corteo partirà alle 14:30 da corso Venezia e arriverà in piazza Duomo per il comizio finale durante il quale interverrà anche Tetyana Bandelyuk, una lavoratrice ucraina da tempo in Italia che ha lasciato la famiglia nel suo Paese. Un paese che ha giustamente bisogno di armi da un altro paese che rifugge la guerra ma non la giustizia. E il nodo resta tutto.