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Usa 2016, non si sceglie solo il Presidente: c'è il rinnovo del Congresso

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L’8 novembre, giorno finale delle presidenziali Usa 2016, si avvicina. Si sceglierà il nuovo Presidente e, non meno importante, si rinnoverà il Congresso. Il Congresso è il parlamento americano, composto da Camera dei Rappresentanti e Senato. Elezione del presidente e elezione dei membri del ...

L’8 novembre, giorno finale delle presidenziali Usa 2016, si avvicina. Si sceglierà il nuovo Presidente e, non meno importante, si rinnoverà il Congresso.

Il Congresso è il parlamento americano, composto da Camera dei Rappresentanti e Senato. Elezione del presidente e elezione dei membri del Congresso sono due votazioni separate, l’una non meno importante dell’altra. Per capirlo, basti considerare come l’amministrazione democratica dell’attuale presidente Obama non sia riuscita a far passare molte riforme in quanto il Congresso è a maggioranza repubblicana.

La Camera dei Rappresentanti conta 435 membri con mandato della durata di 2 anni. Ogni membro rappresenta un collegio, ovvero un’entità politica corrispondente a una parte di territorio. Il Senato è invece composto da 100 membri, due per ciascuno degli stati che compongono gli Usa, senza differenze. I senatori rimangono in carica sei anni e ogni due anni si vota per il rinnovo di circa un terzo dei componenti.

Con le elezioni Usa 2016 si assegnano seggi alla Camera dei Rappresentanti e al Senato

Il prossimo 8 novembre gli americani saranno chiamati a rinnovare per intero la Camera dei Rappresentanti e per riassegnare 34 dei 100 posti da senatore. Al momento, come detto, il Congresso – sia la Camera dei Rappresentanti, sia il Senato – è a maggioranza repubblicana. La situazione, però, potrebbe capovolgersi.

Secondo gli attuali sondaggi, Hillary Clinton è in vantaggio di almeno 5 o 6 punti su Donald Trump a livello complessivo. Considerando però la situazione stato per stato, il vantaggio della candidata democratica potrebbe trasformarsi in una vittoria ben più larga. In un contesto del genere, secondo alcune previsioni, gli elettori repubblicani potrebbero sentirsi sfiduciati e in parte disertare le urne, a vantaggio dei candidati democratici, specie per quello che riguarda i seggi alla Camera dei Rappresentanti.

Al momento, al Senato americano si contano 54 seggi repubblicani, 44 democratici e 2 indipendenti (uno è Bernie Sanders). Dei 34 che si rinnoveranno l’8 novembre, 24 sono repubblicani e 10 democratici.

Alla Camera, invece, la situazione è più complessa perché di mezzo c’è il gerrymandering. In questo caso, le preferenze a livello nazionale contano meno, perché ogni collegio elegge un solo rappresentante. Che quest’ultimo vinca con il 51% o il 99% è ininfluente, con la conseguenza che, come in effetti è accaduto in passato, i democratici abbiano la maggioranza a livello nazionale, ma non la maggioranza dei seggi. Dei 435 seggi disponibili, i sondaggi dicono che l’assegnazione è incerta in soli 37 casi. Per arrivare alla maggioranza, i democratici dovrebbero conquistarne 218, ovvero confermare tutti gli attuali (188) più altri trenta, ovvero l’81% di quelli in dubbio. Un risultato che gli analisti giudicano molto improbabile.