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Una traduzione di Antonio Tabucchi, inedita per l'Italia

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La scoperta di questa poesia è una storia da raccontare, a modo suo singolare e dolce nel dipanarsi degli eventi. Una personale attenzione per il lavoro letterario di Roberto Cotroneo – scrittore dalla particolare, attenta musicalità – porta chi scrive a rimanere aggiornata sui vari siti dove ...

624 341 85fc95402e5d45980b0cfed6204b59fd 1332682515 1La scoperta di questa poesia è una storia da raccontare, a modo suo singolare e dolce nel dipanarsi degli eventi. Una personale attenzione per il lavoro letterario di Roberto Cotroneo Roberto Cotroneo– scrittore dalla particolare, attenta musicalità – porta chi scrive a rimanere aggiornata sui vari siti dove lui è presente. Ma oggi era un giorno speciale, perché l’assenza di uno dei maggiori ispiratori del nostro tempo se ne era andato ieri nel più struggente dei luoghi possibili. Antonio Tabucchi, naturalmente, nella sua incantata Lisbona.

Così l’attenzione era tutta concentrata sulla pubblicazione di una poesia che non fosse già manifesta. Si è scritto molto di lui oggi su tutte le prime pagine dei giornali, e certe parole fanno male. Così anche Cotroneo – che è letterato e persona assai sensibile – deve aver sentito il bisogno di ritrovare un lavoro del poeta brasiliano Carlos Drummond De Andrade (1902-1987), tradotta proprio da Tabucchi ma rimasta inedita poiché realizzata appositamente nell’occasione di una sua recensione del 2006 proprio su un romanzo di Cotroneo. Il quale ci ha permesso di pubblicarla.

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Ve la proponiamo dunque, con tutti i brividi del caso e un’emozione vera da lasciar decantare.

Lorenza Cattadori

A UN ASSENTE

Ho ragione a provare nostalgia,

ho ragione ad accusarti.

C’era un patto implicito che hai rotto

e senza accomiatarti sei partito.

Hai fatto detonare il nostro patto

hai fatto detonare la nostra vita,

la comune acquiescenza del vivere

e dell’esplorare i percorsi del buio

senza scadenze senza consultazione senza provocazione

finché non sia arrivato il momento delle foglie

che cadono nel momento di cadere.

Hai anticipato l’ora.

Le tue lancette sono impazzite, facendo impazzire

le nostre ore.

Che altro potevi fare di più grave

se non quell’atto senza seguito, l’atto in sé,

l’atto che non osiamo né sappiamo osare

perché dopo di esso non c’è nulla?

Ho ragione ad avere nostalgia di te

della nostra frequentazione fatta di un parlare fra compagni,

di una semplice stretta di mano o ancora meno, voci

che pronunciavano sillabe risapute e banali

e che erano sempre certezza e sicurezza.

Sì, ho nostalgia.

Sì, ti accuso perché hai commesso

ciò che non è previsto dalle leggi di amicizia e di natura

e neppure ci hai lasciato il diritto di indagare

perché lo hai fatto, perché sei partito.

(Carlos Drummond de Andrade, traduzione di Antonio Tabucchi)