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Università, Cantone: 'Negli atenei un deficit etico'

Cantone

Il Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha parlato della vicenda di corruzione che ha investito l'Università italiana

L’Università italiana è stata investita negli ultimi giorni da una brutta vicenda di corruzione. Sull’argomento è intervenuto anche Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione.

Le parole di Raffaele Cantone

Nel corso di un intervento effettuato nella Prefettura di Livorno, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha parlato della vicenda di corruzione che ha investito l’Università italiana negli ultimi giorni: “La Procura di Firenze sta facendo emergere fatti eclatanti, riscontrati da un primo giudice peraltro”, ha dichiarato Cantone.

Il quadro che ne esce non è proprio dei migliori, tanto che lo stesso Cantone conferma ciò che aveva detto sull’Ateneo di Firenze, ovvero che erano stati riempiti di segnalazioni sul malcostume universitario, soprattutto per quanto riguarda i concorsi.

Cantone ha poi rivelato di aver ricevuto anche qualche lettera da parte di alcuni professori, ma non per via del malcostume: “No, per quello che avevo detto. Mi scrissero: “Fuori le prove”. Quello universitario è un mondo suscettibile e capace di grandi difese corporative. Il rapporto professionale padre-figlio, ricorrente di per sé, in facoltà è forte”.

Nel frattempo all’Anac continuano ad arrivare denunce: “Diverse e alcune le giriamo alle procure di competenza. Ci segnalano, soprattutto, conflitti di interesse che interverrebbero nelle scelte, nei giudizi, nelle promozioni”.

Cantone: “Ecco cosa si può fare per migliorare l’immagine dell’Università italiana”

Sempre nel corso del suo intervento, Cantone ha proposto una soluzione per migliorare l’immagine dell’Università italiana: “Da febbraio stiamo lavorando con la ministra Fedeli a uno specifico focus del Piano anticorruzione sull’università che, come sempre, punterà sulla prevenzione. Prevede ruolo attivo dei responsabili anticorruzione, presenti in ogni ateneo. Dovranno vigilare sulle incompatibilità, ovviamente sui concorsi, soprattutto sugli incarichi professionali esterni e sulle consulenze”.

Il Piano Anticorruzione non potrà intervenire sulle Commissioni universitarie, ma comunque Cantone ha lanciato un’idea: “In ogni commissione, per un’abilitazione, per un concorso, dovrebbe entrare una personalità esterna al mondo accademico. Perché non immaginare uno scrittore a giudicare, insieme agli altri, una prova di Letteratura italiana? Un medico, un ingegnere e un avvocato nello loro discipline? Nessuno vuole sminuire il mondo accademico, ma la contaminazione è un valore. Non conosco una categoria più gelosa delle proprie libertà dei magistrati, eppure nelle commissioni di concorso in magistratura ci sono proprio i docenti universitari”.

Buona parte del sistema universitario però è buono: “Il lavoro dell’Anac nasce proprio dal tentativo di farlo emergere. Vogliamo aiutare l’accademia italiana a tutelare la propria autonomia. Anche le persone con più capacità, a volte, per sopravvivere devono sottoporsi a pratiche umilianti”.