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Usa: ciclista mostra dito medio a Trump e l'azienda la licenzia. Ma lei ammette 'lo rifarei'

Usa ciclista licenziata

E' ormai assodato e risaputo. Donald Trump, Presidente USA è in grado di fomentare le folle. E non sempre nel senso più lusinghiero del termine. Se per molti dovrebbe addirittura ricandidarsi alle presidenziali del fatidico 2020, per altri è stato un errore di valutazione senza precedenti. E c'Ã...

E’ ormai assodato e risaputo. Donald Trump, Presidente USA è in grado di fomentare le folle. E non sempre nel senso più lusinghiero del termine. Se per molti dovrebbe addirittura ricandidarsi alle presidenziali del fatidico 2020, per altri è stato un errore di valutazione senza precedenti. E c’è chi, di questo dissenso ha voluto casualmente farsi portavoce. E’ il caso di Juli Briskman, passata agli onori di cronaca niente meno che per quel famoso dito medio innalzato spavaldamente al cielo a bordo della sua bici. Juli ha 50 anni ed è madre di due bambini. Dopo che la sua foto è diveuta virale a livello internazionale, facendo il giro del mondo in breve è stata licenziata dall’azienda per cui lavora. L’emblema della libertà d’espressione ha pagato a caro prezzo uno sfogo diretto al Presidente degli Stati Uniti.

Etica di lavoro negli USA: o ti contieni, o sei fuori

La società di comunicazione e marketing per cui Juli Briskman lavorava, la Akima, che è contractor del governo federale, non ha gradito che la propria immagine venisse associata a una delle sue dipendenti; così alla donna è stato chiesto di liberare la sua scrivania. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo la vicenda sin dall’inizio. L’immagine incriminante risale al giorno di Halloween: Juli stava pedalando in Virginia e nel mentre, non un semplice suv ma il Suv nero di Trump, congiuntamente al corteo d’auto la sorpassa.

Così lei, senza pensarci poi troppo, alza il braccio sinistro e mostra il dito medio in direzione del presidente. Peccato però che dietro di lei ci fosse un fotografo della Casa Bianca, il quale ha deciso sul momento che non poteva farsi sfuggire quell’occasione. E’ per queste ragioni che la foto è divenuta immediatamente virale. La stessa Juli l’ha postata, forse con troppa leggerezza, tenuto conto dello stato attuale delle cose, sulle proprie pagine Facebook e Twitter. Così ha dichiarato “Quando l’ho visto passare il sangue ha iniziato a ribollirmi nelle vene. Stavo pensando ai dreamers che saranno cacciati via, al ritiro degli spot per iscriversi all’Obamacare, al fatto che solo un terzo di Porto Rico ha elettricità mentre lui andava su un campo da golf“.

Indubbiamente per gli Stati Uniti questa non è la prima volta che un dipendente venga licenziato dalla propria azienda a seguito di un dato episodio. La motivazione, di volta in volta sarebbe d’aver messo in qualche modo in imbarazzo l’immagine stessa dell’azienda col proprio comportamento. In dettaglio, gli USA adottano una rigida politica aziendale in molti settori. E se solo dal punto di vista etico faccia sorridere o sia soggetto di pettegolezzi fra le corsie lavorative che due colleghi decidano d’intraprendere una relazione, non è raro che per molte società lo stesso episodio sia addirittura sconsigliabile se si vuole tenere stretto il proprio posto di lavoro.

Dalla foto al licenziamento: reazione a catena

L’eco clamorosa provocata dall’immagine, presto balzata in tutte le cronache nazionali, emblema del dissenso verso il proprio Presidente ha spinto proprio Juli a comunicare i superiori quanto fosse accaduto. Una solerzia e una professionalità indiscussa che tuttavia non ha ben pagato. La Akima LLC , infatti, azienda che partecipa attivamente e con costanza alle gare d’appalto del Governo, non ha apprezzato affatto il gesto e l’ha licenziata in tronco. Così ha provato a difendersi la donna, parlandone con i media “Non ero neanche al lavoro quando l’ho fatto. Mi hanno detto che la foto violava la politica aziendale sui social media, che vieta la pubblicazione di immagini oscene sugli account privati dei propri dipendenti.”

E proseguendo nel discorso “Io ho ribadito che sulle mie pagine social non avevo mai menzionato il mio datore di lavoro e quindi non poteva esserci un collegamento, ma questo non è bastato”. E, sebbene sia apprezzabile l’onestà di Juli, nonché il coraggio dimostrato è impossibile non convenire che possano esser stati altri interessi ad aver spinto l’azienda al licenziamento di una sua dipendente. Che temessero, dalla AKkima LLC, che il Governo Usa avrebbe, d’ora in poi boicottato, l’azienda stessa per questo episodio? Evidentemente sì.

La protesta, a mezzo social, in difesa della dipendente licenziata

Come ci si poteva aspettare, la notizia del licenziamento di Juli ha indignato l’opinione pubblica. Scatenati invero ha gli utenti dei social: molti infatti si sono appellati alla libertà di parola. Una libertà fondamentale sancita nel primo emendamento della Costituzione a stelle e strisce. Altri utenti invece hanno pensato di dover adoperarsi in concreto per supportare una coraggiosa lavoratrice e madre che, nell’atto di esprimersi liberamente nel proprio Paese si è vista licenziare in tronco. E così hanno deciso di istituire una pagina online per raccogliere fondi.

Juli, dal canto suo, resta positiva e afferma d’esser pronta per lanciarsi in un nuovo lavoro. Ha un’unica certezza al momento per la quale dice d’esser felice: è divenuta l’immagine simbolo della protesta. E, anzi, rincara la dose “In un certo senso non sono mai stata meglio. Sono arrabbiata per la direzione del nostro Paese. Sono inorridita. È stata per me l’occasione per dire qualcosa”. Più chiaro di così.