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Doppia onta per Trump
Problemi non da poco per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’inquilino della casa bianca si trova a fronteggiare i burrascosi rapporti con gli altri membri del lo schieramento repubblicano. Il problema è doppio, perché riguarda l’abolizione dell’Obamacare e il ballottaggio delle primarie nel partito in Alabama.
Niente voto repubblicano alla legge Graham-Cassidy
La prima pugnalata, nel giorno della visita alla Casa Bianca del premier spagnolo Mariano Rajoy, è simboleggiata dall’Obamacare. Ieri infatti, Mitch McConnell, capo della maggioranza in Senato, ha comunicato che i repubblicani alla Camera alta del Parlamento non voteranno la proposta di legge Graham-Cassidy. Il tentativo del presidente Donald Trump di cestinate la riforma sanitaria del suo predecessore Barack Obama è fallito, forse per sempre.
Un irato Trump ha così minacciato i repubblicani: «Se fallirete nell’abolire l’Obamacare lavorerò per un compromesso con i democratici».
Legge imperfetta
L’annuncio di McConnell è arrivato dopo che lunedì l’ennesimo senatore repubblicano aveva annunciato che non avrebbe sostenuto la Graham-Cassidy. Susan Collins, conservatrice moderata del Maine, si era unita ai colleghi John McCain dell’Arizona e Rand Paul del Tennessee, facendo mancare al Grand Old Party i voti necessari per approvare la riforma. I repubblicani avevano a disposizione soltanto due defezioni. Con loro si era schierato anche il senatore texano Ted Cruz, acerrimo rivale di Donald Trump durante le primarie repubblicane.
È una legge «profondamente imperfetta», spiega Collins. Con il suo «No» ha ferito gravemente una delle principali promesse elettorali di Trump, l’abrogazione di quell’Obamacare. A destare preoccupazione, ha spiegato, erano soprattutto i tagli al Medicaid — la copertura sanitaria per le famiglie a basso reddito — e alle protezioni per coloro che hanno condizioni mediche preesistenti.
Doccia fredda in Alabama
Donald Trump non aveva ancora metabolizzato la brutta delusione per l’Obamacare, che dall’Alabama ne arriva un’altra immediatamente. Nel ballottaggio alle primarie del partito repubblicano – valide per un seggio in Senato – Roy Moore, candidato populista, ultraconservatore ed evangelico appoggiato da Steve Bannon e Sarah Palin, ha sconfitto il senatore Luther Strange, sostenuto dal presidente americano e dai vertici del Grand Old Party.
Lo stesso Donald Trump, dopo le proiezioni e i primi dati dello spoglio, ha ammesso sportivamente la sconfitta. «Congratulazioni a Roy per la sua vittoria nelle primarie dell’Alabama», ha scritto il tycoon su Twitter. «Ora vinci a novembre», aggiunge, riferendosi alla sfida di Moore con il democratico Doug Jones a novembre per un seggio al Senato. la vittoria del candidato evangelico è anche un successo personale che sa tanto di vendetta per Steve Bannon. Il controverso ex capo stratega della Casa Bianca ha esultato per la vittoria di Moore. «L’ establishment del partito repubblicano è in ginocchio», ha detto Bannon, che ha parlato di «vittoria a mani basse».