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Usa, guerra commerciale con la Cina: dazi per 34 miliardi

Usa-Cina, dazi da 34 miliardi

Il presidente Trump ha minacciato di arrivare a 500miliardi se Pechino procederà a una controffensiva.

Alla mezzanotte del 6 luglio, gli Stati Uniti hanno dichiarato aperta quella che è stata definita una guerra commerciale con la Cina. Washington ha annunciato l’applicazione di dazi del 25% del valore su 818 beni importati dal colosso asiatico, per un totale stimato in 34 miliardi di dollari. Il presidente Trump ha affermato che si tratta della prima tranche di un progetto più ampio e ha minacciato misure fino a 500 miliardi di dollari. Si attende la controffensiva cinese.

Dazi per 34 miliardi

La mossa degli Stati Uniti è stata definita un esempio di “bullismo commerciale” dal ministro del Commercio cinese. I portavoce del Ministero hanno riferito ai media che l’imposizione dei dazi americani “ha dato il via alla più grande guerra commerciale nella storia economica”.

Sono oltre 800 i beni importati dalla Cina che Washington ha voluto colpire con le imposte commerciali. Tra questi, compaiono le componenti automobilistiche, le apparecchiature aerospaziali, il materiale medico e l’information technology. Il prezzo di queste merci, se importate negli Usa dalla Cina, verrà maggiorato di un quarto: la perdita per il commercio cinese ammonterebbe a 34 miliardi.

Trump minaccia

Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che le misure prese sono solo la prima parte di un progetto che prevede il raggiungimento di dazi per 50 miliardi di dollari. Ma Trump potrebbe non fermarsi qui. Se il governo cinese prenderà provvedimenti e contromisure, l’America procederà con ulteriori imposte che potrebbero danneggiare Pechino per un totale di 500 miliardi.

Il presidente Usa, rivolgendosi ai giornalisti mentre si dirigeva in Montana a bordo dell’Air Force One presidenziale, ha parlato di “34 miliardi e dopo ci sono altri 16 miliardi in due settimane e poi, come sapete, altri 200 miliardi in sospeso e dopo ancora altri 300 miliardi in sospeso. Ok? Quindi abbiamo 50 più 200 più quasi 300”.

La risposta cinese

Il governo cinese ha annunciato che prenderà provvedimenti per rispondere ai dazi americani. L’intenzione è quella di colpire l’importazione di alcuni beni provenienti dagli Stati Uniti, tra cui soia, carne, alcolici come il whiskey e automobili. La contromisura riguarderebbe 545 merci. Il Ministero del Commercio ha dichiarato di essere pronto a “sparare il primo colpo”, ma per il momento nessuna controffensiva è stata annunciata per via ufficiale.

Il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto al governo di prepararsi a una guerra commerciale che potrebbe protrarsi per mesi e che rischia di evolversi in un conflitto a livello mondiale. Un funzionario governativo ha però parlato di cautela nella risposta alle decisioni e alle parole di Trump: “Siamo costretti a replicare e lo facciamo in modo misurato“.

Il quotidiano China Daily ha pubblicato sulle proprie pagine un severo editoriale, in cui si riferisce all’amministrazione Trump come a “una gang di criminali” che si serve del “ricatto” e delle “attività criminali” per i propri scopi. La decisione americana è “destinata ad avere un impatto decisamente negativo sul panorama economico globale nei prossimi decenni, a meno che i Paesi non si uniscano per opporvisi”. Inoltre, secondo l’editoriale, il protezionismo del Tycoon non porterà ai benefici sperati, ma “l’effetto sarà l’aumento dei prezzi negli Stati Uniti, con influenze negative sui bilanci di molte società statunitensi attive in Cina, dato che rappresentano gran parte delle esportazioni cinesi negli Usa”.

I dubbi della Fed

Anche la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha espresso dubbi in merito all’efficacia delle misure protezionistiche di Trump sull’economia americana. I banchieri temono che i dazi possano provocare una lunga guerra commerciale che incrinerà i delicati equilibri degli scambi a livello planetario. Tra le conseguenze a breve termine, avvertono, potrebbe esserci un rialzo dei prezzi e un danno agli investimenti futuri.